Paolo Virzì è stato chiamato a Sanremo 2014 con il compito svolgere il ruolo di Presidente della Giuria di Qualità del Festival, chiamata a votare i cantanti Big e Giovani. Nato a Livorno il 4 marzo del 1964, sposato dal 2009 con l’attrice Micaela Ramazzotti, da cui ha avuto due figli, vive i suoi primi anni di vita a Torino, per poi fare ritorno con la famiglia nella città toscana. Trascorre l’adolescenza in un quartiere popolare e a questo periodo risale la scrittura dei primi testi teatrali, che dirige e recita in due filodrammatiche della sua città. Iscrittosi alla facoltà di Lettere e Filosofia di Pisa, dopo poco tempo decide di lasciare la Toscana, destinazione Roma, spinto dal desiderio di frequentare il corso di sceneggiatura del “Centro sperimentale di cinematografia”, dove si diploma nel 1987.
Al corso di sceneggiatura avvengono due importanti incontri: quello con Furio Scarpelli, che ne percepisce il grande potenziale artistico e quello con Paola Tiziana Cruciani, la sua prima moglie. Dal loro matrimonio nascerà Ottavia. Scelto da Scarpelli come proprio collaboratore, nel corso degli anni contribuisce alla sceneggiatura di vari film: tra questi si ricordano quella che segna il suo esordio come co-sceneggiatore, ossia “Tempo di uccidere”, pellicola uscita nel 1989, diretta da Giuliano Montaldo, e “Turnè”, film di Gabriele Salvatores, uscito nel 1990.
“La bella vita” esce nel 1994, ed è il film che segna l’inizio della sua carriera da regista. Per questa pellicola, in cui dirige Sabrina Ferilli e Massimo Ghini, trae ispirazione da “Romanzo Popolare”, famoso film diretto da Mario Monicelli e sceneggiato dal suo mentore, Fulvio Scarpelli. Il film viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia di quell’anno e desta un’impressione positiva. Inoltre fa ottenere al regista due “David di Donatello”: quelli per il miglior film e il miglior regista esordiente. In quest’ultima categoria risulta vincitore anche al “Nastro d’argento”.
La seconda fatica del regista livornese è del 1995 e si intitola “Ferie d’Agosto”. La pellicola, vincitrice di un “David di Donatello”, si segnala per la presenza di importanti esponenti del cinema nostrano, quali ad esempio Silvio Orlando, e per la tematica trattata: la trasformazione del nostro paese in seguito al mutamento del quadro politico, causato dalla “discesa in campo” di Silvio Berlusconi e dalla nuova legge elettorale di stampo maggioritario. Il tutto viene analizzato attraverso il racconto del conflitto tra due famiglie in vacanza. Nel 1997 la carriera di Virzì vive un altro momento importante: con “Ovosodo”, acclamato da critica e pubblico, ottiene infatti il “Gran premio della giuria” al Festival di Venezia.
Due anni dopo è la volta di “Baci e abbracci”. In questa pellicola, che narra la storia di alcuni ex operai decisi a dare vita a un allevamento di struzzi nella provincia pisana, Virzì realizza una commedia sociale e, contemporaneamente, omaggia Dickens e “L’ispettore generale”, opera dell’autore russo Gogol. I problemi economico-giudiziari di Vittorio Cecchi Gori si ripercuotono sulla lavorazione del suo film successivo: uscito nel 2002, “My name is Tanino”, vede la luce tra mille difficoltà.
“Caterina va in città”, film del 2003, è invece una sorta di omaggio alla città di Roma, capace di creare grandi entusiasmi, ma anche fortissime delusioni. La protagonista, giovane che dalla serena provincia viterbese si ritrova immersa nel clima caotico della Città Eterna, è interpretata da una giovane alla prima esperienza davanti alla macchina da presa: Alice Teghil. La ragazza viene scelta dal regista perchè “mostra un salutare disinteresse per la cinepresa nel corso dei provini effettuati in varie scuole”.
Tre anni dopo è la volta di “N (Io e Napoleone)”. Il film è una trasposizione di un romanzo di Ernesto Ferrero e si segnala per essere una sorta di sintesi tra vari generi, quali quello della commedia all’italiana, il cinema in costume e il film storico. “Tutta la vita davanti”, uscito nel 2008, vede la precarietà, intesa nelle sue più varie sfaccettature, tra cui, ovviamente, quella lavorativa, come vera protagonista. Il film ha un ottimo successo di pubblico ottiene diversi riconoscimenti in ambito nazionale. Nel 2009, con la “Motorino Amaranto”, casa di produzione fondata nel 2001 insieme al fratello, prende vita “La prima cosa bella”, uscito nelle sale a gennaio 2010. Il film, che vede la partecipazione di Stefania Sandrelli, racconta la storia di una famiglia italiana, dai primi anni ’70 fino ai giorni nostri e ottiene diversi riconoscimenti, tra cui il “Nastro d’Argento” come miglior film dell’anno e quello per la miglior sceneggiatura.
Nel 2013 assume la direzione di una delle maggiori rassegne dedicate alla cosiddetta “settima arte”: il “Torino Film Festival”. A inizio di quest’anno è uscito nelle sale “Il capitale umano”, pellicola che indaga sull’Italia flagellata dalla crisi e che ha suscitato alcune polemiche per come descrive la borghesia brianzola.