Torna oggi su Rai Uno “Che Dio ci aiuti“, la serie tv diretta da Francesco Vicario per Lux Vide e Rai Fiction. Alle 21.10 va in onda il primo degli otto episodi inediti della seconda stagione. Protagonista della serie è sempre suor Angela, interpretata da Elena Sofia Ricci, ma a differenza della prima stagione la simpatica suora non aiuterà più il Commissario di polizia Marco Ferrari (Massimo Poggio) nelle sue indagini. La seconda stagione darà più spazio ai sentimenti e i nuovi ospiti del convento saranno semplici persone che si trovano di fronte a grandi scelte. Uno dei personaggi più amati della fiction è Martina Morbidelli, interpretata da Miram Dalmazio, che in questa intervista ci ha rivelato qualche anticipazione su quello che vedremo.
Torni in televisione con il ruolo di Margherita Morbidelli. Quali sono le novità del tuo personaggio rispetto alla prima stagione?
Margherita cambia completamente, cresce, diventa una vera donna. Affronterà dei problemi e soffrirà parecchio. All’inizio della nuova stagione non passa l’esame di specializzazione per diventare medico legale e dovrà fare tirocinio in corsia con i malati, una cosa che lei non aveva mai preso in considerazione. Per lei lavorare con i malati che soffrono e che potrebbero morire è una sofferenza grande. In ospedale conoscerà l’amore e il suo “soggiorno” in corsia sarà addolcito. Ma anche lei sarà messa a dura prova dalla vita, dovrà fare delle scelte molto difficili e rischierà di andare in prigione…
Margherita quindi incontra tra le corsie dell’ospedale il dottor Limbiati, interpretato da Luca Capuano. Che tipo di storia d’amore è la loro?
Il loro è un colpo di fulmine: appena lo vede lei pensa a George Clooney in “E.R. Medici in prima linea”. Margherita si innamora subito perché lui è un uomo molto affascinante. Chiaramente suor Angela è contraria a questa storia, perché c’è una grossa differenza di età tra di loro. Nessuno è d’accordo con la loro storia, ma Margherita continuerà per questa strada e ci saranno molti colpi di scena…
In questa nuova stagione il filone giallo-poliziesco svanisce lasciando spazio ai sentimenti. Cosa ne pensi di questa svolta della fiction?
Credo sia una grande svolta. L’anno scorso tutti hanno notato che il pubblico era più interessato alle storie personali dei protagonisti che alle vicende poliziesche. Credo che i telespettatori si possano immedesimare in queste storie. I protagonisti sono persone che soffrono, che devono fare scelte importanti. Ci sono questi due angeli custodi che sono suor Angela e il nuovo personaggio Guido Corti, interpretato da Lino Guanciale, che è un ex avvocato: loro due saranno il cuore e la mente che condurranno i personaggi a fare la scelta giusta. Per questo è una svolta decisiva, perché credo che il pubblico si confronti tutti i giorni con problemi, paure e malattie più che con casi di omicidio.
Nella nuova stagione si sono aggiunti nuovi attori al cast, come Lino Guanciale. Mentre alla fine della prima serie abbiamo detto addio a Serena Rossi e Massimo Poggio. Come hai vissuto questi cambiamenti?
All’inizio ero un po’ triste perché sono molto affezionata a Serena Rossi e Massimo Poggio (che interpretavano rispettivamente Giulia e l’ispettore di polizia Marco Ferri). I primi giorni sul set mi mancavano alcuni punti di riferimento, ma poi si è creato un nuovo gruppo, si è creata una nuova armonia. Lino Guanciale, Laura Gavlan, Rosa Diletta Rossi e Cesare Kristian Favoino sono persone meravigliose e attori straordinari. Lino Guanciale credo sia uno degli attori più bravi del cinema italiano. Si è creata subito un’armonia meravigliosa. Fortuna vuole che gli attori di questa fiction siano tutte delle persone per bene, nessuno ha atteggiamenti da divo o da diva, quindi è facile lavorare in tranquillità e armonia, con professionalità.
Sei diventata famosa con il ruolo di Margherita. Cosa ti accomuna e ti differenzia dal tuo personaggio?
Questo personaggio lo amo e lo odio. Essendo un personaggio dalla personalità molto definita, molti nella vita mi associano a Margherita, quando io in realtà sono un’altra persona. Forse anche perché ho questi capelli “”mportanti” da Candy Candy, che sono molto da Margherita. Io però sono molto diversa da lei. Una cosa che ci può accomunare è che lei è una persona buona, genuina, pura. Io adoro Margherita, ma mi dà un po’ fastidio che mi stiano etichettando con questo personaggio da commedia che io non sono.
Hai lavorato con Raul Bova in “Come un delfino” e con Elena Sofia Ricci e Valeria Fabrizi in “Che Dio ci aiuti“. Cosa hai imparato lavorando con questi grandi attori?
Come tutti i grandi attori sono delle persone umilissime. In modo particolare Elena Sofia Ricci è stata la mia vera maestra sul set. È di una generosità spiazzante, non si tira indietro per nessuna ragione se può venirti in aiuto. Ogni volta che avevamo un problema lei ci aiutava, ci dava delle dritte anche sulle pause, sul tenere il ritmo della battuta. Ma sopratutto da lei ho imparato la complicità femminile, che è importante per vivere bene su un set, perché non tutte le donne tendono a unirsi. Quindi quello che mi ha insegnato è che se le donne non vengono da te, tu devi andare da loro e cercare di creare armonia. Insomma, mi ha insegnato a essere elastica.
Quali sono i progetti per il tuo futuro? Con chi ti piacerebbe lavorare?
Mi piacerebbe lavorare tanto al cinema, perché non l’ho mai fatto. Magari con qualche giovane regista emergente. Non penso che il cinema sia superiore o inferiore alla fiction, però è un mondo che non conosco e che vorrei scoprire. Mi piace molto Elio Germano, penso che sia molto bravo e mi piacerebbe imparare qualcosa che ancora non so da lui.
(Elisa Porcelluzzi)