Cè una parte iniziale di Ballarò che diventa una ripetizione delle schermaglie elettorali in corso. Maurizio Crozza introduce la trasmissione con una parodia di Silvio Berlusconi, poi si confrontano giornalisti e protagonisti della politica, come Roberto Maroni e Oscar Giannino. Ma sembrano tutti in attesa del grande comunicatore o del grande manipolatore, a seconda di come lo si giudichi. Sono in attesa di Berlusconi, che, incontenibile, sbarca anche in un talk show cult, che ha sempre occhieggiato un po a sinistra.
Giovanni Floris non fa una ripetizione del grande evento televisivo di Michele Santoro a Servizio pubblico, ma cerca con professionalità giornalistica di mettere alle corde Berlusconi con una serie di domande ragionate sulla sua ultima proposta: restituirò lImu agli italiani nel giro di poco tempo. Se nella prima parte di trasmissione la restituzione è parsa in molti interventi una sorta di maxiballa impossibile da realizzare, quando Berlusconi è seduto nello studio televisivo si cerca di usare più professionalità e più competenza economica finanziaria con interviste a economisti di primo livello.
Cambiano i toni, ma il risultato non muta, perché laccordo con la Svizzera, il ricorso alla Cassa depositi e prestiti, il reperimento di risorse riorganizzando e riducendo la spesa pubblica restano sempre una chimera o unillusione di un meccanismo molto complicato. Però, nella sua sparata, si capisce che Berlusconi è riuscito a mettere in imbarazzo gli avversari. Nel gioco concitato, e perverso, della comunicazione di massa, il Cavaliere ha lanciato un messaggio con il quale bisogna fare pure i conti. Il messaggio è quello di una riduzione della pressione fiscale, di una politica anti-austerità, di uno smarcamento dallEuropa di fronte allegemonia tedesca. In più la riproposizione di una maggioranza solida, dove non esistano, secondo il vocabolario del Cavaliere, gli ondeggiamenti dei vari Fini e Casini.
In sostanza, il Cavaliere, che è sempre stato prodigo di promesse mai mantenute (sebbene lui la pensi diversamente), si inserisce con un colpo basso nella campagna elettorale, va a spiegarla anche nelle trasmissioni che sono di solito appannaggio dei suoi avversari storici e, in una politica virtuale come quella che si sta svolgendo, crea scompiglio tra le file avversarie.
Se si vuole cogliere il vero messaggio del Cavaliere, non c’è tanto la restituzione dell’Imu nella sua completezza, ma piuttosto una tendenza di rovesciare il trend della pressione fiscale italiana in costante ascesa che è diretto soprattutto alla “pancia” degli italiani. In sostanza, è possibile che nessuno veramente creda a questa ennesima promessa berlusconiana, ma c’è lo spazio per una speranza di protesta.
E il gioco di Berlusconi, in questo caso, è più “perfidamente politico”, perché il Cavaliere sa benissimo che non può vincere, anche se non può presentarsi come un perdente. Il suo gioco è quello di mettere in stand-by la probabile vittoria del centrosinistra, è quello di creare un condizionamento al possibile futuro governo basato sull’accordo tra Bersani e Monti. Forse, con questa sua ennesima promessa (di cui tutti gli altri discutono ossessivamente) il peggio che Berlusconi possa augurarsi è quello di vincere le elezioni.