I gufi, specie riportata in auge dal mondo magico di Harry Potter (in cui diventano da predatori notturni simpatici messaggeri e animali di compagnia), indossano lelmo e volano in battaglia, pronti a difendere il potere (i malvagi) oppure la libertà (i buoni).
Accade nel Regno di GaHoole, primo film in animazione del regista di 300 e Watchmen Zack Snyder, una storia di gufi che in realtà cela riferimenti agli orrori del nazismo e della guerra.
Siamo in un mondo fantastico, tra mare, foreste e rocce imponenti; un mondo abitato dai gufi, divisi in due schieramenti opposti: il popolo dei Puri, che si credono appartenenti a una razza eletta, e i gufi guardiani del Regno di Gahoole, avvolti nella nebbia delle leggende.
In unantica foresta dal fascino notturno abitano due gufi fratelli, Soren e Kludd, diversissimi tra loro: Soren, coraggioso e sognatore, è cresciuto nel mito dei guardiani di GaHoole mentre Kludd, cinico e razionale, rifiuta di credere alla loro esistenza.
Si prefigura il tema classico della lotta tra fratelli, che infatti esplode quando rapiti dai Puri Soren e Kludd scelgono strade opposte: Soren decide di scappare e cercare i Guardiani, per liberare i gufetti assoggettati e ipnotizzati dai malvagi; Kludd rimane invece al servizio dei Puri, trasformandosi presto in uno spietato soldato.
Cè molto di umano in questa storia fantasy, che attraverso i gufi parla di noi: lesercito dei gufetti costretti a fissare la luce della luna, che li rende simili a zombie, ricorda il popolo accecato dai tiranni, privato della libertà di pensiero prima ancora di quella fisica. Mentre lavventura di Soren, aiutato da un gufo coraggioso che osa ribellarsi ai Puri per dare ai giovani una chance di salvarsi e combattere per la libertà, rispecchia il viaggio di chi crede in un ideale positivo e non si lascia corrompere dalle facili promesse e dalla sete di potere.
Giunto nellaffascinante e magico mondo di GaHoole, però, come ogni idealista Soren dovrà scontrarsi con la realtà. Tanto per cominciare, il suo personale mito dinfanzia, Ezylryb, comandante dellesercito durante unepica battaglia, è diverso da come se lo aspettava: lungi dal sentirsi un eroe, Ezylryb è un gufo indurito dalla guerra, che per lui non è eroica ma orribile. Si tratta di fare ciò che è giusto spiega a Soren prima di lanciarsi di nuovo a combattere contro i Puri, per salvare i gufetti rapiti.
Inoltre, anche i Guardiani non sono perfetti come il mito li descriveva e tra loro c’è un traditore, pronto a vendere la vita dei suoi amici e il destino dei gufi per l’illusione del potere. Alla fine però, come in ogni fantasy che si rispetti, il Bene vince contro il Male e Soren diventa un giovane guardiano, con il compito di “riscattare gli oppressi e rendere forti i deboli”.
Tratto da una serie di romanzi di Kathryn Lasky, Il regno di Ga’Hoole si distacca dalla serie dei fantasy spettacolari ma deludenti come Percy Jackson: pur raccontando una classicissima storia di formazione, con divisione manichea tra Bene e Male, lotta tra il protagonista e la sua nemesi (il fratello) e percorso di crescita del giovane che lascia il nido e deve imparare a volare, il film riesce a sorprendere. Snyder sa creare epiche scene di battaglia che sembrano quasi girate nello stile del documentario, così come spiazzanti primi piani sui volti inespressivi dei gufi, per nulla “umanizzati” nella realizzazione grafica.
Il buio è l’elemento predominante del film, un “notturno” dove la terza dimensione non è un surplus ma un mezzo per dare profondità a un ambiente privo di luce: il lavoro del regista è sorprendente, e alla fine ad incantare sono soprattutto gli ingressi nelle caverne, nelle tane misteriose e affascinanti dei gufi, nel profondo della foresta, tocchi visivi che di sicuro piaceranno ai ragazzini abituati agli scenari dark di Harry Potter e del Signore degli Anelli.
Condensando tre libri in un solo film, certi passaggi sono andati persi e alcuni personaggi sembrano privi di profondità psicologica; il finale, in cui non c’è trasformazione né redenzione per i malvagi, può spiazzare e far sembrare troppo semplice questa storia in cui si scontrano due valori ben distinti e senza troppe sfumature. Eppure, c’è qualcosa di profondamente accattivante nel film, oltre al felice impatto visivo: se Soren è un sognatore come tanti ne abbiamo visti nella storia del cinema e della letteratura, il vero personaggio a risultare indimenticabile è Ezylryb, il reduce di guerra, eroe nelle leggende e folle nella realtà, la voce più ironica, sincera e moderna di tutto il film.
La storia è a tratti crudele e non ammorbidisce gli spigoli alla maniera disneyana, ma questo non è un film solo per bambini: gli adulti ritroveranno molti richiami al presente e al passato prossimo, restituito con un magico realismo che, pur non edulcorando la malvagità, non tralascia di lanciare un messaggio di speranza e fiducia nel nucleo di bontà che sopravvive nell’universo… finché esisteranno i Guardiani di Ga’Hoole.