Roberto Benigni chiude il monologo ribandendo l’importanza della riscoperta della felicità e della voglia di vivere, ribando che “non bisogna avere paura di morire ma di non vivere, dobbiamo dire si alla vita. La vita è molto di più di quello che noi capiamo..”. Chiude con le parole di Whitman. Scattano gli appalusi dal pubblico, tutto in piedi per ringraziare Benigni e la sua interpretazione.
“Non desiderarare la roba altrui”, è l’ultimo dei comandamenti, il più difficile da rispettare. Ognuno ha il suo preferito ma ne esiste uno nascoto tra le pagine quello che disse Gesù, prescia il comico: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Roberto Benigni lo chiama il “comandamento dell’amore”, e tutti gli altri ne sono un suo commento perchè se uno Ama rispetta a sua volta tutte le leggi. Una legge soprendente che “ti impone di amarti e ti dice anche come devi amare gli altri dando l’amore per te stesso come unità di misura, vuole che ognuno di noi sia amato ed abbia il diritto di provare questa cosa stupenda che si chiama Amore”.
“Non desiderare la donna d’altri”, torna ancora a lanciare una frecciata alla Chiesa “bacchettandola” sulla questione del sesso. Sposta questo contetto sul discorso di possesso materiale non l’atto, a suo parere, semplice di pensare alla una donna di un altro. Si rifà alla versione dell’esodo, ma all’infuori di questo tecnicismo fa effetto che debba sempre insistere sul tema “sessualità e Chiesa”. Si torna a parlare del comandamento c’è il concetto fondamentale di “non desiderare”, cioè “la scoperta della coscienza che compare come concetto per la prima volta nella storia o meglio se prima c’era non si sapeva dov’era”.
“Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo“, da piccoli la bugia sembrava una cosa minore, ma in verità è alla base della nostra vita giudata dal concetto di verità. Quindi non danneggiare la vita degli altri e in tribunale, il riferimento alla giustizia è chiaro. Un tempo dalla parola di un testimone dipendeva la vita di una persona, non c’erano prove e intercettazioni, chiarisce il comico. Dicendo una maldicenza si può uccidere una persona. Questo comandamento secondo Benigni non obbliga a dire sempre la verità, ci sono delle bugie “sacrosante”, situazioni come la tortura sotto regimi in cui si mente per salvare proprio la verità è un gesto nobile perchè fatto per salvare la vita degli altri. Fa poi un rigerimento ai non cattolici che hanno scacrificato la loro vita per il bene degli alri senza “promesse” o “ricompense” sostenendo che anche loro meritano il Paradiso non come spesso si ritiene.
“Non rubare” il comandamento fatto per noi italiani, un vero comandamento “ad personam”. “Tanto semplice che lo capiscono anche i bambini ma forse solo quelli”, come dire qui Roberto Benigni ha proprio ragione. Questo comandamento è nato per eliminare lo schiavismo, ed a quei tempi era un concetto rivoluzionario. Purtroppo la schiavitù precisa, il comico, non sarà legale ma c’è anche peggio di prima. Come il lavoro nero viene portato poi l’esempio della prostituzione: “almeno un tempo era regolamentata ora non lo è, è tutto senza regole e peggio”… altro scivolone di Benigni sulla legalizzazione della prostituzione. Per fortuna recupera presto il filo del discorso. Torna a fare l’esempio della corruzione: “uomini che si vendono e si fanno comprare, il gradino più basso dell’umanità ovvero vendere l’anima”. C’è il riferimento immancabile alla politica di oggi con il provvedimento di legge che “prevede di recuperare ciò che è stato sottratto una volta arrestati i ladri”, lo stupore di Benigni è condivisibile:”pensarci prima no?”. Si può rubare in mille modi, a noi italiani ci piace proprio rubare a noi stessi come quelli che si fanno timbrare i cartellini al lavoro, gli evasori fiscali, anche la tassazione dello stato per quanto è alta è un furto. Rubare l’esistenza di una persona: non avere lavoro o non creare situazioni e meccanismi per crearne ma anche lavorare a ritmi sovraumani. Questa passaggio è più che mai attuale se pensiamo alla nostra vita di ogni giorno.
