Servizio pubblico va in onda allinsegna della confusione massima. Tra apprezzati riferimenti al Papa e una intemerata di Marco Travaglio contro tutti (salvo il Papa) e contro tutto per un mondo migliore, persino contro il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Si gioca sul Presidente che non deplora a sufficienza il Pdl manifestante contro la magistratura, che non aveva sbattuto giù immediatamente il telefono, a suo tempo, a Nicola Mancino. Insomma, Napolitano sarebbe contraddittorio. Ma diventa, paradossalmente, quasi un dettaglio rispetto alla grande confusione che si vive politicamente ed economicamente.
Interviene al proposito, su questo ultimo punto, Tito Boeri, economista, che ricorda i crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica amministrazione. Se ne parla da un anno, ma non se ne è fatto e non se ne fa assolutamente nulla. Ma davvero? Poi Boeri spiega che lo stallo della crisi politica ha un costo enorme di carattere economico e finanziario. Allinizio si salta soprattutto tra due problemi: quello della manifestazione davanti al Palazzo di giustizia di Milano e lurgenza di trovare un governo del Paese. In platea ci sono Mariastella Gelmini, Paolo Mieli e il sindaco di Bari, Michele Emiliano.
Mieli fa una confessione sulla sua giovinezza. Dice che la manifestazione contro la magistratura è stata deprecabile e lui aveva già usato parole severe al riguardo. Ma ricorda anche quando, da giovane, le manifestazioni contro la magistratura le faceva lui. Sintesi allusiva? E chi può rispondere? Seguono immagini drammatiche sulla programmata chiusura della Bridgestone. Lì viene fuori tutta la drammatica realtà sociale del Paese. Ed è da questa realtà che emerge lesigenza di un governo, anche con i grillini, di grande cambiamento. Si spende al proposito Michele Emiliano, che sarebbe disposto a fare un passo indietro anche sul finanziamento pubblico ai partiti. Mieli sottolinea che si può uscire dalla crisi politicamente solo con delle convergenze responsabili in Parlamento, stabiliendo delle priorità con un governo guidato da un personaggio al di sopra delle parti.
Il senso che si coglie è quello dellimpalpabilità confusa. Quasi tutti gli interventi a Servizio pubblico riflettono limmagine del Paese. E sarebbe positivo da un punto di vista mediatico, se non si cogliesse che una sorta di specchio perverso è il vero padrone della situazione: sia dai media che dalla nuova classe dirigente arrivano solo posizioni dissonanti, immagini di solo e continuo contrasto e per di più incrociate.
Il problema del come se ne esce diventa un cruciverba e di certo le posizioni radicali e contrapposte non portano da nessuna parte. Si coglie da un altro intervento di Travaglio lo spessore dello scontro, quando spiega il vero problema: la messa fuorigioco sia di Silvio Berlusconi, sia dello stesso Pier Luigi Bersani. Il giornalista di Servizio pubblico spiega che bisogna che sia a sinistra che a destra vengano eliminati due “politburo”, quello del Pdl e quello del Pd.
Impressionante rispetto al gioco delle varie “minoranze” del Parlamento la protesta di due imprenditori veneti. Uno urla: “Vergognatevi: perché continuate a litigare mentre dovreste mettervi d’accordo per fare qualche cosa?”. La domanda resta per aria. Poi la trasmissione tocca una serie di problematiche irrisolvibili, anche quella di una minoranza, al momento, di tedeschi che vogliono uscire dall’euro. Questa volta Servizio pubblico appare disordinato, anche se a tratti efficace sullo spessore drammatico della crisi economica e politica.