Lancio una sfida al sindaco: intraprendiamo insieme la strada del registro dei diritti, non quello delle unioni. Chi propone il registro delle unioni sostiene di combattere per i diritti negati a chi non contrae matrimonio. Bene: il Sindaco sa perfettamente che per questo scopo il registro delle unioni non serve! Invece di fare cose che non servono discutiamo di cose vere!
Chi non ha contratto matrimonio chiede di poter decidere a chi destinare la pensione di reversibilità piuttosto che il trattamento di fine rapporto o quote di eredità; chiede che sia tutelato il diritto di abitazione e di successione e il diritto di decidere chi potrà assisterlo in caso di grave malattia.
Compiliamo un registro dei diritti non garantiti ed il sindaco si faccia portavoce per Milano con il Governo affinché questi diritti siano introdotti e tutelati. Da cattolico ritengo che nulla superi il valore della libertà della persona. Se dunque lo scopo del registro delle unioni civili non è il riconoscimento di diritti che oggettivamente non ottiene, qual è il vero scopo ?
E’ una forma di matrimonio? Per le coppie di fatto eterosessuali ovviamente esiste già. Sta nella libertà della coppia accettare doveri e diritti di tale contratto. Certo, se alla coppia si aggiungono figli, è soprattutto a tutela di questi ultimi che il contratto diviene necessario.
Per le coppie omosessuali si tratterebbe di equiparare l’unione civile alla famiglia comune, aperta ai figli, definita negli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione italiana. Non vorrei sembrare banale ma semplicemente non è vero che sono forme di convivenza uguali. Non ritengo poi si possa parlare di diritto ad avere figli. Comprendo il desiderio di paternità e maternità di ogni uomo ed ogni donna ma un legge, un decreto o un registro non possono mutare la natura.
Che due persone dello stesso sesso generino e due di egual sesso no è un dato di natura, una evidenza. Allora seguiamo la natura anche per far crescere i bambini: non possono liberamente decidere e mi pare che ciò che la natura ha determinato sia il criterio più rispettoso della loro libertà. Certo che, come Dostoevskij fa dire a Ivan Karamazov, “se Dio non esiste, tutto è permesso”
Mi permetto infine di lanciare una seconda sfida al Sindaco, alla maggioranza e anche a chi come me fa parte dell’opposizione. Le giovani italiane fra i 25 e i 39 anni sono oggi quelle che fanno meno figli in Europa e al tempo stesso quelle per cui la differenza fra i figli che si hanno effettivamente e quelli che si vorrebbero (per la maggioranza: almeno due) è più elevata. Sia Milano a cambiare rotta, a varare una politica seria a sostegno delle coppie che desiderano avere figli, senza per questo perdere lavoro e reddito.