Report – la classe dirigente e le inchieste. Nella puntata di Report in onda su Rai Tre domenica 20 novembre 2011, sono stati approfonditi casi delicati, riguardanti alcune figure della classe dirigente italiana. Milena Gabanelli ha aperto Report con la storia industriale di Sesto San Giovanni, una volta Stalingrado d’Italia, che – grazie alle acciaierie Falck, che creano circa 50.000 posti di lavoro – dà un decisivo contributo, per quasi novantanni, alla crescita del paese Italia. Lacciaio prodotto diviene fiore allocchiello dellexport nazionale, dando modo alla Falck – di concerto con le consolidate amministrazioni di sinistra – di sperimentare un capitalismo sociale allavanguardia, dove il magnate offre non solo lavoro ma anche una casa e dei servizi per il benessere del nucleo familiare del suo dipendente (come scuole, borse di studio e – addirittura – colonie estive). Tutto questo è stata Sesto San Giovanni fino al 1996, data in cui – pur con posizioni contrastanti in seno ad essa – la famiglia Falck decise di chiudere gli stabilimenti. Oggi, le più grandi aree industriali dismesse dEuropa sono proprio qui e, frattanto, fioccano avvisi di garanzia dal Tribunale di Monza. Perché e per chi? Report ricostruisce. Filippo Penati – Vice Presidente della Regione Lombardia, già Presidente della Provincia di Milano e sindaco di Sesto San Giovanni dal 1994 al 2002 – è indagato con laccusa di concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Come principale esponente del PD lombardo, avrebbe intascato bustarelle in cambio delledificabilità delle aree dismesse, acquistate dall’imprenditore Giuseppe Pasini che – col figlio – afferma daver pagato diversi milioni di euro solo per lavorare. Soldi finiti – suppongono i Pasini – per una parte a Filippo Penati, attraverso Piero di Caterina e Giordano Vimercati, indicati dagli stessi come suoi intermediari. Piero Di Caterina è l’imprenditore – Presidente della ditta Caronte s.r.l. – che ha svelato il sistema-tangenti di Sesto, affermando che i soldi ricevuti dai Pasini li avrebbe prestati Banca Intesa. Queste somme pare facciano uno strano giro, a sentire i Pasini: rimangono a Di Caterina, perché sono soldi che lo stesso avrebbe prestato a Penati, che così li restituirebbe. Limprenditore – a sua volta – sostiene che i soldi da lui versati allex-sindaco di Sesto venivano dallo stesso girati nelle casse del suo partito: un modo per far carriera, a sentire Di Caterina, che ha in appalto alcune linee di trasporto pubblico e che – nel 2010 – indagato per false fatturazioni, svela alla magistratura il sistema-tangenti di Sesto accusando Penati, il quale – col suo braccio destro Vimercati – respinge ogni accusa, pur confermando che Di Caterina ha versato dei contributi al partito. Limprenditore dei trasporti – dal canto suo – punta il dito contro Penati per avergli fatto sborsare milioni di euro solo per garantirgli lingresso nel settore dei trasporti, a suo dire precluso. Attraverso dei sotterfugi tecnico-immobiliari, Di Caterina afferma che avrebbe continuato a ricevere – per conto dellesponente PD – altri soldi atti a risanare il debito dallo stesso contratto con lui, per le somme versategli in favore del partito. Si susseguono altri stratagemmi di natura economico-finanziaria, come false fatturazioni e cose simili, che dovrebbero perpetrare – secondo laccusa – il sistema di corruzione. Marco de Guio (Rete Salute Territorio Sesto San Giovanni) parla di logica speculativa: la proprietà di quelle aree ex-Falck sarebbe – a questo punto – delle banche, che avrebbero bisogno di rivalutarle per far buon viso gli azionisti. Ecco arrivare progetti per palazzi più grandi del Pirellone di Milano, diretti a 40 / 50.000 persone di ceto/medio alto, non solo per uso abitativo. De Guio sostiene che il mercato edilizio della zona sarebbe già saturo e il professor Patricio Enriquez Loor (Politecnico di Milano ed ex-consulente per lurbanistica di Sesto) gli dà man forte, lasciando intendere come la sua rimozione dallincarico presso il comune brianzolo sarebbe un pegno pagato per il mancato avallo a progetti di quel genere. Il sindaco Oldrini rimanda al mittente le accuse di corruzione di Di Caterina.
Si viene, dunque, al caso Serravalle per la Milano-Genova e le tangenziali intorno a Milano. Pomo della discordia è il prezzo pagato dalla Provincia, troppo alto rispetto al mercato: 238.000.000 di euro sborsati per il 15% delle relative azioni (per far salire il totale detenuto dalla provincia ambrosiana ad oltre il 50%) e pagate a peso d’oro al Cavalier Gavio, magnate dellasfalto scomparso di recente, che così avrebbe realizzato una cospicua plusvalenza. La Corte dei Conti della Lombardia – nel giugno 2010 – ha decretato che il valore di quelle azioni fosse decisamente inferiore, valutando un danno erariale per i cittadini milanesi di 76 milioni di euro. Bruno Casti – della giunta provinciale – dice che erano convinti fosse giusto comprare, anche se il costo per azione era straordinario. In pratica, le azioni sarebbero poi state scambiate a prezzi più bassi rispetto a quanto pagato dalla Provincia. Nel passaggio di denaro avrebbe avuto un ruolo anche Maurizio Pagani, dirigente di Banca Intesa. Sottrarre al privato il controllo della rete dei trasporti sarebbe stato l’obiettivo della Provincia.
