Bentornato Presidente! Questo è il titolo che Paolo del Debbio ha scelto per la puntata di Quinta Colonna andata in onda ieri sera, lunedì 22 aprile, su Rete 4. Dopo il difficile fine settimana che ha visto la rielezione di Giorgio Napolitano, i giorni che ci attendono sono carichi di aspettative importanti. Il servizio proposto in apertura, dove una folla inferocita assale con slogan e minacce il deputato del Pd Dario Franceschini mentre cena in un ristorante della capitale, ha messo in evidenza quanto la rabbia di una parte degli elettori rischia di sfociare in comportamenti che nulla hanno a che vedere con la democrazia che tutti implorano possa tornare a essere il punto di riferimento unico per il bene della nazione. Del Debbio ha avuto parole dure nei confronti di quanti si lasciano andare in simili manifestazioni dove il legittimo dissenso rischia di sprofondare nell’offesa così come nella violenza gratuita. Ha poi difeso e sostenuto, da parte sua, la rielezione di Giorgio Napolitano non risparmiando disapprovazione verso quei leader politici che fino a questo momento non hanno fatto altro che dettare condizioni irrevocabili determinando la fase di stallo che ancora stiamo vivendo. Un parlare franco quello del conduttore. Un parlare che mette di fronte a un pensiero preciso e dichiarato: la fiducia che ha riposto nei meriti del capo dello stato, un uomo che ha dato alla politica italiana 60 anni della sua vita.?Il servizio proposto dove la gente è stata intervistata in merito alla rielezione di Giorgio Napolitano, al contrario, ha offerto il ritratto di un Italia perplessa, preoccupata, ma sopratutto divisa, in merito alla svolta che le Camere hanno decretato con il voto di sabato scorso. Qualche intervistato non ha evitato di manifestare il proprio ribrezzo. Altri perplessità. Qualcuno dei timori dichiarati, come la prospettiva che l’incarico di formare il prossimo governo possa ricadere sulle spalle di Giuliano Amato, accusato di aver spogliato gli italiani in due anni di operato oppure di ricorrere alla tanto vituperata ipotesi di un contraddittorio governissimo, possibilità non così tanto remoto, dopo le bacchettate che Napolitano a riservato ai partiti nell’economia del suo discorso alle Camere riunite. Un quadro tutt’altro che semplice da affrontare per gli ospiti in studio: Rosario Trefiletti (Federconsumatori), Lara Comi (Pdl), Sara Biagiotti (Pd) e Roberto Marcato (Lega). Un quadro che ha movimentato notevolmente le piazze in collegamento, Busseto e Policoro dove gli interventi, purtroppo, non sono stati tutti contenuti dentro i limiti dell’educazione e della coerenza. La contrapposizione libera di cittadini con diverse idee politiche e di appartenenza, non sempre è stata gestita con facilità. Il clima è caldo, certo, ma la lucidità necessaria per poter non solo giudicare, ma suggerire a coloro che avranno l’onere di dover scegliere lungo quali direttive spingere le decisioni urgenti che tutti attendono con trepidazione.?Nel proseguo della trasmissione, dopo il rilievo sulla situazione che stiamo vivendo, l’attenzione è stata portata dal conduttore sulla frantumazione del Pd. Il crollo del centro sinistra è stato visto e vissuto da tutti. I servizi proposti, non hanno fatto altro che rimarcare gli errori commessi da Pierluigi Bersani, accusato di aver decretato il suicidio politico del suo partito e le dure reazioni degli elettori delusi. Tessere bruciate, slogan, accerchiamenti dei massimi esponenti fuori dai palazzi istituzionali. Poi l’attenzione sposata su Matteo Renzi, il rottamatore per eccellenza, l’escluso dal numero dei grandi elettori. Il commento è stato che la rottamazione tanto richiesta dal Sindaco di Firenze sembra essersi ormai messa in movimento e da quanto si può osservare, non risparmia di macinare nomi illustri.
Questi rilievi, importanti, hanno acceso una forte discussione sia in studio che nelle piazze in collegamento, dove le contraddizioni interne di uno schieramento come quello rappresentato dal Pd sono emerse in tutta la loro gravità. Quanto dovrebbe invitare all’agire i dirigenti del Pd, sono le necessità e le urgenze di un popolo che ancora spera nella figura di un leader in grado di soddisfare le richieste di tutti i cittadini evitando particolarismi e campanilismi ormai vecchi e consumati. I tempi sono ormai maturi per scadere nuovamente in divisioni che vorrebbero vedere contrapporsi “renziani” e “bersaniani” e quanto necessita è dare credibilità a persone in grado di ascoltare le piazze evitando la via del facile populismo preoccupato solo di mietere facili consensi.