Rada, un film documentario proiettato ieri al Torino Film Festival, ha fatto molto parlare di sé, visto largomento alquanto originale. Vi si narrano, infatti, le vicende dellunica casa di riposo per marinai che si conosca, in quel di Camogli. La pellicola, manco a dirlo, ha raccolto un mare di applausi e ondate di consensi da parte di pubblico e critica.
Tra coloro che hanno patrocinato, credendoci fin da subito, in unoperazione così azzardata come quella di girare un docufilm su anziani navigatori e pescatori, il professor Nando Pensio è forse la figura che meglio rappresenta il coraggio e la passione necessarie per una piccola ma significativa impresa come è stato girare Rada. Critico cinematografico di buona fama, ma soprattutto esperto di sistemi previdenziali, peraltro la sua principale attività professionale, il professor Nando Pensio – che tutti conoscono meglio con il cognome prima del nome, perciò Pensio Nando – si è laureato con lode, ormai molti (lui dice troppi) anni fa, presso lUniversità Rossocrociata della Terza Età Elsa Bernasconi Fornero nei Grigioni (è un Cantone svizzero così chiamato perché ospita il più elevato numero di ultrasettantenni al mondo) con una tesi di laurea dal titolo assai singolare: Pensio, dunque sono. La buona previdenza è una visione che poco ha a che fare con il cinema e tantomeno con il deserto: niente cinema dessai,niente miraggi o soverchie illusioni ottiche, ma uno sguardo positivo su che ne sarà di noi dopo il lavoro. Il professor Pensio ha accettato di buon grado di fare il punto sulla situazione delle pensioni, con un duplice sguardo sullaccezione stessa della parola.
Professor Pensio Nando, ma chi sono oggi i pensionati?
I pensionati sono luoghi, generalmente situati in posti ameni, dove trascorrono la propria agognata pensione coloro che hanno raggiunto i limiti per andare in pensione con i propri soldi della pensione. Se fossero in pensione con i soldi della moglie (per quanto riguarda il marito) e viceversa, i pensionati sarebbero luoghi uggiosi – vedovati, come li ribattezzerei io – in cui trascorrere in solitudine gli ultimi infelici anni di una vita densa di sacrifici. A quanto ne so, comunque, esistono anche vedovati felici, se è vero, come è vero, che lepitaffio Augurotti la felicità che mi hai lasciato con la tua dipartita non è per nulla inusuale nei nostri cimiteri.
Ma i pensionati sono tutti uguali?
Nientaffatto. Dovessi citarvi i primi esempi che mi sovvengono, gli astronomi vanno in pensioni a cinque stelle, mentre i contadini finiscono per ammassarsi in pensioni a cinque stalle. Capite anche voi che cè una differenza siderale tra i due trattamenti pensionistici!
Quindi esistono pensioni con trattamenti previdenziali quasi opposti?
Purtroppo è così. Poniamo il caso degli idraulici. Una categoria, e lo dico senza voler arrecare ingiuria alcuna, che in tema di previdenza non capisce un tubo e per la quale andare in pensione è una vera e propria doccia fredda. Ciò si deve al fatto che rispetto allattività svolta la liquidità è davvero esigua. Finiscono così per lamentarsi in continuazione, adducendo a cagione il fatto di essere poveri in canna. Forse per questo hanno scelto Acqualagna, in provincia di Pesaro-Urbino, come posto ideale della loro pensione.
Insomma, gli idraulici in pensione si trovano in brutte acque. E sono i più sfortunati?
Assolutamente no, anzi, sono in buona compagnia. Si prendano i cuochi: hanno una pensione da fame e per tal motivo cercano di non mangiarsela tutta. Oppure i lattai: hanno versato, versato, versato, versato… Una vita a versare per finire in bianco, perché il loro ente previdenziale è stato sfruttato dalle altre categorie come una bella vacca da mungere. Vogliamo parlare anche dei padroncini? È risaputo che vanno in pensione senza tanto trasporto. Li capisco, hanno una pensione d’Egitto, e non sto utilizzando un gioco di parole: si tratta di una casa di riposo a TutanKhamion, a un Tir di schioppo dalla capitale, Il Cairo. E che dire, poi, dei velisti? Nel loro caso mi azzarderei addirittura a parlare di allarme previdenza. Ma lo sapete che rischiano addirittura di andare in pensione con due Soldini, Giovanni e suo fratello?
Se è per questo ci sono anche categorie che potrebbero non vederla affatto, la pensione. Prenda i disoccupati…
Ma che dite? I disoccupati vanno in pensione, o meglio, occupano una pensione, così stanno finalmente occupati e si godono la pensione.
Professor Pensio Nando, ma lei sta dando agli italiani una bella notizia: tutti possono andare in pensione e godersela…
Tutti… beh… non proprio tutti. Penso ai becchini: muoiono dalla voglia di andarci, ma in pochi arrivano alla pensione, e a quel punto sopraggiunti, vorrebbero un bel condono tombale, perché, avendo fatto tutti il cascamorto con l’Inps, hanno “barato” sui conti.
Ma ci sarà pure qualcuno che riesce a raggiungere la pensione con i propri mezzi?
Sì, i tassisti. Loro almeno riescono ad andare in pensione in 500: non cinquecento alla volta, però. Cioè, per meglio comprendere, raggiungono la pensione a bordo di una 500. Ma se vanno in pensione in cinquecento e non in 500… beh, allora non ci stanno più. E tolgono loro la licenza (per andare in pensione, non per guidare il taxi).
Insomma, sembra di capire che andare in pensione sia per molti un percorso irto di ostacoli e assai lento. È così?
Non per i bersaglieri: loro vanno in pensione di corsa. E la loro casa di riposo, la famosa Ca’ d’Enza, è una pensione con piste di atletica, palestra e tapis roulant, così che il ritmo rimanga sempre alto.
onosce altre case di riposo che offrono simili benefit?
Certamente. I falegnami si insediano all’Abetone, in una struttura gestita da un ex mobiliere brianzolo, il signor Pino. I medici si ritirano a Ospedaletti, così se devono fare una cura, lì trovano già chi curare. E i cecchini – i primi in assoluto a centrare l’obiettivo della pensione – vanno tutti alla Cecchignola, vicino a Roma, in una struttura presa di mira: nel tempo, infatti, è stata tutta crivellata di colpi.
Ma c’è qualcuno che non vuole andare in pensione?
Gli alpini. Preferiscono i rifugi, perché se vanno in pensione, poi gli tocca lavorare come muli.
Un’ultima domanda. Torniamo ai marinai: come se la passano in pensione?
Incapaci di vincere la solitudine e la nostalgia, trascorrono il loro tempo sempre in coppia. Alternandosi, in una sequenza quotidiana, monotona e struggente, a gettare e recuperare da una vasca da bagno, che funge mestamente da fondale marino, il pesante fermo della nave. “Ancora?”, dice il primo, lasciando cadere l’accento or sulla prima, or sulla seconda sillaba. E l’altro: “Se ti fa piacere, lo rifaccio”. Così per tutto il giorno, finché, sul far della sera, annegando i propri pensieri grevi, sciogliendo nodi, sbuffando e scuffiando, una voce ancòra (o àncora) stentorea lancia il suo monito, novello capitano Achab: “Cazza la randa, strozza la scotta / se ributti l’àncora, ti tiro una botta!”.