Un dibattito – intervista tra due ricercatori non solo getta luce su fatti di attualità, ma permette di coglierne il significato in un mondo culturale e scientifico in continua evoluzione.
E mette a fuoco i problemi e le prospettive, a volte ancora incerte, che essi suscitano in chiunque si ponga lealmente di fronte alla realtà: dalla libertà della ricerca ai problemi etici alla dinamica del processo scientifico nel mondo di fine millennio.
Incontro tenuto presso il Centro Culturale di Milano, il 12 aprile 1999, nell’ambito della iniziativa “Lunedì scientifici”.
Claudio Bordignon è oggi Direttore dell’Istituto Scientifico San Raffaele, uno dei più grandi centri di ricerca biomedica europeo, in cui sono impegnati oltre trecentocinquanta ricercatori in diversi campi di ricerca biologica e medica, di base e applicata.
Pioniere nel campo della terapia genica, Bordignon si occupa attualmente della graft versus host desease, una forma degenerativa che può insorgere nei pazienti dopo trapianto di midollo osseo.
In un interessante lavoro, pubblicato sul Journal of molecular medicine all’inizio di quest’anno, ha dimostrato che è possibile inserire un cDNA per la proinsulina umana in epatociti di ratto, utilizzando un vettore retrovirale. Questa tecnica potrebbe rappresentare un approccio alternativo al trapianto eterologo di isole di Langherans per il trattamento del diabete insulino – dipendente.
Colombo
Il Progetto Genoma umano, che ha come scopo identificare la sequenza completa del DNA umano, impegna un’enorme quantità di risorse finanziarie e umane. È ragionevole questo impegno in un singolo progetto di pur così grande interesse e fascino? Vi sono ragioni adeguate per i passi compiuti e previsti nel campo della genetica molecolare umana?
Bordignon
Credo che la genetica sia in generale percepita in una posizione assolutamente unica nella medicina o nella biologia. Alla genetica si attribuiscono alcuni elementi fortemente caratterizzanti: prima di tutto il fatto di essere in qualche modo una scienza esatta, con valori e contenuti assoluti.
Non è esattamente così, anche se il motivo di questa percezione è fortemente consolidato e giustificato dalla natura della disciplina e dal fatto che ha contribuito a identificare il meccanismo comune alle vite dei diversi organismi. Oggi si parla moltissimo del sequenziamento del genoma umano e ci sono moltissimi genomi che sono in fase molto avanzata di sequenziamento.
Questo è potenzialmente molto importante per la conoscenza in generale e per la medicina e le sue applicazioni. Così, credo che sia stata la forte pressione agli aspetti applicativi a espandere il confine dell’applicazione medica, a far sì che si definisca «ricerca biomedica» tutta la ricerca biologica che è pertinente o che può avere ricadute in medicina.
Vai al PDF dell’intero articolo
A cura di Roberto Colombo
(Docente di Biologia presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, membro della Pontificia Accademia per la Vita)
© Pubblicato sul n° 06 di Emmeciquadro