I leghisti dettano la linea a Formigoni. A suon di ricatti. A inizio giugno, l’opposizione aveva presentato una mozione di sfiducia contro di lui, in seguito alle vicende giudiziarie che avevano coinvolto una decina di esponenti della Giunta, del Consiglio e dell’ufficio di Presidenza regionali. I membri del Carroccio lo avevano salvato. Si erano sentiti in diritto, tuttavia, di estorcergli alcune promesse: l’attuazione del federalismo fiscale, la creazione dell’embrione della Padania, assieme a Veneto e Piemonte, e l’introduzione di una moneta complementare, il lumbard. Questo, benché pure il loro partito navigasse in cattive acque, dopo gli scandali legati alla distorsione di finanziamenti pubblici per finanziare le spese della famiglia Bossi. Poi, il 23 giugno, il Corriere della Sera ha scritto che Formigoni sarebbe indagato per concorso in corruzione e finanziamento illecito alla campagna elettorale.
Il governatore non ha ricevuto alcune avviso di garanzia e ha smentito l’ipotesi. Ma la Lega ha colto l’occasione per l’ennesima prova di forza: prima, ha minacciato di togliergli li sostegno in Consiglio, per andare a elezioni entro il 2013. Poi, ci ha ripensato. Niente urne anticipate. Ma, da qui in avanti – ha riferito il capo della Lega Lombardia, Matteo Salvini – il Carroccio, di mese in mese, farà un “tagliando” a Formigoni valutando ogni volta se continuare a sostenerlo. Dopo il congresso di domenica i leghisti si sentono ancora più forti che mai. Pensano, infatti, che il restyling abbia conferito loro nuova legittimità e autorevolezza morale. Abbiamo chiesto a Giancarlo Pagliarini, già ministro del Bilancio in quota Lega, se le cose stiano proprio così.
Possiamo dire che, effettivamente, la Lega, dopo il congresso, abbia fatto pulizia?
Le rispondo con un aneddoto. Alcune mattine fa ero ospite della trasmissione Aria Pulita, su 7 Gold, quando uno spettatore ha chiamato in diretta chiedendo perché non rientrassi nella Lega.
Ci ricordi perché se ne era andato
Nel 2005, il bilancio del partito attestava il fatto che disponevamo, allora, di 9 milioni di euro. Eppure, nelle sezioni non arrivavano neppure i soldi per le fotocopie o per i volantini. O il bilancio era falso, o eravamo stupidi noi militanti. A svariate richieste di chiarezza, mi hanno sempre riposto con un nulla di fatto. A quel punto, non mi sono sentito più in famiglia e ho deciso di andarmene.
Ebbene, cos’ha risposto allo spettatore?
Che avrei preso la tessera di sostenitore se il partito, prima del congresso, avesse pubblicato sulla Padania i movimenti finanziari di liquidità degli ultimi tre anni.
Intende il bilancio?
No, il bilancio è un documento formale. La pubblicazione dei movimenti di liquidità, invece, obbliga,a dichiarare il dettaglio delle spese, l’entità precisa dei soldi incassati, quella dei depostiti in titoli e via dicendo. Avrebbe chiarito in maniera inequivocabile come sono stati usati i soldi pubblici e perché.
Quale sarebbe stato lo scopo di un’operazione del genere?
Siccome la Lega è stata accusata di ogni sorta di misfatto, l’intervento avrebbe rappresentato un’operazione di trasparenza in grado di dimostrare che qualcosa era cambiato. Si può essere assolti solo quando i peccati sono stati resti noti. Se, per esempio, i soldi del partito venivano usati per dare la “paghetta” al figlio di Bossi, questo si sarebbe dovuto scrivere, specificando la cifra esatta.
In che modo, però, fornire questi elementi avrebbe consentito di affrontare un altro dei grandi problemi della Lega, ovvero la gestione paternalistica del potere?
Anche la gestione del potere interno si evince da come vengono spesi i soldi di tutto il partito.
All’indomani della notizia delle indagini su Formigoni, la Lega, in Lombardia, ha iniziato a incalzare il governatore. I diretti interessati negano di esser stati condizionati dalla vicenda giudiziaria
Non si capisce, allora, perché una richiesta del genere non sia stata avanzata prima. C’erano la condizioni per farlo tranquillamente già uno o due anni fa. Da allora cosa è cambiato? Mi pare che, fino a qualche giorno fa, tutto ciò che ha fatto Formigoni gli sia andato più che bene. E che abbiamo continuato a votare i suoi provvedimenti.
Gibelli, su questa pagine, afferma che si sia trattato di una mera scelta di opportunità politica.
Questa scelta di opportunità politica, due anni fa non c’era?
Peserebbe, inoltre, il sostegno del Pdl al governo Monti
Non capisco il collegamento. Formigoni deve essere valutato esclusivamente per il suo operato in Lombardia. Che prescinde totalmente da quello che decide il Pdl a Roma. Queste logiche ricattatorie confermano il fatto che il Carroccio, ormai, ragiona come un qualunque partito politico. interessandosi più degli schemi di potere che del bene dei suoi cittadini.
(Paolo Nessi)