Si arriva al caso dell’onorevole Marco Milanese, accusato di corruzione reiterata ripetuta. Milanese si è dichiarato innocente, ma è indagato dal tribunale di Napoli perché avrebbe usato la sua funzione per orientare le nomine ai vertici di società pubbliche. Marco Milanese, finanziere e dal 2001 addetto al Gabinetto del Ministro Tremonti, ha tre lauree. Nei suoi conti – negli ultimi anni – sarebbero entrati ed usciti ben sei milioni di euro, divisi in tre banche. La Procura di Napoli sta ora tentando di fare i conti in tasca all’onorevole. Egli sarebbe, inoltre, coinvolto nella questione delle nomine ai vertici ENAV (Ente Nazionale Assistenza al Volo). Le ricompense, in questo caso, sarebbero state chiamate in gergo “zucchine”. Ad accusarlo è un imprenditore già arrestato per corruzione, Tommaso di Lernia, che avrebbe già fatto i nomi di alcuni politici ai quali avrebbe dovuto fare dei “regali” per poter far prosperare la sua azienda. Questi dichiarano infondate le sue accuse oppure le ammettono solo in minima parte, dando una loro differente versione dei fatti. Stando alla Procura di Napoli, Milanese avrebbe ricevuto – negli ultimi cinque anni – emolumenti di circa 200.000 euro mensili netti; la sua spesa mensile, solo con carta di credito, ammonterebbe ad 8000 euro; cambierebbe spesso un buon numero di auto di lusso; possiederebbe una barca da 20 metri; soggiornerebbe ai Caraibi, affittando una villa per 18.000 euro durante le festività natalizie; comprerebbe e venderebbe casa a Cannes; ha casa a Milano; due appartamenti in affitto a Roma e da uno si sarebbe fatto scalare 200.000 euro dallaffitto, per lavori mai eseguiti, mentre non avrebbe pagato i 50.000 per le migliorie effettivamente svolte; lo subaffitta allex-Ministro Tremonti, che gliene dà 4000 euro al mese in contanti. Intanto Pugliesi, amministratore delegato di ENAV, è stato arrestato e ci sono altri indagati. Di Lernia ha dichiarato che avrebbe versato un contributo anche all’UDC, consegnato proprio nella sede del partito a Roma. (continua alla pagina seguente)
L’inviato di Report telefona a Giuseppe Naro – indagato nella stessa inchiesta e reduce dalla Tangentopoli messinese dei primi anni ’90 – che però replica dichiarando le accuse infondate e che l’UDC ha sempre indicato nei bilanci ogni forma di contribuzione. Naro dichiara, inoltre, di non aver mai conosciuto Di Lernia e ritiene che l’interesse dei poteri forti sarebbe stato quello di far uscire il suo nome per destabilizzare il ministro dell’economia. Lo stesso Guido Pugliesi dichiara infondate le accuse di Di Lernia, che replica raccontando ai magistrati un sistema diffuso di versamenti in nero. E nelle maglie dell’inchiesta romana sarebbe finita anche Marina Grossi (l’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, ne avrebbe chiesto le dimissioni da amministratore delegato della Selex Sistemi integrati).Marco Milanese replica per iscritto che non ha mai fatto nomine e non ha ricevuto tali deleghe da Tremonti; di non essersi mai occupato di appalti per nessuna società del Tesoro; che non ha mai conosciuto Di Lernia; sostiene che, dalle intercettazioni, sarebbe emerso un interesse da parte dei poteri forti a far uscire il suo nome per destabilizzare l’ex-ministro dell’Economia. Dal canto suo, La Corte dei Conti ha stimato in 60 miliardi di euro l’anno il giro d’affari della corruzione, un meccanismo che impedisce il ricambio delle classi dirigenti.
Dopo l’interruzione pubblicitaria, si parla di plastica: si tratta di quei giochi che i nostri bambini usano normalmente. La storia inizia a Pechino. Qui si va a caccia di bottiglie vuote da riciclare, che vengono vendute ai grandi centri di raccolta. L’attività viene tollerata, perché abbassa i costi per lo Stato. Noi – invece – ne paghiamo lo smaltimento e la materia prima prende così la sua strada, per poi ritornarci indietro. La plastica viene lavorata in aziende clandestine, dove – pronti per essere tritati – ci sono addirittura dei rifiuti ospedalieri. Per chiudere, la rubrica C’è chi dice no riguarda Sergio Livigni, primario del reparto di terapia intensiva del San Giovanni Bosco di Torino, che ha aperto ai familiari le porte del suo reparto.