Un intervento della durata di sei ore, molto difficile per l’anomalia del caso, non solo per le dimensioni ma anche perché il tumore aveva per forza di cose reso difficili le funzioni di alcuni organi vitali. E’ stata necessaria l’esecuzione di resezioni multiviscerali, poi due settimane di decorso post operatorio. Adesso la donna colpita dal tumore è potuto tornare a casa, eppure sembra ancora impossibile abbia potuto convivere in tale situazione. Come ha commentato il professor Macrì, a capo dell’equipe che ha eseguito l’intervento, manca ancora oggi una cultura della prevenzione: programmi di screening adeguati eseguiti in tempo avrebbero impedito che il tumore assumesse tali dimensioni. L’università di Messina e l’azienda ospedaliera universitaria sono impegnate proprio in questo con tecniche di avanguardia sia di tumori rari che di neoplasie più frequenti (Agg. Paolo Vites)
TUMORE DI UNDICI CHILI
Al Policlinico di Messina è stato eseguito un intervento complesso per rimuovere un’enorme massa tumorale. Come riferito da meridionews, la pazienta era una donna di 69 anni da cui è stato asportato un tumore addominale dal peso di ben undici chilogrammi. L’operazione è stata eseguita dal professore Antonio Macrì, responsabile del Programma interdipartimentale per la cura dei tumori peritoneali e dei sarcomi dei tessuti molli dell’ospedale universitario, affiancato dalla sua equipe di chirurghi. L’intervento è durato circa sei ore, e dopo due settimane di ricovero senza alcuna complicazione la donna è stata dimessa.
IL COMMENTO DEL PROFESSORE
«Si tratta di un caso estremamente raro, anche se non il primo da noi operato – racconta Macrì a Meridionews, parlando dell’intervento – sia per la sua natura istologica (sarcoma retroperitoneale gigante), ma, soprattutto, per le dimensioni che la neoplasia aveva raggiunto e per la diffusione in alcune regioni anatomiche difficilmente raggiungibili, con coinvolgimento di grossi vasi, rene, intestino, peritoneo, muscoli, ossa e strutture nervose. Il tumore occupava infatti tutto l’addome, dislocando l’intero intestino in una piccolissima porzionedella cavità peritoneale». Il dottore ha quindi puntato il dito contro l’inefficienza della prevenzione: «Dobbiamo trovare strategie più efficaci per promuovere l’educazione sanitaria e coinvolgere sempre più persone nei programmi di screening».