Quanto a lungo si può convivere con un segreto? Una menzogna nascosta per anni può divenire verità ufficiale per sempre? Sul piatto della bilancia, pesano di più onore e rispettabilità o la propria coscienza? Intorno a tali quesiti si snoda Il debito, lultimo lavoro di John Madden, regista inglese elegante e poco prolifico ricordato soprattutto per il pluri-premiato Shakespeare in love.
Adattamento della pellicola israeliana Ha-Hov del 2007, il film viaggia su due piani temporali paralleli: nel 1997 gli ex agenti segreti del Mossad Rachel Singer e Stephan Gold (Helen Mirren e Tom Wilkinson), un tempo marito e moglie, si incontrano per promuovere il libro scritto dalla figlia come celebrazione delle loro gesta di trentanni prima, quando insieme allagente David Peretz (Ciaràn Hinds) catturarono a Berlino un feroce criminale nazista noto come il chirurgo di Birkenau, ricevendo gli onori e la riconoscenza di Israele.
Perché a distanza di tanto tempo la lettura di quelle pagine provoca a Rachel tanto turbamento? Cosa spinge il suo ex compagno di missione David a compiere nel frattempo un gesto fatale? I ricordi di Rachel volano indietro al 1965, quando lei (Jessica Chastain), Stephan (Marton Csokas) e David (Sam Worthington) condividevano un appartamento in incognito nella capitale tedesca per portare a termine il piano. Affiora così una verità non del tutto coincidente con la versione ufficiale. Rachel si trova presto di fronte a una scelta: lasciare che una menzogna di tanto tempo prima continui a essere per tutti la verità oppure riscattarsi con un gesto definitivo e coraggioso.
A John Madden piacciono i grandi temi e in questo film ce ne sono in quantità. Regista e sceneggiatori (Peter Straughan, Jane Goldman e Matthew Vaughn), però, non li scandagliano nel profondo: il loro interesse non sembra essere tanto porre lo spettatore di fronte a delicate questioni morali o complesse riflessioni psicologiche, quanto osservare come si muovono i personaggi nello scenario di vendette, rimpianti, segreti e gelosie orchestrato con indubbia maestria.
La suddivisione in piani temporali diversi è sicuramente intrigante, ancor di più per la discrepanza tra la versione raccontata nel presente e i reali accadimenti del passato, a discapito, però, almeno in alcuni punti, di equilibrio e fluidità del racconto.
La sceneggiatura, che poteva sfruttare con maggiore efficacia alcuni interessantissimi spunti, sceglie invece di mettersi al servizio dei personaggi e, soprattutto, di attori straordinari: Mirren e Wilkinson sono sempre una garanzia, Hinds appare poco, ma restituisce alla perfezione il ritratto di uomo senza prospettive, schiacciato dal peso dei rimorsi.
Sul fronte dei giovani, Sam Worthington, star di Avatar, non è proprio un campione di espressività, ma si dimostra una scelta indovinata per il laconico e sofferente David. Purtroppo per lui, è adombrato da due mostri di talento: il sanguigno Marton Csokas (Il signore degli anelli) e la splendida Jessica Chastain, scoperta in The tree of life di Terrence Malick, vero valore aggiunto del film, con la sua grazia e gli occhi capaci di esprimere con un solo sguardo una moltitudine di emozioni contrastanti.