Stasera è in onda l’ultima puntata di Ris Roma 3 – Delitti imperfetti. È arrivato il momento dello scontro decisivo e finale tra il Lupo e il capitano Lucia Brancato: lo spietato criminale avrà la sua vendetta? O Lucia riuscirà a sgominare la temibile banda? L’abbiamo chiesto proprio al Lupo, alias Mario Pugliese ovvero Marco Basile, l’attore che per due stagioni della fiction ha dato il volto a uno dei “cattivi” più carismatici della fiction italiana. Marco, in questa approfondita intervista a ilsussidiario.net ci ha regalato un’imperdibile anticipazione sul finale della terza stagione e sul destino del suo personaggio, rivelandoci che il segreto del successo della fiction è stato l’incredibile lavoro di squadra svolto dal gruppo di giovani attori che hanno composto la banda. Scoprirete leggendo che lo spirito di gruppo e la professionalità sono state decisive sul set… E nelle azioni della Banda del Lupo…
Nella fiction interpreti Mario Pugliese, il Lupo, spietato leader della Banda: il tuo personaggio ha avuto un’affascinante evoluzione, ormai sembra abbia gettato la maschera. Ce ne parli?
Il Lupo ha fatto un percorso straordinario. Nella scorsa stagione, la seconda, si è trattato di una sorta di esperimento: sarebbe stato facile, con un personaggio del genere, cascare nella banalità e nei luoghi comuni, ma grazie al lavoro di sceneggiatori, registi, colleghi attori e mio, siamo riusciti a dargli un’anima, una storia, un passato, un presente e un desiderio di futuro. La maschera ha fatto sì che il Lupo, ma anche gli altri componenti della banda, avessero una presa fortissima sul pubblico, ma anche l’atteggiamento di sfida e quasi di schermo nei confronti dei Ris è stato apprezzato, soprattutto dai giovanissimi. Per il Lupo ha funzionato tutto alla perfezione, è davvero un grande personaggio Mario Pugliese.
Ma il Lupo ha gettato la maschera…
È il tratto distintivo del Lupo. Avrei voluto che me la regalassero perché la sento davvero mia… Mario Pugliese è un personaggio a cui sono legatissimo e tenete a mente che in un certo senso ha un animo nobile: ha un desiderio fortissimo di rivalsa nei confronti del mondo perché gli è stato tolto quasi tutto. Se ricordate nella scorsa stagione la Brancato gli ha tolto la figlia, gli ha tolto la salute, infatti in questa terza stagione è gravemente malato.
Da attore come ti sei rapportato con un personaggio come il Lupo? Hai saputo dargli un’identità fortissima…
Il Lupo ed io abbiamo un solo tratto caratteriale in comune, la determinazione: questo ho dato di me stesso al Lupo. Dopo di che ho lavorato sul passato del mio personaggio, ricostruendolo per dare un’identità a Mario Pugliese. Ho cercato inoltre di dare a Mario tutto il realismo e l’umanità possibile per renderlo un personaggio negativo e credibile come “cattivo”. Uno degli aspetti sorprendenti è che questo “cattivo” piace molto, al punto da sembrare quasi positivo. Ho fatto un lavoro davvero approfondito: a volte mi guardo e mi dico che non mi sembra di vedere il mio volto, ma quello di Mario…
Dicevi che ti hanno aiutato molto i tuoi colleghi attori, in particolare quelli della banda del Lupo…
I miei colleghi sono stati fondamentali, professionisti straordinari che non smetto di ringraziare: da Marco Mario De Notaris, Antonio Grosso, Greta Scarano e Nicola Nocella nella scorsa stagione, a G-Max, Serena Rossi e di nuovo Grosso e De Notaris in questa terza serie. