Pomeriggio 5 In questa parte di Pomeriggio Cinque continua il dibattito sulla chirurgia estetica e si cercherà in particolare di capire quanto sia sicuro in termini di sanità scegliere l’estero come meta per interventi di chirurgia estetica o di altra natura. Tutto l’argomento sarà affrontato con addetti al settore e testimonianze, alcune presenti in studio ed altri in collegamento. Gli esperti in studio sono tre professori di chirurgia estetica, i dottori Alberto Poli, Pietro Lorenzetti e Carlo Gasperoni. Prima di tutto, Barbara DUrso lancia un altro servizio, in cui viene chiesto il parere della gente sulla chirurgia all’estero: pochi si fidano, e preferirebbero spendere di più per una maggiore sicurezza. Qualcuno è neutrale, ma qualcuno appoggia comunque la soluzione di farsi operare oltre i confini, visti i prezzi nettamente inferiori. In collegamento da Napoli c’è Rossella Laino, che ha subìto due interventi, uno alle orecchie e uno al naso, entrambi fatti in Argentina. La ragazza dice di essersi affidata alla consolidata esperienza dei chirurghi brasiliani, il che fa sorridere i presenti in studio, soprattutto i dottori. Come spiegheranno a seguito, si tratta del contrario, in quanto in Sudamerica gli scandali sanitari sono in numero maggiore rispetto al resto del mondo. Lorenzetti vuole chiedere a Rossella come faccia in caso di visite specialistiche urgenti, e la ragazza dice di farle tranquillamente in Italia. Ma i professori non condividono, perché loro non visiterebbero una ragazza operata da un altro dottore. Dopodiché Poli vuole sapere il motivo della scelta: si tratta solo di soldi o di esperienza per sentito dire? E la ragazza risponderà che c’entra anche l’esperienza. Altre testimonianze giungono dal blog, dove c’è una ragazza che dice di aver rifatto il seno e di essere soddisfatta. Ma sentendo le spese, Lorenzetti spiega che siano superiori, includendo il viaggio, a quelle in Italia. In collegamento ci sono Carmen Colangielo e Gloria, che si sono operate addirittura in Thailandia. La prima ha rifatto il naso per 490 dollari, e subito suscita una reazione da parte di Lorenzetti: “Sarebbe interessante capire se l’anestesista fosse pagato, e se la struttura non fosse di beneficenza”. Ma la ragazza non ci sta a sentire la provocazione: “E chiaro che i professori in studio stanno tirando acqua al loro mulino”. Ma Poli risponde subito: “Ha chiesto al chirurgo che opera se ha un’assicurazione? Perché noi non ce la faremmo nemmeno per un mese con quello che chiedono in Thailandia”. Al telefono c’è poi Sara Bollea, ragazza che vorrebbe rifarsi i denti in Croazia. Sentendo il dibattito, vuole intervenire: “Io farò un intervento necessario. Ma voglio recarmi li, anche con un po’ di timore, per questioni economiche: altrimenti non ce la farei mai a operare il mio problema”.
La D’Urso, ragionando con la ragazza, spiega che forse sarebbe auspicabile un sussidio in Italia, per evitare questo esodo. La ragazza parla di cifre: effettivamente si parla di 20000 euro contro poco più di 2000. La scelta non è paragonabile, e Gasperoni si esprime: “Quando è per necessita, a volte anche nella chirurgia estetica si potrebbe chiudere un occhio”. Giungono ancora notizie dal blog: un ascoltatore ci tiene a testimoniare che ha subito grossi problemi di infezioni legate a una cattiva sterilizzazione degli strumenti. Vuole che si faccia passare il messaggio che bassi costi non significano per forza qualità. Il tema della chirurgia estetica, nel servizio a seguire, viene affrontato più in generale: si chiede al pubblico in quanti sarebbero disposti a fare sacrifici economici per un intervento di questo tipo. Pochi ritengono indispensabile fare rinunce sulle cose essenziali: diverso sarebbe mettere da parte soldi per viaggi o oggetti inutili. Da un blog giungono poi altre notizie: c’è chi in Italia si è operato con successo, così come testimonia una ragazza che vuole rimanere anonima. Come racconta la testimone, qualche anno fa si è modificata le dimensioni del seno, ottenendo dei risultati a suo dire stupendi. E nella conclusione della mail, la testimonianza dichiara di non aver mai azzardato a operarsi in un paese che non conosce, preferendo l’affidabilità del proprio Paese.