Ha fatto molto discutere, le scorse settimane, il caso dellomicidio di Tiziana Olivieri, l’operaia 41enne di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, che un anno fa venne assassinata dal proprio compagno e convivente, Ivan Forte, di quindici anni più giovane di lei. Il ragazzo, dopo un violento litigio, la strangolò a mani nude nella loro camera da letto, preparò la pappa al loro piccolo di 11 mesi e, dopo averlo messo a dormire, diede fuoco al loro appartamento per nascondere il corpo della donna strangolata, dando l’allarme a una vicina di casa e fingendo di portare in salvo il figlio e il cane. Ma il delitto fu ugualmente scoperto e Forte nonostante sia stato accertato essere lassassino di Tiziana e sia reo confesso per il fatto, è stato scarcerato per via della decorrenza dei termini della custodia cautelare: in 12 mesi, infatti, non è mai stata fissata la data per la prima udienza. Un problema giudiziario-burocratico e un fatto gravissimo che la famiglia di Tiziana, preoccupata anche per l’incolumità del figlio della vittima e del sui carnefice, non riesce a sopportare. Ivan Forte è potuto infatti tornare, almeno per il momento, a vivere nel suo paese dorigine in Calabria, a casa dei suoi genitori, con l’obbligo di firmare in caserma tre volte ogni settimana e di non uscire la notte. Per il resto, l’uomo è libero di fare ciò che vuole. A Quarto Grado, nella puntata andata in onda venerdì 17 maggio 2013, sono intervenuti, in diretta da Modena, la famiglia di Tiziana ed in particolare la madre ed il fratello che per il momento non possono are altro che sfogare la propria rabbia per la scarcerazione di Ivan. Il giovane, durante uno dei tragitti che lo portano da casa alla stazione dei Carabinieri, viene avvicinato da un inviato della trasmissione diretta da Salvo Sottile e Sabrina Scampini, al quale esterna tutto il suo pentimento per quanto ha fatto ed allo stesso tempo chiede il perdono ai familiari, che non sono però disposti a concederlo se non dopo che avrà scontato la propria pena. A tal proposito, Ivan evidenzia di essere consapevole di dover scontare una congrua pena e di essere intenzionato a farlo non appena verrà condannato.