Tra gli ospiti di questa edizione de Larena di Verona – Lo spettacolo sta per iniziare, in onda su Canale 5, cè anche il musicista Brian May. Quanti personaggi famosi possono dire di aver visto il proprio nome essere dato anche a un asteroide? In questa ristretta elite rientra anche il britannicissimo Brian Harold May. Pochi ricordano “Harold”, in milioni lo conoscono semplicemente come Brian May, chitarrista e cofondatore dei mitici Queen. Londinese classe 1947, fin da giovane lascia emergere con facilità due passioni in particolare, la musica e le stelle, in rigoroso ordine cronologico. Comincia molto presto a prendere qualche lezione di pianoforte, ma ben presto i suoi istinti di bambino lo portano verso gli strumenti a corda, dapprima l’ukulele di suo padre e poi la chitarra elettroacustica. Legittimo chiedersi cosa sarebbe potuto diventare Brian May al piano, in compenso è molto difficile trovare qualcuno che non sappia cosa sia riuscito a diventare suonando la chitarra elettrica.
All’età di 16 anni decide di voler fare sul serio, e con l’aiuto di suo padre (valente ingegnere) costruisce da zero una chitarra elettrica con tutti i crismi, quella Red Special che tuttora lo accompagna in ogni concerto. Due anni dopo, nel 1965, si iscrive alla facoltà di Fisica e Astronomia di Londra, ma capisce che con un po’ di sacrifici iniziali il suo futuro può davvero essere la musica. Il legame tra Brian e la sua Red Special è già in atto, dunque, mentre assieme ai quasi coetanei Roger Taylor e Tim Staffell fonda gli Smile. Il gruppo inizia a farsi conoscere nonostante finisca per avere vita breve, ma è proprio in quel periodo che succede qualcosa che lascerà un’impronta indelebile nella storia della musica: Staffell, non molto prima di lasciare gli Smile e prendere altre strade, fa conoscere a Taylor e May un certo cantante di Zanzibar, che in pochi anni diventerà leggenda con il nome di Freddie Mercury. Pochissimi anni dopo, con l’arruolamento del timido ma eclettico bassista John Deacon, dalle ceneri degli Smile prendono vita i Queen, l’esperienza che consacrerà fra le stelle della musica anche lo stesso Brian.
Se in una parte del pubblico si radica la convinzione che i Queen siano incarnati nel solo Freddie Mercury, basta davvero pochissimo per accorgersi di quanto anche lo stesso May ricopra la stessa importanza nelle dinamiche del gruppo. Lui e la sua Red Special si dimostrano accompagnamento perfetto per la voce calda e variegata dell’estroso frontman, contribuendo a traghettare il gruppo attraverso la metamorfosi che lo caratterizzerà a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Ben impressi nella memoria diversi assoli anni ’70 come Don’t Stop Me Now, The March of the Black Queen, Killer Queen e Now I’m Here, e tanti altri degli anni ’80 come The Invisible Man, Breakthru, Princes of The Universe o The Show Must Go On. Non mancheranno anche le occasioni per far sentire la sua voce, come nell’inizio della struggente Who Wants to Live Forever, in Sail Away Sweet Sister o nel brano dedicato proprio a un Freddie Mercury appena deceduto, No one but You.
Pur non vantando la spettacolarità della voce di Freddie, anche quella di Brian si mostra assolutamente pulita e morbida, adatta soprattutto a canzoni più romanticheggianti. Inevitabile che dopo la morte del leggendario frontman, a prendere le redini del gruppo fosse proprio lui, assieme all’amico di sempre Roger Taylor alla batteria ma con John Deacon che invece preferisce defilarsi. Dopo alcuni anni di pausa la carriera dei Queen riprende dapprima con Paul Rodgers al microfono e oggi con Adam Lambert a portare sulle spalle l’ingombrante eredità di Freddie.
Stili vocali diversi che richiedono accompagnamenti leggermente diversi, ma il riccioluto May non arretra di un passo, ed eccolo ancora lì a intrattenere un pubblico sempre numeroso. In tutto questo nel 2007, a 60 anni magnificamente portati, trova il tempo anche di completare i propri studi coronando la propria passione per le stelle con un dottorato in Astrofisica. Infine un asteroide a cui viene dato il suo nome, il 52665 Brianmay. Ulteriore garanzia di immortalità, se mai ce ne fosse ancora bisogno per uno come lui.