Siamo giunti a sesto comandamento che spiega che è stato trasformato da “non commenttere adulterio” a “non commentere atti impuri”. Questa volta Benigni rischia lo scivolone. Tira una frecciata alla Chiesa accusandola di “corruzione”, di aver modificato ciò che la Bibbia voleva dire e specialmente non specificando nemmeno bene il significato, a suo dire, della versione “nuova” ha creato confusione attorno a tutto quello che giro attorno al sesso. Qui si cade sul cabaret e si esce dal tema, senza approfondire il messaggio del comandamento. Sembra di essere davanto ad uno di sfogo adolescenziale. Parte la seconda accusa “questo peccato se lo sono inventati i preti ci sarebbe da fare causa alla Chiesa”. Torna il classico tormentone “la Chiesa ha paura delle donne”. Torna ora finalemente al comandamento… In passato era riferito solo all’uomo e gli impediva di andare con una donna sposata. Questo comandamento stabilisce una responsabilità per la tua progenie. E’ rivoluzionario perchè regolamenta la vita di coppia, la vita del matrimonio. Chiude specificando che questo comandamento come fine ultimo è difendere l’amore, e specialmente il concetto della fedeltà.
Arriva un comandamento molto importante “Non uccidere” tanto semplice quanto tremendo per la sua chiarezza. Sta a metà, è il comadamento per eccellenza, con questo si “volta pagina”. L’innovazione sta nel fatto che per la prima volta viene detto chiaramente e messo in una legge “Non uccidere”. Ha segnato un passaggio importante nella storia. La vita non può essere ridata, uccidere porta alla fine di qualcuno. Questo comandamento cancella la pena di morte, incredibile riferimento del comico che manda un affondo su un tema molto importante e che divide ancora le coscienze della gente nel mondo. Ci sono state guerre o battaglie per nescessarie per la legittima difesa ma il “non uccidere mai” non deve restare un sogno ma deve diventare qualcosa a cui aspirare di arrivare. Chiude così Roberto Benigni il quinto comandamento.
Senza indugi si parte subito con il quarto “Onora il Padre e la Madre”. Prescisa subito che sarebbbe da contestualizzare con l’aggiunta di onora i nonni e le nonne che sensa di loro oggi non sapremmo come fare. Beh come dargli torto, il loro ruolo è diventato fondamentale nella società moderna. Interessante questa lettura che da ai comandamenti: “dal quarto comandamento in giù iniziano quelli così detti orizzontali, ovvero che riguardano la convinvenza con il nostro prossimo e quindi e come non iniziare con i genitori”. Viene posta l’attenzione sul fatto che non dice “rispetta” il padre e la madre ma addirittuta onora, e la parola non è stata scelta a caso. “Onora” nella Bibbia è una parola che si riserva a Dio e lui l’ha “divisa” con i genitori. Bello il passaggio in cui dice che “questo comandamento vuol dire regalare noi stessi, il nostro tempo, la nostra presenza ai nostri genitori. E quando penso a me se mi dedico a loro? La risposta è nel comandamento, c’è più vita nelle nostra vita, quindi più piena, quindi più lunga. Dando più senso alla nostra vita ed a quella degli altri”.
Ci siamo, inizia la seconda e ultima puntata dei “I dieci comandamenti” di Roberto Benigni. Serata tratterà gli ultimi sette: Onora il Padre e la Madre, Non uccidere, Non commettere atti impuri, Non rubare, Non dire falsa testimonianza, Non desiderare la donna d’altri, Non desiderare la roba d’altri. Aprirà con i classici 20 minuti di cabaret?
Si avvicina lo spettacolo di Roberto Benigni con I dieci comandamenti, grande l’attesa dopo la serata di ieri che ha incantato milioni di italiani. La Rai sui social tramite il suo account ufficiale ci ricorda l’evento citando la frase che il comico toscano ha detto in occasione della spiegazione del terzo comandamento: “Siamo connessi con il mondo ma disconnessi con noi stessi”. Questa affermazione ha lanciato un grande richiamo alla necessità di concedere del tempo a noi stessi per conoscerci meglio in un’epoca dove siamo sempre in connessione con tutti e tutto. Su cosa vorrà far riflettere questa sera Roberto Benigni? Clicca qui per vedere la diretta streaming de I dieci comandamenti su Rai.tv
Stasera va in onda su Rai Uno la seconda parte de I dieci comandamenti, proposta anche in diretta streaming. Lo spettacolo vede protagonista Roberto Benigni che legge, a modo suo, il decalogo che Dio dettò a Mosè sul monte Sinai. Nella prima puntata l’attore Toscano ha analizzato i primi tre comandamenti, stasera si riparte dal quarto: Onora il padre e la madre.
