“Futuro” e “Innovazione”. Alfredo Mariotti, direttore generale di Ucimu, la centrale associativa dei produttori di macchine utensili, di assemblee Confindustria ne ha viste, anzi vissute parecchie: sempre nel parterre, dove si respirano in tempo reale gli umori dell’Azienda-Italia. La convention 2015 – nel format d’eccezione dell’Expo di Milano – osservata dal point-of-view Ucimu non è parsa affatto di routine.
«Il presidente Squinzi – dice Mariotti a caldo, al telefono dalla piattaforma di Rho – ha interpretato alla perfezione il momento: la ripresa è quello che in Italia tutti desiderano, ciò a cui tutti lavorano. La ripresa è un germoglio ha detto Squinzi: ed è quello che ripete il premier Renzi. La ripresa non c’è ancora, ma adesso tutti siamo convinti che sia alla nostra portata, dopo una recessione che sembrava infinita. Ecco: a me è piaciuto avere conferma che gli industriali italiani e il governo italiano hanno la stessa visione delle cose. La ripresa va ancora tutta guadagnata, c’è a lot to do, da parte di tutti. Però non c’è bisogno che qualcuno ce lo dica, lo sappiamo da noi: restiamo la seconda potenza industriale europea. E nessuno ha dubbi sul fatto che la ripresa ci sarà. Dodici o ventiquattro mesi fa non era così. Ora lo sguardo è rivolto al futuro. E l'”innovazione” è essenzialmente il cambiamento nel clima di fiducia di imprese e famiglie».
Cosa chiedono gli industriali al governo?
Mi sbaglierò, ma stamattina Squinzi non ha chiesto nulla: salvo che l’esecutivo perseveri. Che vada avanti con le riforme, come il Jobs Act, con le politiche di stimolo. A ciascuno il suo ruolo: il governo, ogni mattina, deve pensare alla politica economica, alla politica industriale, alle “politiche attive del lavoro” che l’assemblea Confindustria ha esplicitamente appoggiato. Gli imprenditori devono far quadrare i bilanci, tenere la posizione sui mercati globali. Devono investire, quindi anche rilanciare l’occupazione. E’ qui che gli obiettivi-Paese di governo e imprese coincidono.
Quindi “futuro” e “innovazione”...
Ce lo ha scritto da Londra il presidente Mattarella, che da quando è stato eletto quasi ogni settimana è in visita in un diverso Paese europeo. La crescita, ci ha avvertito, sta tornando e l’Azienda-Italia non può mancare l’appuntamento: vanno incrementati gli investimenti in innovazione tecnologica per rilanciare le imprese e soprattutto creare posti di lavoro. E il rapporto fra associazioni imprenditoriali e istituzioni e’ fondamentale. Noi di Ucimu ci siamo: dentro Confindustria, con quello che non si stanca di dire il presidente Squinzi.
Una frase dal discorso di Squinzi.
Industria significa produrre e non speculare. E il presidente ha fatto davvero bene a ricordare il suo amico Michele Ferrero.
L’assemblea 2015 all’Expo: una scelta d’immagine?
Niente affatto. L’Expo è approdato a Milano grazie all’impegno forte degli industriali italiani e Squinzi lo ha rammentato senza eccessi di orgoglio. Guai se smettiamo di credere al Made in Italy non come marchio, ma come valore fondante di un patto civile. Made in Italy sono italiani – imprenditori, manager, tecnici, professionisti, addetti alla produzione – che cooperano a migliaia di progetti aziendali, che assieme compongono un progetto-Paese. Com’è in questi mesi l’Expo di Milano.
Gli associati Ucimu producono macchine utensili: cosa c’entrano con l’Expo sull’alimentazione globale?
Il filmato realizzato della Rai con Renzo Arbore racconta come viene prodotto un piatto di pasta al pomodoro. C’è ovviamente la natura, c’è l’uomo, dall’agricoltore al cuoco. Ma le macchine non mancano mai: per favorire una produzione d’eccellenza di derrate alimentari, per proteggerne la qualità fino alla tavola. Il Made in Italy è questo.
(Antonio Quaglio)