La folla, la massa mi terrorizza e no, non soffro di agorafobia. Ma ho quasi 55 anni e da almeno 20 mi sono abituato a una vita che funziona più o meno così: alzarsi dal letto, prendere la metro a pochi metri da casa, uscirne a pochi metri dall’ufficio, sedermi al computer per circa 10 ore al giorno, tornare a casa e stendermi prima sul divano e poi a letto. Quella del giornalista è una faticaccia, ma meglio che lavorare (così si diceva un tempo, quando i giornalisti erano una casta etc etc. Oggi è un lavoro come tutti e anche molto faticoso). Forse è per questo che il dottore dice che ho la pressione alta, che devo stare a dieta e fare movimento. D’altro canto, aggiunge, dopo i 50 anni, il rischio di mortalità è alto. Ottimo.
Il problema è che mi infastidisce la gente. Ad esempio soffro già quando il vagone della metro al mattino è strapieno di persone e odio cordialmente tutti quelli che si gettano sulla scala mobile di corsa come se lassù ci fosse qualcuno che regala milioni di euro e spingono, scalciano e ti guardano anche male perché tu la scala mobile la fai fermo senza scalarla. Ovvio: sono mobili, perché devo salirle di corsa?
Nonostante la mia passione per i concerti e i lunghi anni da cronista rock, ho smesso da tempo di andare nei luoghi che contengono più di 2, 3mila persone. Non parliamo dei festival: decine di migliaia di persone ammucchiate nel fango, sotto al sole, che lasciano andare effluvi ascellari. No grazie. Peccato per la musica. Così mi stavo chiedendo perché mi sono iscritto per andare domani alla messa di papa Francesco al parco di Monza, dove si attende un numero di persone paragonabile a quelle che presero parte al festival di Woodstock nel 1969, cioè quasi un milione. E non c’è neanche Jimi Hendrix che suona.
Dovrò prendere un treno per Monza alle 10 del mattino, fare 4 chilometri a piedi per andare e 4 per tornare e ho il treno di ritorno alle 8 e mezza di sera. Pare pure che pioverà. Ne uscirò vivo?
Un po’ ho detto di sì perché se no mia moglie ci restava troppo male se non andavo con lei. Lei è il mio angelo custode, che mi riporta sempre sulla retta via anche se a spintonate.
Poi mi sono venute in mente immagini del passato. Tipo quando avevo poco più di vent’anni e andavamo su e giù per l’Italia in bus scalcinati per seguire Giovanni Paolo II. Ricordo la sveglia ancora prima dell’alba per andare ad esempio a Siena, oppure le numerose volte in Piazza San Pietro sotto il sole cocente con gente che si accasciava a terra di qua e di là.
Eppure eravamo contenti, e molto. Certo avevamo appunto vent’anni e a quell’età si vive tutto come un’avventura. L’ultima volta che sono stato in Piazza San Pietro c’era ancora Ratzinger papa, avevo portato tutta la famiglia, figlie incluse. Eravamo là alla balaustra, dopo qualche ora sotto la pioggia, quando finalmente lo vediamo sulla papamobile che imbocca il vialetto nella nostra direzione. Mia figlia impazzisce: il papa viene da noi! All’ultimo secondo invece la papamobile svolta a destra e va da un’altra parte. Rimaniamo molto, molto “dilusi” direbbe Crozza.
Mi sono ricordato perché ci invitavano ad andare spesso da Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato: per fargli vedere il nostro affetto e il nostro sostegno. In realtà non capivo bene perché un papa debba essere sostenuto. Non dovrebbe essere così? Il popolo, i fedeli della Chiesa cattolica non dovrebbero sostenere ogni papa? Chi poteva non gradire quel sant’uomo? Oggi che seguo più da vicino la vita della Chiesa vedo quanta gente non sostiene, anzi disprezza e attacca quotidianamente Bergoglio. Questo è il secondo motivo per cui domani andrò. Ci saranno comunque circa 700mila altre persone e io arrancando arriverò per ultimo, ma questa volta sono consapevole della mia voglia di fargli vedere che lo sostengo. Voglio sentirmi in mezzo a un popolo che guarda un punto fisso sul palco (anche se molto probabilmente il palco non lo vedrò nemmeno), come quando la folla accorreva a vedere Gesù. Ne ho bisogno e sono sicuro che ne hanno bisogno tutti, perché questo mondo moderno è sempre più cattivo e ci isola gli uni dagli altri. Sono stanco di dotte interpretazioni teologiche e dispute dottrinali che arrivano da tutte le parti per gettare discredito su questo papa, che magari può piacere o non piacere, magari davvero sta cambiando qualcosa che può inquietarci e porci dei dubbi, ma la Chiesa è un organismo vivo che cambia e si spera che continui a cambiare e poi Francesco non smette mai di dirci di seguire Gesù e non le teorie. Sono stanco di cattolici divisi su tutto e su tutti, che costruiscono muri, ghetti e passano il tempo a litigare. A dire io sono più cattolico di te. Ho voglia di risentirmi come a vent’anni a gridare Viva il Papa, perché al papa bisogna farglielo sentire. Perché voglio bene alla Chiesa e non sono i pregi e i difetti di un papa a farmela amare di meno.
Sarà un momento storico domani, ma io sarò così stanco che non me ne renderò conto. Ma fra un anno o fra dieci potrò dire: io c’ero. E tanto basta.