Continua l’ascesa della startup, uscita dall’incubatore Speed MI Up, che cura una linea di orologi «effortlessly cool». Ora ha sede a Dubai, è distribuita in 150 boutique, ha cinque negozi monomarca ed è presente in 13 Paesi
D1 Milano ha ottenuto una valutazione di 11,5 milioni di dollari. Ne ha fatta di strada la startup, nata nel 2012, che cura una linea di orologi fashion dal prezzo abbordabile. (si legge «The One») ha oggi sede a Dubai, ha cinque negozi monomarca (due nella città degli Emirati, due in Giappone, uno nel Bahrain), è distribuita in 150 boutique (fra cui Harvey Nichols, Selfridges, Bloomindgale’s, Saks Fifth Avenue, La Rinascente), è presente in 13 Paesi, è stata inclusa da Forbes all’elenco delle 10 startup che stanno ridefinendo la moda italiana.
La startup incubata da Speed MI Up, acceleratore di Università Bocconi, Camera di Commercio e Comune di Milano, nasce con un capitale iniziale di 20 mila euro e da un’idea di tre studenti: Dario Spallone, attuale CEO e all’epoca diciannovenne, gli amici Alessandro Pedersoli, oggi capo designer, e Mattia Bodini. Oltre a Spallone e Pedersoli, il team oggi include Mattia Lolli, Giuseppe Iasevoli, Matteo Capetti, Pietro Punzo e Veronica Magni. Nel 2017 D1 mira a vendere 60 mila pezzi contro i 20 mila dell’anno scorso.
Gli orologi D1 sono stati lanciati alla Milano Fashion Week del 2013 come accessori di moda per chi ama l’understatement e vuole sentirsi «effortlessly cool». D1 Milano si è fatta strada in un mercato maturo e apparentemente saturo contraddicendo l’idea secondo cui innovazione è sinonimo di tecnologia digitale. «In un mondo che promuove l’innovazione distruttiva», afferma Dario Spallone, «vogliamo la rappresentare lo standard industriale di innovazione costruttiva».