“Come le è venuto in mente di presentarsi in tv?” “Era l’unico modo per non vederla” Così ironizzava su di sé Marcello Marchesi, uno dei più famosi umoristi italiani, autore di Carosello (pubblicità odierne), di programmi radio e televisivi. Guardando i palinsesti odierni si trovano molti programmi comici o con interventi di satira.
Diamo un po’ di voti, così per ridere partendo da Rai 3.
Non Perdiamoci di vista (voto 6)
Un One Man Show in prima serata cucito a pennello sulla brava Paola Cortellesi (voto 7) con la spalla di un inutile Francesco Mandelli (voto n.c.). Lo spettacolo ricorda quelli di Panariello e Fiorello, non a caso in quanto il produttore è lo stesso, Ballandi Entertaiment, con gli autori più titolati della tv (Solari e Fontana). La Cortellesi è brava nelle imitazioni della Santanchè, della Gelmini, di Sara Palin e della sig.a Obama, un po’ meno quando canta le canzoni con testi politici. Un gran dispendio di risorse, basta vedere gli ospiti (Morandi, Isabella Ferrari, Piera degli Esposti, etc) e sicuramente di soldi. Costerà sicuramente un botto per Rai Tre, ma gli ascolti sono deludenti: 1.500 telespettatori con uno share del 5,67%. A Mediaset l’avrebbero già chiuso.
Parla con me (voto 6)
Il programma della Dandini è passato da un unico appuntamento a quattro serate alla settimana. Anche qui vari ospiti sul divano della conduttrice, intervallati dalle incursioni di Vergassola (voto 5,5) con freddure spesso imbarazzanti a sfondo sessuale. Anche l’idea della rassegna stampa finale è old. Buone le imitazioni del ministro Meloni e di Capezzone ad opera di Marcorè e Paola Minacciosi. La Banda Osiris suona una buona colonna sonora colonna divertendo. Ultimamente gli ascolti sono però scesi al 6 e 7%. Tutti i giorni la stessa minestra e la fame vien meno.
Che tempo che fa (voto 6 per gli scrittori che vanno in trasmissione)
Non è una trasmissione comica, è un talk buonista, perbenista, weltronista, politicamente corretto, in cui vi sono gli interventi di due comici storici: Antonio Albanese e Luciana Litizzetto. Albanese (voto 5) fa il verso ad un politico maneggione attuale, ma ci fa rimpiangere quando estiva i panni di Frengo in Mai dire gol. La Litizzetto (voto 6/7) è simpatica, anche se il suo monologo è spesso a sfondo sessuale e politico si ride. Solo lei si salva.
Glob l’osceno del villaggio (voto 5)
Bertolino (voto 5) qui ha la pretesa di fare una comicità a partire dai programmi perlopiù politici visti in tivù e per i fatti di cronaca (anch’essi a sfondo politico). Ha degli autori navigati come Posani e Baudini (già con Fazio ai tempi di Baglioni) che gli confezionano i servizi adeguandosi a come si muove il vento. È un po’ troppo per addetti ai lavori. Anche qui c’è un alternarsi di ospiti di tutti i tipi, dai comici alla ex pornostar, al consigliere regionale di Rifondazione. Bertolino, che ha fatto arrabbiare il ministro Bondi (si prende però un po’ troppo sul serio), è meglio quando va a Zelig. Si salva solo l’imitazione di Fini ad opera di Ubaldo Pantani. Anche se dalla sua ha un ascolto medio dell’ 11% è una trasmissione inutile.
Ballarò (voto 6/7)
La trasmissione parte quasi sempre con l’intervento di Maurizio Crozza (voto 6,5) che con un monologo prende in giro garbatamente i politici invitati e i fatti principali (sempre a sfondo politico) di cui si parlerà in trasmissione. Non sempre si ride, alcune volte le battute sono scontate, ma nell’economia del programma l’intervento ci sta.
Blob (voto 4)
Collage di situazioni che dovrebbero far ridere: quasi sempre il protagonista è un politico di centro destra (uno a caso, Berlusconi) sbeffeggiato in maniera pesante con spezzoni di film od altro. Andrebbe chiuso. Diseducativo.
Considerazioni: Rai 3 si vanterebbe di essere una rete impegnata, che fa cultura e vero servizio pubblico, ha però il palinsesto con più programmi ed interventi di satira. La comicità che qui vediamo è schierata: direi che la satira è di sinistra e basta. Nessuno potrà urlare a censure o ad editti bulgari, anzi, i menestrelli della comicità continuano a suonare con i soldi dei contribuenti. Salvo solo le caratterizzazioni degli imitatori che mi ricordano un po’ il grande Alighiero Noschese ed Alfredo Papa.
(Continua – 1)