La crisi, la violenza, la fiducia. Corrado Formigli ha scelto questi tre aspetti per inquadrare quanto accaduto nella giornata di domenica 28 aprile. Il servizio presentato in apertura a Piazzapulita di ieri sera, ha offerto, montati assieme momenti diversi e drammatici: il giuramento all’interno di Palazzo Chigi dei componenti del governo Letta-Alfano e le scene di violenza e panico che si sono consumate all’esterno, quando Luigi Preiti ha esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro i carabinieri di guardia, ferendone in maniera grave due. Quanto accaduto inseguito ormai è cronaca consumata. Critiche di ogni genere rivolte a chi si pone all’estremo degli schieramenti politici fomentando, con parole dure e di disprezzo l’operato dei partiti. Accuse vicendevoli. Giustificazioni e spiegazioni stentoree. Strumentalizzazioni ovvie e assurde. Maurizio Landini, segretario generale Fiom, ospite in studio, ha commentato i fatti di domenica cercando di offrire un quadro oggettivo di quanto la popolazione sta vivendo. L’analisi che ha offerto, dai chiari risvolti sociali, ha avuto come tema conduttore la solitudine nella quale vengono abbandonati tutti quei cittadini che si ritrovano a vivere momenti di disseto economico e di conseguente bisogno. Non ha giustificato il folle gesto di Luigi Preiti come troppi hanno fatto, ma ha richiamato la manifestazione del dissenso nei luoghi deputati e nel rispetto della libertà di protestare civilmente che le istituzioni lasciano. La disperazione conduce a gesti inconsulti, ormai è risaputo. Peggio quando queste azioni vengono tenute nel riserbo, come accaduto per i troppo numerosi suicidi che hanno segnato tragicamente i gli ultimi mesi di crisi. Il ferimento dei due carabinieri non è più un atto di violenza privata, ma un attacco determinato a quelle istituzioni che sembrano troppo lontane dai problemi che quotidianamente affliggono la gente comune. Il monito che se ne deve trarre, ha concluso Landini, è che occorre mettersi al lavoro per ridare ossigeno a tutte quelle persone che stanno da troppo tempo soffocando. La risposta data dall’Onorevole Maria Stella Gelimini, vice-capogruppo del Pdl alla Camera, ha sottolineato la mancanza di fiducia nelle istituzioni che, dopo la crisi politica vissuta durante i giorni difficili dell’elezione del Capo dello Stato, si stanno rimettendo all’opera con alacrità e impegno. La violenza inflitta domenica mattina davanti a Palazzo Chigi non deve venire per nessuna ragione giustificata. Questo sarebbe il rischio che si corre dando troppa voce a un dissenso incontrollato. Loro, come deputati e sostenitori del governo, si ripromettono di usare la massima consapevolezza nel portare avanti quanto promesso in campagna elettorale e inserito dal premier Letta nel programma proclamato davanti al Parlamento ieri. Popolazione e Istituzioni a confronto. Due punti di vista differenti, quelli proposti da Maurizio Landini e l’onorevole Gelmini. Così Lucia Annunziata ha commentato gli interventi che hanno preceduto il suo. Due istantanee che non fanno altro che evidenziare quanto la nazione ha vissuto e sta ancora vivendo. chiaro che il rischio è quello di cadere nell’incomunicabilità. La spaccatura che s’è aperta tra cittadini e politici sembra un baratro incolmabile se non con quella fiducia che solo chiari interventi a sostegno dei bisogni primari gridati dalla popolazione potranno andare a ricostruire. Pierluigi Battista, del Corriere della Sera, ha fortemente criticato le parole di Landini, sostenendo che non si può prima dichiarare ferma condanna per il gesto di Preiti e poi catalogarlo come la manifestazione forte di un disagio. Dal suo punto di vista la situazione è molto più complessa e non può essere liquidata con facili analisi. Per lui sono oscure le connessioni che hanno condotto alla sparatoria di domenica, per questo ha richiamato a una cautela che se non applicata condurrebbe ad applaudire ogni forma di dissenso sopratutto quando si attacca la politica e i politici senza avere cognizione della complessità di quanto sta accadendo sotto gli occhi di tutti. Il richiamo al rispetto delle istituzioni così come a un impegno collettivo stride quando, come ha mostrato Formigli con una foto scattata sabato 20 aprile durante l’assedio di Montecitorio, un politico dall’esperienza di Maurizio Gasparri ha risposto ai manifestanti con un gestaccio deplorevole. I toni inadeguati della discussione e la violenza, non sono solo espressi da chi manifesta cedendo all’emotività, ma esasperati anche da tutti quei personaggi che non si dimostrano all’altezza della situazione e degli impegni assunti con il favore delle urne.
Giuseppe “Pippo” Civati, deputato de Pd alla camera, ha raggiunto lo studio dopo la conclusione del voto di fiducia al governo Letta. Secondo quanto ha commentato, del dissenso si arriva a parlare solo quando avvengono casi di violenza estrema. Il disagio non è una montatura politica per fare propaganda da parte della solita sinistra, esiste e viene denunciato in tutti i modi. I rimproveri mossi alle istituzioni e a coloro che le rappresentano, sono la punta di un iceberg di problemi vecchi di anni. L’accusa rivolta al mondo della politica, secondo tanti lavoratori, un mondo minoritario e di ricchi, si fonda sulla realtà di scelte che non hanno fatto altro che delineare una unilateralità degli interventi dove il rigore è stato imposto solo ad alcune classi sociali. La sua scelta di non votare la fiducia al programma di Governo preparato da Enrico Letta è segnata da aspettative forti. Una, quella che vedrebbe come necessaria una ridistribuzione equa delle risorse e della ricchezza per tornare ad incrementare la produzione e il consumo. In studio anche l’attore Elio Germano che ha letto e interpretato il testo “Odio gli indifferenti” scritto da Antonio Gramsci nel 1917.