La delibera che istituisce il registro delle unioni civili è pronta ad arrivare in Consiglio comunale a Milano. Il provvedimento sta generando da settimane un forte dibattito in cui è recentemente intervenuta anche la Curia del capoluogo lombardo, secondo cui una eventuale introduzione rappresenterebbe “un’iniziativa inefficace, forse solo un’operazione d’immagine”. Inoltre, come ha spiegato successivamente Mattia Ferraro, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici di Milano, esiste il rischio che “la voluta equiparazione tra famiglia fondata sul matrimonio e unione civile porti a legittimare la poligamia”: infatti, prosegue, l’uomo poligamo immigrato a Milano “potrebbe richiedere il riconoscimento della propria convivenza con tutte le sue mogli come unione civile, posto che il registro non limiterebbe tale unione solo a quella tra due persone”. Ipotesi immediatamente respinta dall’Arcigay: “Immaginare che il registro possa aprire alla famiglia poligamica è una fantasia che non trova fondamento sia nello strumento amministrativo locale, sia nella legislazione nazionale. Il registro non è il matrimonio, ma a livello locale può essere uno strumento utile per chi è privo di diritti a causa dell’assenza di una legge nazionale”. IlSussidiario.net tenta di approfondire la questione insieme al medico chirurgo neuropsichiatra, residente a Milano, Mohamed Bahà el-Din Ghrewati, protagonista nel 2007 di una controversa intervista rilasciata al Tg1 in cui auspicava il riconoscimento della poligamia anche in Italia.
Come giudica il dibattito sulle unioni civili che ormai da tempo coinvolge tutto il Paese?
Il dibattito è importante e credo che debba assolutamente essere portato avanti. E’ ormai chiaro che ci sono tantissime persone in Italia che convivono da anni e che per questo chiedono che i propri diritti vengano riconosciuti, proprio per poter risolvere numerosi problemi di diversa natura. Non vedo alcun problema in due persone che scelgono di vivere insieme ma è necessario che esistano regole precise che possano aiutarle.
Crede che il registro delle unioni civili a Milano possa rappresentare un primo passo verso il riconoscimento della poligamia?
Certo. Se si tratta di un provvedimento che risolve diversi problemi legati alle unioni omosessuali non vedo perché non possa riguardare anche la poligamia che, come ho già detto, è praticata già da molte persone che però sono costrette a nasconderlo. Continuando così ci stiamo solamente nascondendo dietro a un dito e rischiamo di andare a creare ulteriori problemi sociali simili a quelli di cui parlavo in precedenza. Perché dobbiamo continuare a mentirci di fronte a una cosa così chiara?
Nel caso in cui il registro venisse introdotto, crede quindi che sarebbero molte le persone che vorrebbero far riconoscere più di una moglie?
Certamente, e ben venga il registro se davvero permettesse di riconoscere i diritti anche di una eventuale seconda moglie che, come la prima, ha bisogno di precisi diritti. Se le mogli sono due, perché solo una di loro merita di essere tutelata? Il registro potrebbe quindi in parte risolvere diversi problemi e permetterebbe a molte donne, che magari hanno anche partorito, di non venir abbandonate senza poter avere voce in capitolo. Questo significa dunque scegliere di non nascondere i problemi ma anzi vivere in modo civile, umano e sano.
Cos’è per lei la poligamia?
La poligamia può essere considerata una sorta di terapia sociale capace di risolvere molti problemi, soprattutto femminili.
Che tipo di problemi?
Per esempio quelli di una donna con figli, maltrattata e abbandonata dal marito. Oppure quelli di una vedova che desidera un affetto inascoltato o anche i gravi problemi della prostituzione, visto che un uomo non può usare e poi gettare una donna, ma deve anche tenerla come moglie. Sono problemi sociali che vediamo ogni giorno come medici, avvocati e giudici e che possono essere risolti dalla poligamia.
Come definirebbe il concetto di moglie?
Per moglie si intende una persona con cui si vive e che necessita di diritti innanzitutto umani, come sentimento e amore, ma anche economici, perché anche lei deve poter essere sostenuta. La poligamia, come detto, significa salvare una donna: se una moglie, per esempio, ha un’amica che viene messa incinta e maltrattata in continuazione dal compagno, allora si potrebbe scegliere di aiutarla in questo modo. La legge non può far finta che situazioni di questo tipo non esistano.
Quindi intende la poligamia come una concreta soluzione a diverse problematiche sociali?
Io non parlo di teorie o filosofie ma di vita vissuta. Parlo di problemi sociali a cui assistiamo ogni giorno e che purtroppo fanno parte della nostra società. La poligamia in Italia è già largamente praticata ma ancora non riconosciuta, ma è una soluzione che potrebbe risolvere molti problemi.