E anche la tredicesima puntata di questa stagione vola via. Le Iene, che ormai parlano la lingua Mammuccari-Blasi, si riconoscono nei loro volti e nelle voci dissacranti della misteriosa Gialappa’s Band, dominano incontrastati lo scenario satirico della televisione italiana da molti anni. Hanno segnato una generazione, sgominando truffaldini e canzonando invasati mentali. Di acqua sotto i ponti ne è passata, lo show continua ad avere i suoi affezionati sostenitori anche se per strada qualcosa lo ha smarrito. Da antesignano di un genere televisivo oggi ne è solo un timido e neanche tanto originale interprete. Non stuzzica come prima, ma ripropone minestre riscaldate, non indaga con spirito critico ma solo per non tradire la sua primordiale vocazione.
E infatti gli ascolti in questo 2015 continuano a calare di serata in serata: nell’ultima puntata andata in onda ci sono i soliti Ilary e Teo a tirarsi frecciatine e qualche storia interessante a tenere banco, il ritmo incalzante dei servizi riduce all’osso gli intermezzi dei due conduttori, non fa calare la palpebra ma non scuote neanche gli animi, non scalda il cuore, non stimola le sinapsi dei cervelli sintonizzati. Si parla di inefficienza autostradale, di truffe a più livelli, dalla strategia truffaldina dei rom imbroglioni alla tradizionale filosofia delle mazzette di medici e imprenditori. Riferimenti alla riforma scolastica con la menzione di indicibili casi di disagio tra i banchi di scuola, alla Chiesa pedofila con la storia dell’uomo che ha il radar per preti e frati dai cattivi costumi. A sconvolgere è la storia del ragazzo ucciso dalla sua stessa auto in un incidente stradale, invece al servizio sulle vergini albanesi che si ostinano a vestire i panni degli uomini, va il compito di incuriosire, anche se poi dobbiamo affidarci al deja vu per ridere a crepapelle. Viene infatti riproposto il secondo rendez-vous di Nadia Toffa e la sciroccata dottoressa Gabriella Mereu che ha un esercito di ammiratori più pazzi di lei, ma anche uno stuolo di detrattori medici che vogliono radiarla dall’albo. Come sempre l’arguzia e l’humour si alternano ad un taglio più serio creando un giusto equilibrio, peccato che la puntata manchi di personalità. E della vecchia e amata intervista doppia neanche l’ombra. Una secchiata di sana irriverenza non sarebbe guastata! (Chiara Temperato)