Poiché il fascino del Mago di Oz resiste al tempo, non sorprende che produttori e registi continuino a proporre le avventure di Dorothy e dei suoi compagni lungo il sentiero dei mattoni gialli, attingendo a tutto il materiale possibile. Per Il magico mondo di Oz, il regista Dan St Pierre sfrutta i libri di Roger Stanton Baum, il pronipote del celebre Frank L. Baum, autore del romanzo originario.
Chi conosce la storia, sa che, dopo avere salvato il mondo di Oz dalle streghe cattive, Dorothy Gale è tornata in Kansas dagli zii, la cui fattoria ha subito danni notevoli a causa dell uragano. Dorothy non vuole saperne di abbandonare la casa, ma è letteralmente catturata da un arcobaleno e trasportata di nuovo nel Regno di Oz, dove i suoi amici hanno bisogno di aiuto.
lo Spaventapasseri, ora descritto come un cervellone che ricorda il famoso Archimede di Topolino, ad avere trovato il modo di contattarla: lui, il Leone e l Uomo di Latta sono minacciati e poi imprigionati dalle scimmie malvagie, ora al servizio di un altro cattivo: il Giullare, trasformato dalla Strega dell Ovest in un pagliaccio e ansioso di dimostrare il suo potere. Privo di scrupoli, riduce tutti i buoni a marionette esibite in teche di vetro e le fa muovere e parlare a comando. Dorothy è la sola speranza di salvare il popolo di Oz: deve raggiungere la Città di Smeraldo e distruggere il bastone magico in mano al Giullare, la fonte del suo potere.
Il viaggio di Dorothy la porta a incontrare nuovi amici, come Socrate, il gufo chiacchierone che non riesce più a volare, il maresciallo Mallow, un soldato fatto di marshmallow che li arresta e poi li aiuta, la Principessa di Porcellana, capricciosa e altezzosa in apparenza, ma di buon cuore, e il coraggioso e generoso albero parlante. Una compagnia bizzarra e simpatica che trova nel sostegno reciproco il coraggio di superare le proprie debolezze (la timidezza, l insicurezza…), un gruppo eterogeneo e ben caratterizzato che permette di creare situazioni divertenti, soprattutto grazie ai monologhi e ai buffi comportamenti di Socrate.
In generale, però, il film non riesce a restituire in toto lo spirito ironico e il substrato metaforico de Il Meraviglioso Mago di Oz. Alcuni personaggi, così come le canzoni, rischiano di diventare troppo dolci e poco graffianti, mentre la caratterizzazione di Glinda ricorda pericolosamente quella delle fatine disneyane. Dorothy, per fortuna, rappresenta un eccezione: è una ragazzina moderna, decisa ma gentile, affettuosa ma sbrigativa, senza fronzoli.
La sensazione è che tutto sia appiattito e non esplorato abbastanza. Si nota il tentativo di dare rilievo al tema della sopravvivenza alle catastrofi naturali, che mettono alla prova la capacità di reagire dell’ individuo e della comunità. Nel Kansas, così come nel regno magico, la popolazione deve far fronte a eventi indipendenti dalla propria volontà: l’ uragano, il terremoto, la violenza delle cascate.
Il risultato, tuttavia, è poco convincente. Il viaggio, nonostante la classica strada di mattoni gialli che dovrebbe dare una direzione al film, manca di un “gancio” forte che tenga viva l’ attenzione del pubblico adulto. Di conseguenza, il cartoon risulta carino per i bambini, ma lontano dallo splendore a cui ci hanno abituato altri prodotti in animazione.