La serie tv che vede protagonisti Taye Diggs e Kathleen Robertson, Murder in the First, torna alla sua collocazione usuale, in prima tv il giovedì sera su Premium Crime. Oggi, 11 giugno 2015, andrà in onda lottava puntata, dal titolo Un po si vince, un po si perde. Ecco qualche anticipazione: Blunt parla della notte in cui ha visto Cindy. Dice che ha fatto sesso con lei, ma che quando l’ha lasciata lei era ancora in vita. Spiega che era ovvio che mentisse alla polizia, dal momento che la storia di questa relazione clandestina avrebbe generato un vero e proprio scandalo. Non aveva ulteriori fini per raccontare una versione diversa dei fatti. Inoltre non sapeva nulla della gravidanza, cosa uscita allo scoperto, a suo dire, soltanto durante l’autopsia. Esclude dunque un omicidio per utilità personale, ovvero per non essere incastrato da quello che era ancora un feto. Ammette inoltre la storia con Hannah. La definisce la sua amante, ma sottolinea come non ci sia mai stata violenza tra loro, che lei si sia inventata tutto. La svolta arriva poi con West, che torna protagonista in aula.
Il procuratore distrettuale parla chiaro con English (Taye Diggs) e Mulligan (Kathleen Robertson), dicendo che è impossibile evitare che il post pubblicato da Mark resti un mistero a lungo. L’elemento dovrà essere presentato come tutti gli altri ma, in modo da concedere ai detective il tempo necessario per trovare una risposta adeguata, o magari investigare sul caso, promette almeno di rallentare il processo delle cose e ritardare il tutto. La pista porta dritta verso Ivana West, direttrice tecnica di Blunt (Tom Felton), che potrebbe aver scritto il post e inscenato il tutto. Se tutto ciò fosse vero, non si tratterebbe di un suicidio. I registri digitali però le conferiscono un solido alibi. Viene portata dentro e interrogata, e quando chiede un avvocato si inizia il gioco vero, quello delle minacce personali. English le dice in pratica che, comunque andranno le cose, si ritroverà in un vero e proprio circo mediatico, che potrebbe mettere a rischio i suoi profitti. Terrorizzata da questo scenario West inizia a parlare finalmente. ll processo prosegue e subisce una netta svolta quando diventa palese che il suicidio non era altro che una scenata. La morte è giunta per una del tutto accidentale overdose. West conferma d’aver incontrato di proposito Mark in un bar. Voleva portarlo a casa, facendogli credere che qualcosa potesse accadere, ma l’unico scopo che aveva in mente era quello di ucciderlo. Alla fine però si è resa conto che bastava lasciar fare alla natura.
Come spesso avviene in questi casi, il tutto sarebbe andato secondo programma se non fosse per il più inatteso degli imprevisti. A quell’ora era impossibile pubblicare qualsiasi cosa sul web, dal momento che la connessione internet non era disponibile in quel quartiere, e dunque l’appartamento di Strauss era privo di segnale. La sua fortuna però continua ad assisterla. Il caso infatti non è incentrato su di lei, anzi tutt’altro, e così c’era soltanto bisogno della certezza che il post del suicidio non fosse autentico. Una volta saputo questo, non c’è alcun bisogno di approfondire su chi l’avesse piazzato, e per West si rivela una manna, dal momento che in pratica non pagherà per tutta questa storia. Lei, ormai a carte scoperte, fronteggia a muso duro Terry, chiedendogli se voglia sapere la verità sulla morte di Cindy, ovvero se lei l’abbia uccisa o meno, ma lui rifiuta, e preferisce il silenzio. Il volto di West non lascia trapelare molto, ma di certo si è rivelata essere una persona del tutto differente da quella che ci si aspettava.
In pratica è un nuovo personaggio, in grado di certo di compiere un gesto del genere, e dunque viene lasciato il dubbio sul fatto che fosse seria o meno nel dire certe cose. A confermare questo cambiamento radicale c’è la sua confessione, ovvero la spiegazione di quello che era il suo piano iniziale. Aveva infatti in mente di andare a letto con Terry, così da poter incastrare Strauss una volta per tutte. Si era però resa conto di non doversi spingere fin lì, avendo visto le pessime condizioni di Mark. Arrivati a questo punto ecco nuovamente la sua solita fortuna, che in questo caso prende le sembianze di una overdose. Nel frattempo i detective sono sulle tracce di Wilkerson (Steven Weber), pressandolo costantemente dopo che Daniels (James Cromwell) in corte gliele ha suonate. Alla fine l’uomo è costretto a chiedere un favore a Salter e procurarsi un video della sicurezza, così da portare in aula il proprio alibi ed evitare ulteriori disagi. Risulta alquanto strano vedere come la moglie di Wiklerson confermi il suo alibi senza problemi, nonostante lui l’abbia picchiata, confermando il tutto anche in aula. Di certo le donne in questa serie non se la passano alla grande, come dimostrato anche da Hannah Harkin, che ha confessato d’essere stata pagata da Blunt, così che non rivelasse d’essere stata drogata e stuprata da lui.
Di certo chi ha resistito meglio in aula è stata senza ombra di dubbio Hildy, che è rimasta solida come una roccia dinanzi alle innumerevoli trappole disseminate da Daniels. Non ha fatto una piega neanche dinanzi alla storia del bacio dato a Blunt con l’unico scopo di ottenere il DNA, cosa che coglie decisamente di sorpresa l’uomo in aula, che un po’ ci sperava in un continuo della storia.