La puntata di Ballarò andata in onda ieri sera, 24 giugno, si è aperta con due scenari differenti. Il primo, fornito da un servizio sulle reazioni a caldo dopo la condanna di Silvio Berlusconi a 7 anni di reclusione oltre che all’interdizione da tutti i pubblici uffici. Una sentenza scioccante, dura, inattesa, per molti, eppure giunta con puntualità a scuotere il già precario equilibrio politico nazionale. Le persone intervistate, normali cittadini e esponenti del mondo politico, si sono espressi in maniera contrastante. Giubilo e stupore, ma anche riserbo e misuratezza. Donne stupite, quasi indignate, Cicchitto e Gasparri elusivi e preoccupati. Forcaioli soddisfatti, così come qualche deputato rampante e doverose prese di distanza, per evitare garbugli istituzionali. Un quadro che ha restituito in tutta la sua fragilità l’assetto di una nazione che stenta a riprendere la marcia malgrado gli interventi doverosi del Presidente della Repubblica. Il secondo servizio ha condotto a Herat, in Afghanisthan, dove ha sede il comando delle forze militari italiane. I volti di giovani ragazzi e ragazze, data l’età, si sono succeduti davanti alle telecamere. Le domande loro rivolte sono state delle più semplici: paure, nostalgie, progetti, impegno, aspettative. Qualcuno ha accennato ad una mancanza di patriottismo, altri della nostalgia di casa e delle fidanzate. Qualcuno dei rischi. Per il resto, tanti sorriso, qualche risata sottolineata dall’imbarazzo di ritrovarsi sotto i riflettori della cronaca in diretta. Per tutti l’incognita di un futuro, anche se non confessata in maniera diretta e spontanea. L’immagine che ne esce è quella di una nazione contraddittoria, dove la voglia di ricominciare sembra sepolta sotto il ciarpame del gossip e dell’individualismo più sfrontato.?La copertina di Maurizio Crozza non ha risparmiato nessuno, col nugolo di frecce scagliate con la sua solita verve. Il comico ha esordito definendo la giornata di ieri come l’Eldorado dei comici. La sentenza contro Berlusconi secondo la sua interpretazione, non ha fatto altro che acuire le magagne di una politica alla spasimo. Prima a essere interpellata è stata Maria Stella Gelmini. Crozza, stupito nel vederla ospite di Floris, le ha chiesto se per caso si era presentata per supplire la Carfagna impegnata nella sua lezione settimanale di pilates. Poi è cominciata la punzecchiatura riguardo la condanna di Berlusconi, alla pesantezza della sentenza, superiore alle richieste del PM, alle conseguenze. Poi è passato, dopo un doveroso saluto, a Laura Puppato, insistendo sulle spaccature interne al PD, spaccature che sembrano in diretta relazione con l’affare degli F35, gli aerei che si spaccano e che nessuno sarebbe in grado pilotare. Oltre alla bagarre relativa all’acquisto, da rinviare o annullare, dei cacciabombardieri, secondo il comico, sempre accesa e la polemica sull’inciucio, preparato come ultima spiaggia per la salvezza di un governo sempre più in balia delle grane del Cavaliere. Non sono mancate battute nemmeno per Bruno Tabacci, finalmente sotto i riflettori anche se solo per rispondere alla più stupida domanda del mondo: che ore sono? (nella pagina seguente il video della copertina di Maurizio Crozza).
Il dibattito in studio si è svolto attorno la condanna subita da Berlusconi. Un’ampia carrellata di servizi giornalistici raccolti attraverso la stampa estera ha fornito l’idea di quanto negli altri paesi UE e del mondo intero, i guai giudiziari del Cavaliere facciano sempre notizia e come offrano un’immagine dell’Italia ormai determinata da una classe politica sempre meno all’altezza della gravosità della situazione. Maria Stella Gelmini ha esordito il suo intervento sfoderando il solito copione difensivo ad a oltranza. Ha parlato di processo politico, di una sentenza da tribunale speciale, dell’accanimento di una casta, contro un uomo che ha cercato in tutti i modi di incarnare il nuovo per il meglio della nazione. Ha accusato i giudici milanesi di avere delegittimato i testimoni a favore così come di avere agito con dichiarato spirito antiberlusconiano e persecutorio. Una sentenza rimane sempre un pronunciamento vincolante, secondo quanto affermato da Antonio Polito, direttore del Corriere della Sera. Sono molti i particolari sui quali si dovrebbe discutere, ha aggiunto, ma la saggezza insegna ad avere rispetto di quanto deliberato dai giudici sopratutto quando viene proclamato nel nome del popolo italiano.
Il confronto che è seguito ai primi interventi si è animato notevolmente senza offrire nulla di nuovo riguardo una polemica che da anni accompagna ogni segmento della vita di Silvio Berlusconi. Le parole espresse da Laura Puppato, in linea con quanto il PD ha sostenuto malgrado la compromissione nel governo di larghe intese, hanno ribadito posizioni datate anche se di totale rispetto nei confronti dell’operato della magistratura. Così come la reazione di Maurizio Belpietro, indispettito per l’eccessiva felicità espressa da Maurizio Crozza, comunque sempre ancorato a convinzioni personali così come di parte. Malgrado l’ironia dei servizi montati e le allusioni alle malefatte fiscali di Josepha Idem, i toni si sono mantenuti accesi permettendo ancora una volta di sottolineare quelle spaccature che caratterizzano non solo il Governo, la maggioranza, i partiti, ma una nazione intera. La questione è da leggersi attraverso una differente angolatura. L’antropologa Amalia Signorelli ha proposto un’interpretazione della situazione sostenendo come lo scenario politico e culturale in Italia sia profondamente mutato nell’arco di soli due anni, sopratutto a seguito della vicenda Ruby e dell’idea di “machismo” becero e sfruttatore fornita da Berlusconi stesso.