C’è molta attesa per Antonello Venditti, ospite nella nuova puntata di “Che tempo che fa”. Il cantautore romano, uno degli artisti che hanno venduto il maggiore numero di dischi nel nostro paese. Nato a Roma nel marzo del 1948, Antonello Venditti si è accostato giovanissimo alla musica, iniziando a studiare pianoforte, per poi cominciare a comporre canzoni a quattordici anni. Dopo aver frequentato il liceo Giulio Cesare, si è iscritto all’Università La Sapienza, presso la facoltà di Giurisprudenza, laureandosi nel 1973. Già quattro anni prima, però, aveva firmato il suo primo contratto discografico, con la It, etichetta guidata da Francesco Micocci. Sempre in quel periodo, ha iniziato a esibirsi in pubblico, al celebre Folkstudio. Nel 1972, insieme a Francesco De Gregori ha pubblicato il suo primo album in studio, “Theorius Campus”, nel quale era presente uno dei suoi pezzi più celebri, “Roma capoccia”. Il grande successo è arrivato però con “Lilly”, album del 1974 dal quale è stato tratto l’omonimo singolo e varato sotto l’egida della RCA. Sia il 33 che il 45 giri sono infatti arrivati al primo posto delle classifiche di vendita, confermando le qualità di quella che era già considerata una delle voci più notevoli non solo in ambito italiano. Dopo il parziale insuccesso dell’album successivo, “Ullalla”, è poi arrivato “Sotto il segno dei pesci” a confermare la sua grande statura. L’album, edito nel 1978, contiene alcuni dei brani più belli in assoluto del cantautore romano, dalla title track a “Bomba o non bomba”, passando per “Chen il cinese”, “Sara” e “L’uomo falco”. Anche in questo caso sia il 33 che il 45 giri hanno raggiunto la prima posizione della classifica di vendita.Da questo momento, è iniziato un periodo di grazia per Venditti, simboleggiato dall’uscita di album come “Buona domenica” (1979), “Sotto la pioggia” (1982), “Cuore” (1984), “Venditti e segreti” (1986), “In questo mondo di ladri” (1988) e “Benvenuti in paradiso” (1991). Un successo straordinario che non sarà più ripetuto in seguito, anche per un certo mutamento delle sue sonorità. Il suo ultimo lavoro in studio, è “Unica”, uscito nel 2011.Oltre alla musica, un posto del tutto particolare nella vita di Antonello Venditti è riservato al calcio e in particolare alla squadra per la quale ha sempre tifato, la Roma. Cui ha riservato due dei suoi brani più famosi, poi diventati inni ufficiali della società capitolina, “Roma non si discute si ama” e “Grazie Roma”. In particolare, la seconda è diventata in pratica la colonna sonora del secondo scudetto giallorosso, nel 1983, quando centinaia di migliaia di persone si sono riversate al Circo Massimo per assistere al concerto con il quale lo stesso Venditti ha salutato la vittoria della squadra allenata da Nils Liedholm.
Ancora più clamoroso il successo del concerto tenuto nel giugno del 2001, quando Totti e compagni hanno vinto il terzo tricolore, ancora una volta in un Circo Massimo pieno come un uovo. Un amore a volte troppo forte e capace di mandare fuori registro lo stesso Venditti, come è successo nel corso dell’ultima estate, quando il cantautore ha scatenato grandi polemiche dichiarando le sue dimissioni da tifoso, in disaccordo con la conduzione societaria della nuova Roma americana. Una dichiarazione che non gli è mai stata perdonata dall’ala più oltranzista del tifo giallorosso, nonostante i suoi tentativi di riannodare il dialogo.Per quanto concerne invece la vita privata, una grande importanza nella vita di Venditti ha sempre rivestito Simona Izzo, dalla quale si è separato dopo aver avuto un figlio. Va infine ricordata la grande passione politica, che lo ha sempre visto schierato a sinistra, in particolare vicino al Partito Comunista. Una passione esplicitata da una lunga serie di brani distinti dall’impegno civile e culminati in “Dolce Enrico”, il brano elaborato nel 1991 e contenuto in Benvenuti in paradiso, nel quale ha ricordato la figura di Enrico Berlinguer, il segretario morto nel corso di un comizio a Padova. Una vicinanza che lo ha esposto anche agli attacchi della sinistra extraparlamentare, cui Venditti cercò di rispondere con il brano “Bomba o non bomba”, che però fu equivocato e preso per una apologia del terrorismo brigatista.