Io e te ti entra dentro. Si prova nausea, a un certo punto. Ci si vorrebbe alzare e scappare. Per respirare. Per uscire da quella cantina buia e anche umida – pensiamo. Invece non ce la si fa. Guardare e vivere la storia di Lorenzo e Olivia – bravissimi gli attori nellesprimerne il carattere – è inevitabile, seppur doloroso in alcuni momenti.
Questa è la magia del nuovo film di Bertolucci, che torna sul grande schermo dopo che la sua immobilità lo aveva costretto ad abbandonare la macchina da presa. Poi arriva Io e te di Niccolò Ammaniti e per Bertolucci si riaprono le porte della settima arte. Perchè anche per lui mettere in scena questo incrocio di emozioni era diventato inevitabile.
Lorenzo, dicevamo. Quattordicenne solitario e problematico, che coglie al volo l’occasione di una gita scolastica per rifugiarsi in cantina e trascorrere una settimana da solo con se stesso. Al riparo da tutti. Dai compagni con cui non ha rapporti, dagli insegnanti e dalla madre, che, accompagnandolo al pullman, lo crede finalmente deciso ad abbattere il buio della solitudine. Invece gli basta poco – una precisa e instancabile organizzazione, per sopravvivere tra quei mobili accatastati e impolverati.
Poi arriva l’imprevisto. Che ha il volto pallido e sbavato nel trucco di Olivia. Bionda, magra, avvolta in un lungo cappotto nero irrompe nella solitudine di Lorenzo frantumandone il senso. sua sorella, dopotutto. Anche se i due a malapena si conoscono, perchè, come spiega l’accento siciliano di cui quella bellezza sfacciata e sporca, loro padre ha pensato bene di abbandonare lei e sua madre. Per rifarsi una famiglia pulita e borghese.
E così due anime inquiete si incontrano e si scontrano. Non perchè lo spazio sia troppo piccolo. Perchè, piuttosto, Lorenzo non vuole condividere il suo ordinato nuovo mondo con qualcun altro. Tanto più con sua sorella. Che invade e ubriaca l’aria con una personalità prepotente ed esuberante che non conosce confini, né limiti. Sarà stato il destino, allora, a farli ritrovare. Per far vibrare con una scossa le vite di entrambi. Per far aprire lui e riordinare lei.
Si completano, certo. Nonostante i litigi e il dolore. Perchè Olivia ha bisogno di un rifugio. Di un posto sicuro dove nascondersi per ripulirsi. Lasciarsi alle spalle la droga e tutto il resto. Forse Lorenzo non era pronto per tutto questo. Forse avrebbe voluto solo vivere sette giorni di totale isolamento. Ma la necessità di crescere bussa alla sua porta e lo fa in maniera drastica.
Non è facile assistere alle sofferenze di Olivia. Eppure ci sbatte contro e sbriciola il guscio della vita trasformandosi in un piccolo uomo che sa prendersi cura di qualcun altro. Come farebbe un fratello. Che prova un amore puro e verace verso chi è dello stesso sangue.
Una cantina e due fratelli. L’aria che manca, il puzzo che a volte si sente. Cibo, sigarette e il vomito che ci dice che Olivia ce la sta mettendo tutta per disintossicarsi. Eppure, non si riesce a smettere di desiderare almeno un po’ dell’amore che pian piano li lega.
Se quella cantina fosse la metafora dell’anima, diremmo che non basta rifugiarcisi per stare bene. Che bisogna provare ad aprirne la porta a chi ci vuole entrare non per forza per vedere cosa ci sia dentro, ma semplicemente per accomodarcisi un po’ e per trovare un rifugio. Che dietro un “io e te” non si nasconde sempre un noi, ma due entità divise che si completano, pur restando separate, ma congiunte. Questa è la storia di Lorenzo e Olivia.