Ottimi risultati in termini d’ascolto per il ritorno di Roberto Beningni su Rai Uno. A due anni esatti di distanza dalla sual lezione sulla Costituzione Italiana, l’attore e regista toscano ha deciso di dedicare due serate alla lettura dei dieci Comandamenti. La prima puntata, trasmessa lunedì 15 dicembre, ha conquistato 9.104.000 spettatori pari al 33.22% di share. Grande successo, anche se “La più bella del mondo”, la serata dedicata alla Costituzione Italiana ha segnato ascolti milgiori: la serata del 18 dicembre 2012 è stato seguita da 12.619.000 spettatori pari al 43.93% di share. Con picchi dascolto alle 23.14 con il 47.32% di share e alle 22.01 con 13.676.000 telespettatori mentre leggeva e commentava lArticolo 1. La seconda serata in onda quesa sera raggiungerà questi livelli?
Grande successo per la prima serata de I 10 comandamenti di Roberto Beningni, su Rai Uno. Stasera sempre in prima serata andarà in onda la seconda e ultima puntata. Ma come era facile immaginare l’attore toscana non ha perso occasione di fare riferimenti alla situazione di Roma dopo la max inchiesta Mafia Capitale: “Abbiamo avuto il permesso della Rai, della questura, della banda della Magliana… possiamo cominciare”, ha esordito Benigni. Il comico ha voluto ringraziare gli esponenti politici: “Sapevano che stavo per fare questo spettacolo sui 10 comandamenti… e hanno fatto in modo di violarli tutti. Il tema era la Bibbia, ma adesso bisogna parlare di Rebibbia”.
E’ stata una grande puntata la prima dei 10 Comndamenti di Roberto Benigni. Parte in sordina lo show con il comico che intrattiene il pubblico con un ventina di minuti di puro cabaret sulla politica italiana con frecciate a Renzi E andato a Roma in vaticano a cercare spunti per la riforma elettorale: alle elezioni chi vince governa a vita senza opposizione. Invece dellItalicum vorrebbe il Vaticanum . Non potevano mancare riferimenti ai fatti di corruzione e malaffari a Roma che ultimamente sta monopolizzando la cronaca italiana. Svia troppo dal tema della serata ma quando finalmente lo affronta con il suo monologo si fa perdonare tutto. Bella la scelta di spiegare all’inzio la storia dell’Esodo degli Ebrei dall’Egitto e specialmente come rende ancora “più umana” la figura di Mosè e quel rapporto speciale con Dio. Si vede che sa parlare al pubblico ma specialemente raccontare e coinvolgere con leggerezza chi lo ascolta. Questa sera ha coperto solo 3 dei 10 comandamenti, ma ha preparato il terreno per la prossima puntata l’ultima e conclusiva di questo show dove saranno trattati i rimanenti. In questi primi 3 comandamenti Roberto Benigni ci mostra un Dio che crede nella libertà e che stringe un patto con gli uomini in cui l’uno si concede all’altro. Bello il passaggio in cui sottolinea il la bellezza ed il “peso” della libertà. L’attualizzazione che fa dei comandamenti è molto incisiva e non si perde in inutili postille ma rende tutto molto semplice e diretto.
A sorpresa nella seconda puntata tratterà non degli ultimi 5 ma bensì degli ultimi 7 comandamenti essendosi allungato nella prima parte del programma ad introdurre gli eventi che hanno portato alla momento della consegna dei 10 comandamenti. Scelta inizialmente difficilmente comprensibile ma che alla fine sortisce l’effetto sperato. Quindi in questa serata tratterà: Onora il Padre e la Madre, Non uccidere, Non commettere atti impuri, Non rubare, Non dire falsa testimonianza, Non desiderare la donna d’altri, Non desiderare la roba d’altri. Molto probabile che anche in questa serata ci saranno i riferimenti alla politica ed ai fatti di cronaca per unire alla un po’ di satira per spezzare i ritmi dello show sperando però che non distolgano troppo dal tema della serata.
