Lo Speciale Ballarò, dedicato alle dimissioni di Berlusconi e allo scenario politico che si apre per l’Italia, inizia con le immagini della folla assiepata davanti al Quirinale in attesa di Berlusconi che invece è uscito da una porta secondaria. Dopo queste immagini il primo a intervenire è l’onorevole Crosetto del Pdl che afferma che alle poche migliaia di persone in piazza si contrappongono i milioni che hanno votato per il Premier e sottolinea come il gesto fatto da Berlusconi sia stat non dovuto avendo ancora la maggioranza in Senato e non essendo andato sotto alla Camera. Lo contraddice Di Pietro che, evidenziando le affinità con l’uscita di Craxi e le scene dell’hotel Raphael, afferma che per il bene del Paese Berlusconi avrebbe dovuto dimettersi prima. Per Paolo Mieli, si tratta di una giornata storica. Floris chiede a Marco Simoni, professore di economia a Londra, come sarà raccontato in Gran Bretagna questo giorno. Lo studioso risponde che molto dipenderà da come risponderanno gli italiani interpellati su questo tema e quali saranno le conseguenze. La Di Gregorio ricorda anche lei il giorno dell’Hotel Raphael, ma come un giorno cupo, mentre quello di oggi è un giorno allegro. Risponde a Crosetto affermando che Berlusconi ha trattato la rete garantendo se stesso e le sue aziende, cosa che ha sempre fatto, con la differenza che oggi per la prima volta le sue scelte coincidono con quelle dell’Italia. La giornalista afferma di aspettare il governo Monti anche se i nomi che circolano la lasciano perplessa, si tratta di persone competenti, ma anziane, preferirebbe persone giovani e qualche donna.
Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ci tiene a sottolineare che non sono stati i mercati a far cadere Berlusconi, ma le mobilitazioni che hanno messo in evidenza come si andasse verso il disastro, il parlamento europeo non ha fatto altro che certificarle. Gianluca Pini, della Lega Nord, adduce alle ingerenze esterne e ai problemi insorti all’interno del Pdl la caduta del governo. La Lega non appoggerà il governo Monti per una questione di democrazia: un governo senza opposizione e peraltro non eletto dai cittadini di fatto non è democratico, poiché di fatto i tecnici commissariano la politica e di conseguenza la democrazia.
Segue un filmato che ripercorre la carriera politica di Berlusconi, poi Floris chiede a Di Pietro da dove si riparte. Di Pietro risponde che si riparte dal Presidente Napolitano e che il suo partito, l’Italia dei valori, si pone fiducioso in attesa di sapere come vorrà formare il governo, senza che ci siano esponenti del vecchio come Gianni Letta. Duramente afferma che Berlusconi ha rubato in casa degli italiani e Letta gli ha fatto da palo. Crosetto reagisce con indignazione alle parole di Di Pietro, che afferma di non poter perdonare Berlusconi per quello che ha fatto. Rosi Bindi del Pd, afferma che non siamo vittime di chi prende decisioni al posto nostro, che in questo momento il governo tecnico rappresenta una necessità e che la politica lo favorisce dovendo assumersi le sue responsabilità. Il Pd non ha posto pregiudiziali né al Presidente Napolitano, né a Monti se non quello della discontinuità, vi sono persone che più di altre rappresentano la continuità e quindi non possono far parte del governo.
Crosetto interviene affermando che il governo lascia il Paese in condizioni di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Segue una piccola discussione, poi vengono mostrati i titoli dei giornali esteri che per lo più ritengono l’euro l’artefice della caduta di Berlusconi. L’economista Marco Simoni spiega come non siano stati questi ultimi tre anni di crisi a far aggravare la situazione economica del Paese, ma quindici anni di mancata crescita. La Di Gregorio sottolinea che in questi quindici anni ha governato quasi sempre la stessa persona. Il conduttore mostra quali sono i punti della legge di stabilità, Simoni controbatte che si continuano a fare gli stessi errori, si tratta di una lista della spesa, non di un programma organico. Quello che lo fa ben sperare è l’affermazione di Monti di voler prima di tutto eliminare i privilegi. Per la Camusso la legge di stabilità, il voler applicare pedissequamente le indicazioni contenute nella lettera della Bce significherà continuare a portare disuguaglianza: bisogna far pagare chi non ha mai pagato e sfruttare le risorse così ottenute per la crescita.
Ospite di eccezione di questa puntata speciale Tony Blair, ex Primo Ministro inglese, in Italia per promuovere l’impegno della sua fondazione. Blair sottolinea più volte che si tratta di un periodo in cui è particolarmente difficile per tutti governare. Il cambiamento non è una necessità dell’Italia, ma di tutta l’Europa, Gran Bretagna inclusa. Non è la crisi finanziaria a creare il bisogno di cambiamento, lo mette solo in luce. Alla domanda se conosce Monti risponde che lo conosce e sa che ha capacità eccezionali riconosciute da tutti. Non c’è un commissariamento della politica, né c’è la necessità di scoprire cosa fare, il problema è farlo. Nella sua esperienza infatti ha potuto constatare che nel momento dell’azione si creano opposizioni che la rallentano. È il momento di superare l’idea del ventesimo secolo di una netta divisione tra destra e sinistra. Dopo l’intervento di Blair, Floris annuncia che Letta ha fatto un passo indietro non volendo costituire un ostacolo. Mieli a questo annuncio afferma che esso coincide con quello della formazione del governo Monti. Contestualmente afferma che Monti non deve rappresentare l’alibi per il disimpegno della politica.
La trasmissione prosegue con vari alterchi più o meno composti tra la Di Gregorio e Pini e tra la Bindi e Crosetto. Nando Pagnoncelli, presidente dell’Ipsos, mostra i risultati del sondaggio dai quali traspare l’appoggio della maggior parte degli intervistati al governo tecnico, la necessità di tassare i patrimoni e la necessità di toccare le pensioni solo a condizione di creare crescita e occupazione per i più giovani.