Non è partito bene, il Chiambretti Sunday Show: ascolto basso, da un mattatore come lui non lo si immaginava. Sbagliato metterlo in prima serata, discutono i massmediologi. O forse, semplicemente, la gente si è stancata di talk sullaria fritta, conditi da provocazioni finto snob. Non basta la punizione del pubblico, gli autori insistono, e così questa domenica, per dare un po di calore agli spettatori, in questi giorni freddi e complicati, si è ben pensato di invitare le tre ragazze ucraine della Femen, il movimento di liberazione femminile che già hanno messo in bella mostra le loro nudità a Davos, il summit economico svizzero che riuniva le teste duovo mondiali.
Le attiviste mostrano il seno per sensibilizzare contro il sessismo e le altre discriminazioni sociali, spiegano, in particolare dovute al conservatorismo religioso, gli stereotipi che condizionano da diversi pulpiti la libertà. tempo perso ragionare con queste fanciulle del concetto di libertà. Laborto è una scelta di libertà, gridano, e basterebbe questa affermazione per mettere a nudo davvero la loro intelligenza. Non indigniamoci neppure per pruderie moraleggianti, non è la prima volta che pseudofemministe dellultima ora ottengono un po di pubblicità togliendosi i vestiti, contravvenendo apposta, dicono loro, al rispetto per il corpo delle donne che la nostra società nega.
Alle tette al vento siamo abituati, dalle copertine dei giornali quotidiani e dalle spiagge estive, non si scandalizzano più neanche le suore. Anziane. Mi spieghino la differenza tra lo spogliarsi per pubblicizzare un aperitivo, un Suv e per i diritti della persona. Ma ripeto, ostentare le parti intime è stato lunico modo che molte donne e uomini hanno praticato per lavorare a uneducazione, a unazione mirata per scardinare sguardi lubrichi sul corpo femminile, per protestare contro le violenze e i soprusi che ci sono, eccome se ci sono, e non solo in Ucraina e nel bistrattato e decadente mondo consumista occidentale. Risultati, zero. A meno che il sesso sfrenato, lamore ridotto a mera sessualità, la negazione della maternità, limitazione becera dei peggiori modelli maschili non siano il risultato sperato. Nel qual caso, il tenace lavori di molte attiviste ha colto nel segno.
Credo che semplicemente le sfacciate ragazze ucraine cerchino un posto in qualche reality, qualche contratto per calze autoreggenti o una particina in un film spinto. Al freddo ci sono abituate, anche sotto zero il seno al vento, per chi calpesta neve e ghiaccio fin da bambino, non può far male. Di più, nel lor paese da sempre il gelo è nell’anima, ed è difficile imputare mancanza di sensibilità e ragionevolezza in chi è abituato, da piccolo, a vivere in un regime. Come saranno cresciute, poverette. Ma ci si chiede se proprio era il caso di pagar loro il viaggio, il soggiorno, le interviste per ascoltare in prima serata le loro esternazioni: se chiedono più libertà per il loro paese, procuriamo loro un incontro con la Farnesina, muoviamo le vie della diplomazia. La loro causa non servirà a Mediaset, a Chiambretti, a farci passare una domenica pomeriggio. Ci sono partite da commentare, se proprio non ci riguardano di più le sorti di tanti lasciati senza riscaldamento e elettricità in buona parte del nostro paese.