Nuovi particolari shock emergono sul filone delle inchieste per il calcioscommesse, tutt’ora in corso. A parlare è Hristyian Ilievski, capo degli Zingari, e considerato fra le figure principali di questo scandalo che ha coinvolto il pallone italiano. Lo slavo si sofferma in particolare sulla figura di Stefano Mauri, capitano della Lazio, che sarebbe stato coinvolto in prima persona per un Lazio-Genoa dello scorso maggio 2011. Sul Corriere dello Sport vengono riportate le deposizioni dello stesso Ilievski, che confessa: «Mi chiamò alle due di notte Gervasoni e il giorno dopo volavo verso Roma. Andai in un albergo e venni raggiunto da Zamperini. L’ho conosciuto in quel momento. Mi ha detto che poteva farmi combinare la partita Lazio-Genoa e che potevamo andare a Formello, nel ritiro della Lazio. Siamo entrati dentro, all’interno del parcheggio e abbiamo aspettato che arrivasse Mauri. Ero sorpreso del fatto che mi aveva portato nel ritiro della Lazio, cioé in un luogo così importante. E’ arrivato Mauri e ci siamo presentati. Zamperini gli ha riferito che ero la persona che poteva dargli i soldi per combinare la partita. Mauri gli rispose che andava bene così, che la partita era già stata combinata. Io gli riferivo che ero disposto a dargli 350.000 euro per un Over e la vittoria della Lazio. Mauri mi rispose che ci dava il regalo dell’1-1 a fine primo tempo come risultato sicuro». A testimonianza di quanto avvenuto, vi sarebbe anche una fotografia scattata dallo stesso capo degli Zingari con appunto il calciatore della Lazio: «Quando eravamo dentro al ritiro della Lazio, esattamente nel parcheggio, con il mio cellulare Zamperini ha fatto una foto a me e a Mauri, una delle tipiche foto con i volti vicini, come in segno di ricordo di un incontro. L’ho fatta fare perché è un calciatore assai famoso. In questi anni ho cambiato tanti cellulari, ma non escludo di poterla trovare». A tali dichiarazioni accusatorie ha voluto replicare Matteo Melandri, il legale del centrocampista della Lazio, che ha smentito seccamente il tutto: «Non c’è uno straccio di prova che possa ricondurre a lui – riporta il portale Goal.com – se poi la procura vuole tenersi le parole di uno che è stato latitante per 4 anni, che pare, da quello che dicono i giornali, sia venuto in Italia perché le pene sul fixing in Montenegro sono state inasprite…».