La situazione legata al Virus West Nile in Veneto rischia di sfuggire di mano dopo il caso di un uomo di cinquatanove anni contaggiato. E’ così che la Regione ha lanciato un vero e proprio sistema integrato di controllo e monitoraggio. Sul sito istituzionale possiamo trovare delle pratiche che sono buone da seguire per evitare dei problemi decisamente seri. I vari Comuni sono stati chiamati a uno sforzo con interventi di disinfestazione dei focolai larvali con in alcuni casi adulticidi. Spetterà poi alle varie aziende Ulss valutare con attenzione quella che sarà l’efficacia dei trattamenti in questione. Dall’ormai lontano 2010 la Regione aveva lanciato uno stretto monitoraggio grazie anche all’implemento di una sorveglianza clinico, entomologico e verinaria. Il caso segnalato a Rovigo aumenta l’attenzione e obbliga a fare un passo importante nel cercare di limitare il più possibile i danni in un momento in cui le cose potrebbero facilmente diventare poi difficili da gestire. (agg. di Matteo Fantozzi)
GLI ALLARMI DALLE TRAPPOLE
Si torna a parlare del Virus West Nile per le conferme su un contagio che arrivano da Rovigo. Un uomo di cinquantanove anni di Polesana infatti è risultato positivo ed è stato costretto alle cure per superare questo problema che arriva dalle zanzare. Come racconta L’Arena però erano già chiari gli allarmi in merito visto che il 12 giugno scorso il sistema regioanle di sorveglianza integrata di malattie trasmesse da vettori aveva dato l’allarme per la positività per virus West Nile trovato in un gruppo di zanzare che erano state catturate all’interno di una trappola a Verona, precisamente nel comune di Villa Bartolomea. Sempre negli stessi giorni sono stati rilevati altri pool positivi all’interno di altre trappole tra Treviso e Venezia, fino al primo caso del 2018 di una persona contagiata e risultata dunque positiva al virus West Nile. (agg. di Matteo Fantozzi)
SINTOMI E CURA
Rovigo, un cinquantanovenne di Polesana è stato contagiato dal virus West Nile. Ma di cosa si tratta più precisamente? Come vi abbiamo riportato, il tempo di incubazione varia da due a quattordici giorni. Nel 20 per cento dei casi si può presentare attraverso sintomi leggeri, ad esempio febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei. Come riportato da Scienze Fanpage, varia inoltre in base all’età del paziente. Per diagnosticare il virus West Nile è necessario un test di laboratorio su siero e fluido cerebrospinale. Per quanto concerne la cura, invece, al momento non ne esiste una precisa: i sintomi infatti scompaiono in pochi giorni. Nei casi più gravi, invece, si rende necessario il ricovero in ospedale per trattamenti specifici, tra i quali fluidi intravenosi e respirazione assistita. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
MALATTIA ORIGINARIA DELL’UGANDA
Il 59enne contagiato dal Virus West Nile sta venendo tenuto sotto controllo presto l’ospedale malattie infettive di Rovigo. Il Virus West Nile fa parte della famiglia cosiddetta delle Flaviviridae e prende il nome da un distretto dell’Uganda, dove per la prima volta nel 1937 una donna venne contagiata. Nasce quindi nel cuore dell’Africa una malattia insidiosa come tutte quelle trasmesse da organismi parassitari, virus che poi si è diffuso anche in altri paesi del terzo mondo. Al momento, nonostante tutte le misure di sicurezza vengano prese con la massima attenzione, viene comunque ritenuta improbabile la possibilità di un’epidemia che possa coinvolgere la popolazione di Polesella e della provincia di Rovigo. (agg. di Fabio Belli)
ALLARME A POLESELLA
Il paziente di 59 anni risultato positivo al virus West Line ha lanciato sicuramente un’allarme importante per tutto il comune di Polesella. L’Azienda Usll 5 ha ribadito al comune di intensificare immediatamente gli interventi larvo-zanzaricidi nella zona in questione. Il virus West Line infatti viene proprio dalla puntura di un determinato tipo di insetto e vista l’impossibilità di individuarlo è stato disposto in tutta la zona del comune, e limitrofe, un processo di bonifica che così leverà possibili rischi per altre persone. Una situazione che è stata disposta ovviamente per precauzione, ma il rischio di una possibile epidemia non risulta poi essere troppo lontana nel caso in cui queste zanzare vadano a invadere altri luoghi anche ben più popolati di Polesella. (agg. di Matteo Fantozzi)
UN UOMO POSITIVO A ROVIGO
Scatta a Rovigo l’allarme legato al virus West Nile. Un uomo infatti è stato ricoverato in quanto risultato positivo. Il laboratorio di microbiologia di Padova ha infatti comunicato i risultati delle analisi che parlano della presenza del virus del Nilo occidentale. L’uomo era stato ricoverato sabato scorso nel reparto di malattie infettive in seguito a febbre alta e altri sintomi tipici della patologia in questione. L’uomo è un cinquantanovenne residente a Polesella ed è il primo caso dell’anno per il virus West Nile. Al momento le sue condizioni sono da considerarsi discrete, sta infatti reagendo in maniera decisamente positiva alle prime cure prestate dal personale sanitario. Ovviamente vista la possibilità di epidemia il paziente viene trattato come da protocollo con il massimo dell’attenzione da parte dell’ospedale in questione.
IL VIRUS DEL NILO OCCIDENTALE
A Rovigo un uomo è stato trovato positivo al virus West Nile, ma andiamo a vedere da più vicino di cosa si tratta. Questo è noto anche come virus del Nilo occidentale ed è un arbovirus che appartiene alla famiglia dei Flaviviridae. Il suo nome arriva dal distretto di West Nile che si trova in Uganda dove è stato riscontrato per la prima volta nel 1937 in una donna. Negli anni cinquanta poi il virus è stato riscontrato in uomini, uccelli e moscerini in Egitto, arrivando a colpire altri paesi. Il virus ha un tempo di incubazione che va tra i due e i quindici giorni, ma solo il 26% dei pazienti presentano la comparsa dei sintomi. Nel 15% dei casi possono arrivare delle complicazioni neurologiche piuttosto serie. In uno studio complessivo dei casi la prognosi è favorevole, ma non è da escludere che possono verificarsi problemi anche molto gravi e non solo neurologiche. In alcuni casi infatti si è verificata una insufficienza renale cronica dovuta proprio allo sviluppo del virus.