Di lei ha parlato Roberto Saviano ad Amici e oggi possiamo vederla nella prima puntata della stagione di Che fuori tempo che fa. Fabio Fazio torna al timone del programma e lo fa con un’intervista esclusiva fatta a Malala Yousafzai. La ventenne pakistana vincitice del premio Nobel continua a lottare per l’istruzione delle donne del suo Paese e proprio in questi giorni ha lanciato una petizione volta a raccogliere i finanziamenti per 12 anni di istruzione per le ragazze di tutto il mondo. In particolare, Malala scrive: “A volte la gente mi chiede: perché è importante per le ragazze andare a scuola? Credo che la domanda fondamentale da fare sia: perché le ragazze non dovrebbero avere il diritto di andare a scuola?“. Ne parlerà ancora questa sera?
C’è molta attesa per la partecipazione dell’attivista pakistana Malala Yousafzai, oggi sabato 26 settembre a Che fuori tempo che fa programma condotto da Fabio Fazio su Rai 3.
Malala Yousafzai è nata in Pakistan, a Mingora, nel luglio del 1997 e deve la sua grande notorietà alla lotta sviluppata a favore dei diritti civili e, soprattutto, del diritto delle donne all’istruzione. Un diritto impedito nella valle dello Swat, dove è ubicata la sua città natale, da un editto talebano.
La sua lotta è iniziata molto presto e già all’età di undici anni il suo blog, curato per la BBC, è diventato un punto di riferimento mondiale, documentando quanto accadeva nella sua regione, sottoposta al regime dei talebani, i quali avevano conquistato manu militari lo Swat. I suoi servizi le hanno procurato la nomina per l’International Children’s Peace Prize, un prestigioso premio assegnato da KidsRights Foundation ai ragazzi impegnati nella battaglia mondiale per i propri diritti. Una nomina che è stata vista naturalmente come il fumo negli occhi dai talebani, i quali non hanno esitato ad attentare alla sua vita, sparandole alla testa mentre tornava a casa con il pullman della scuola da lei frequentata.
Ricoverata a Peshawar, nel locale ospedale militare, è stata quindi sottoposta ad una delicata operazione chirurgica per rimuoverle i proiettili dal cranio, perfettamente riuscita. Il portavoce dei talebani pakistani, Ihsanullah Ihsan, non ha avuto alcuna remora nel rivendicare l’attentato, attribuendolo al fatto che Malala costituirebbe un vero e proprio simbolo per gli infedeli. Lo stesso Ihsan ha inoltre affermato che qualora la ragazza fosse sopravvissuta, la sua organizzazione terroristica avrebbe continuato ad attentare alla sua vita. Una dichiarazione che ha costretto le autorità a traferire Malala in una struttura ospedaliera di Birmingham che aveva dichiarato la sua disponibilità a curarla.
Una volta ristabilitasi ha naturalmente continuato la sua lotta e, al compimento del suo sedicesimo compleanno, il dodici luglio del 2013, ha avuto occasione di parlare presso la sede delle Nazioni Unite di New York, ove ha lanciato un accorato appello in favore dell’istruzione per tutti i bambini del mondo. Un evento storico, nel corso del quale la ragazza pakistana ha indossato simbolicamente lo scialle che era appartenuto alla defunta Benazir Bhutto.
Nell’ottobre dello stesso anno le è poi stato conferito il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, motivato dall’eroismo del suo comportamento. La consegna del Premio è avvenuto nel corso di una sessione plenaria presso il Parlamento Europeo di Strasburgo, avvenuta il 20 novembre dello stesso 2013. Un anno più tardi è infine stata insignita del premio Nobel per la pace, un premio riconosciuto anche a Kailash Satyarthi, un attivista indiano.
I suoi diciassette anni ne fanno la più giovane vincitrice di un Nobel nella storia e la motivazione ha ricordato ancora una volta la sua eroica lotta per affermare il diritto dei bambini di tutto il mondo all’istruzione, che per tanti adolescenti del suo paese è ancora conculcato dal regime oscurantista dei talebani.
La sua vita continua ad essere caratterizzata dal timore di ritorsioni da parte dei terroristi, tanto che la polizia britannica ha deciso di concederle una scorta al fine di proteggerla tutto il giorno. Una decisione dovuta ad un rapporto del controspionaggio britannico, l’Mi5, secondo il quale il pericolo per Malala è sempre elevatissimo e addirittura crescente. Si tratta in pratica dello stesso servizio che viene varato in occasione delle visite dei capi di Stato e delle personalità politiche di primo piano. Nel frattempo Malala è tornata all’onore delle cronache per essere riuscita a diplomarsi con il massimo dei voti, ovvero A+, un voto che le ha praticamente spianato la strada per i maggiori college del Regno Unito, a partire da Cambridge e Oxford.