Il cinema di oggi è dominato da alcuni filoni che, poiché considerati di successo, vengono sfruttati il più possibile. Uno di questi è quello dei film sulla danza di strada, in particolare lhip-hop contaminato da altri generi musicali. Si tratta di storie che ricalcano più o meno sempre lo stesso schema: la difficile situazione di partenza, il riscatto che arriva grazie allamore per la danza, i sogni impossibili realizzati contro ogni aspettativa, perché limportante è non smettere mai di crederci, senza trascurare limmancabile love-story. Solo negli ultimi cinque anni, di prodotti di questo genere ne saranno usciti una dozzina, e ora iniziano a beneficiare anche dellapporto del 3D.
In uno spazio già quasi saturo, Streetdance 2 3D cerca di ritagliarsi un posticino grazie ad alcuni elementi distintivi: oltre allutilizzo della terza dimensione, il primo è lambientazione europea, che regala suggestive coreografie nelle piazze di tutte le principali città del continente, dove il protagonista Ash e la sua spalla Eddie vanno a cercare da talenti da reclutare per la loro crew. Lobiettivo è realizzare una coreografia talmente stupefacente da fargli battere il gruppo degli Invincibili (di nome e di fatto) in unimportante gara di streetdance che si terrà a Parigi.
Laltro elemento portante del film è la commistione tra hip-hop e musica latina. In cerca di nuove ispirazioni e tendenze, Ash rimane infatti stregato dalla sensuale ballerina Eva, che tra passi scatenati di salsa e di tango, oltre a farlo innamorare, lo convince a osare una fusione di stili mai vista prima, e guardata con sospetto dagli altri membri della crew. Tra adrenaliniche sfide di ballo e allenamenti durissimi, incomprensioni e riappacificazioni, si arriva allattesa e temuta sfida finale.
Mai come in questo film forma e sostanza mostrano un divario tanto alto: i registi Max&Dania, con una lunga gavetta nei videoclip musicali e già al timone del primo film della serie, costruiscono sequenze di ballo a dir poco spettacolari e coinvolgenti non solo per i cultori dellhip-hop. Il contributo del 3D in alcuni punti si rivela incisivo, seppur nel complesso non si può definire indispensabile. Al potente impatto visivo fa fronte però una sceneggiatura ancora più esile di quanto sia preventivabile per un film che non fa certo dei dialoghi e della profondità dei personaggi i suoi punti di forza.
Risulta discutibile la scelta di non caratterizzare, se non al minimo, nessun personaggio al di fuori dei due protagonisti Ash e Eva, anche perché la storia d’amore è raccontata in maniera davvero svogliata, quasi come se inserirla fosse un passo obbligato. Il livello della recitazione non aiuta di certo, e se la conturbante Sofia Boutella ha dalla sua il fascino esotico e misterioso, del tedesco Falk Hentschel tolti i muscoli e l’abilità come ballerino non rimane molto altro da dire. Da segnalare invece la simpatica apparizione del veterano scozzese Tom Conti.