Quando la prefazione di un film dice che Spielberg ne farà una trasposizione americana, perché ha trovato la storia divertentissima, sappiamo già che ci troviamo di fronte a unopera speciale. Facile fare un film allegro, ma ottenere il plauso di Spielberg, che di cinema è un maestro, significa aver creato aspettative. Starbuck fa centro: oltre a essere umoristico, ha con sé una robusta dose di intelligenza.
La vita di David è un pasticcio: il lavoro non va, la relazione con Valerie, la sua fidanzata, stenta a decollare, per non parlare di un debito contratto con gli strozzini. Tanti i soldi da ridare indietro, che rappresentano un mare di guai. Non è finita: cosa pensereste se vi arrivasse per posta una lettera che vi catapulta in un passato non proprio edificante? quello accade. La banca del seme reclama i dati dei donatori e offre informazioni inquietanti a riguardo. David, Starbuck il nome segreto, scopre di essere padre di 533 figli, volendo potrebbe conoscerli tutti.
Il fatto è che quando i guai si sono messi in moto è impossibile arginarli, David ne ha collezionati troppi: accantona lidea di farsi avanti come padre. La curiosità a un certo punto è forte, dopo vari tentennamenti comincerà a frequentare i suoi 533 figli, ritagliandosi di volta in volta un ruolo diverso.
Non sono il loro padre, assomiglio piuttosto a un angelo custode è la frase chiave di Starbuck, in cui luomo, sentendosi parte di una comunità, 533 individui con svariati problemi, cercherà di aiutarli in segreto. La genialità del film è qui: la necessità dellindividuo di sentire accanto a sé una famiglia, una presenza familiare. Non ha importanza se il padre cerca i figli soltanto per togliersi un dubbio Sarò stato capace di fare qualcosa di significativo?. Farà parte della loro vita in maniera geniale, non scontata. E i figli? Anche loro sono alla ricerca della luce. Non basta essere addottati, vogliono confrontarsi con chi li ha generati, anche se tramite un vasetto di plastica. Nessuna lezione di morale: la storia non è uno spot sulla fecondazione artificiale, è un pretesto per insegnare che le persone hanno sempre bisogno dellaltro, e tramite laltro accettano i limiti e le frustrazioni.
Una carrellata di figure abilmente descritte ci fa intenerire davanti alle contraddizioni dei protagonisti, sorridere della semplicità con cui vivono lavvenimento. Di riflesso, onnipresente, il giudizio della gente, che non sia arrende al genuino amore di una famiglia di oltre 500 persone, ma cerca di trovare vittime e colpevoli.
Starbuck è un uomo invisibile, perché si sente oppresso, dai vicini, dalla mancanza di denaro, dai disastri quotidiani sul lavoro, ma tornerà libero quando accetterà la verità che l’inclusione è bella, aprire la porta al prossimo è la più grande gioia sperimentata.
Determinante la scena dell’ospedale, quando David si rivela per quello che è, un padre con pregi e tantissimi difetti, l’appuntamento è alla nursery, dove attende l’arrivo di suo figlio (il primo, non in provetta). L’abbraccio tra i ragazzi, le ragazze, tutti fratelli e sorelle che si stringono intorno a Starbuck/David è segno che riuscendo ad annullare le differenze l’amore trionfa davvero.
Un film da vedere, perché rallegra il cuore, e sa toccare argomenti che il più delle volte vengono declinati con rabbia. In Starbuck nessun sentimento negativo trova posto. Lo stupore di vedere la gioia di stare insieme è più grande di qualsiasi sentimento di colpa. Quell’ultimo incontro, toccante, con uno dei suoi figli, immobilizzato su una sedia a rotelle, sarà il contraccolpo per unire la compagnia, sentirsi famiglia. “Sarò capace?” si chiede Starbuck, dubbioso di essere o diventare padre; poi viene rassicurato: se è pronto a stare a fianco ai suoi 533 ragazzi, può considerarsi un uomo perfetto.