Lunedì 15 dicembre è andata in onda la prima puntata de I Dieci Comandamenti, lo spettacolo di Roberto Benigni in due serate in onda su Rai Uno. Il suo racconto parte dall’Esodo, il primo libro della Bibbia, e narra che Dio scelse il popolo d’Israele come popolo a cui dare la Terra Promessa proprio perché all’epoca era il più disprezzato, e si fa aiutare nel suo obiettivo da Mosé, personaggio dalla vita straordinaria puntellata da episodi che hanno dell’incredibile, proprio a partire dalla sua nascita, quando la madre riuscì a salvato dalla morte, perché il faraone aveva ordinato di uccidere tutti i bambini ebrei. Salvato proprio dalla figlia dal faraone, Mosé, il cui nome vuole dire “salvato dalle acque”, vive a corte ma poi fugge per aver salvato uno schiavo uccidendo un soldato egiziano, e diventa poi un pastore. Dio sceglie proprio lui per liberare il popolo ebraico perché “ultimo tra gli ultimi” e si svela in un posto umile e improbabile come il deserto, attraverso un roveto ardente sul monte Sinai, che non fa fumo e non si consuma, e per di più parla chiamando due volte il nome del pastore: Mosé accorre subito alla sua chiamata, anche se non sa come potrà aiutare il Signore nella sua missione, dato che è balbuziente, ma l’Altissimo lo munisce di un bastone con cui compirà prodigi, attuando poi “il miracolo dell’incredibile trionfo contro il popolo più forte del mondo”. Nonostante Dio lo abbia salvato, il popolo d’Israele ci mette un po’ a “imparare a essere libero” e si lamenta per la fame, ma ancora una volta la grandezza dell’Altissimo si rivela con il miracolo della manna dal cielo, mentre dopo aver dato al popolo eletto i Dieci Comandamenti, Mosé muore e sarà proprio Dio a scendere dal cielo per prenderne l’ultimo respiro con un bacio. Proprio il Decalogo rappresenta il punto più importante della Bibbia, perché fanno di cose come la lealtà e il rispetto una vera e propria legge di vita.
Si passa dunque al primo comandamento “Io sono il Signore Dio tuo”, il “comandamento principe” con cui Dio entra nella storia e si presenta (è “il suo biglietto da visita”, dice Benigni): parole che emozionano, soprattutto laddove Dio dichiara la sua appartenenza all’uomo, e in cui non si presenta come creatore ma come liberatore, e lo fa proprio mentre consegna all’uomo le sue leggi, perché “non c’è libertà senza legge”. “Non avrai altro Dio al di fuori me” si configura come un messaggio rivoluzionario che ha cambiato per sempre il mondo con il monoteismo, ripulendo la fede dagli idoli, e sottolineando il suo amore verso l’uomo quando si definisce “geloso”: Dio non vuole entrare nella nostra testa ma nei nostri cuori e li vuole sgombri dagli idoli che addormentano l’uomo, al contrario del Signore, che vuole che l’uomo si rinnovi continuamente. Con il primo comandamento Dio dichiara inoltre di non voler essere rappresentato, per educare l’uomo a immaginare l’inimmaginabile.
“Non nominare il nome di Dio invano”: Benigni, che l’ha nominato già tante volte nel corso della serata, si augura, scherzando, che l’Altissimo non consideri vane tutte le volte che ha fatto il suo nome, e precisa che il comandamento, in senso biblico, non sta ad indicare il divieto di bestemmiare, bensì quello di abusare del nome di Dio e associarlo alla violenza, “perché il Signore non lascerà impunito” chi lo fa. questo l’unico comandamento, fa notare Benigni, in cui l’Eterno associa la certezza di una punizione ad un comandamento, anche se quest’ultimo non è riuscito ad arginare il proliferare di persone che hanno approfittato del suo nome per scopi poco nobili (e qui non manca un riferimento del comico toscano all’Isis, tanto per fare un esempio).
Il terzo comandamento, “ricordati di santificare il giorno di sabato” (meglio conosciuto come “ricordati di santificare le feste”), invece, che non racchiude l’ordine di dedicare la giornata di riposo alla messa, dà a Benigni lo spunto per toccare alcune tematiche come il rispetto per gli animali, che nel comandamento devono riposare il sabato così come gli uomini, ma anche per le cose, gli oggetti, la Natura, e delinea un mondo senza schiavitù, ancora prima di Marx, dice Benigni. Dunque, si potrebbe definire “un colpo di stato poetico” il messaggio enunciato dal Creatore nel terzo comandamento, che ha deciso che il riposo è parte della creazione: d’altronde, sottolinea il comico, non si parla mai di “sei giorni della Creazione”, ma di “settimana della Creazione”, che dunque comprende anche il tempo in cui Dio si riposò dopo aver realizzato il Creato. Dunque, anche riposando, Dio crea, e inventa il riposo, diritto non soltanto degli uomini, ma anche degli animali e della Natura.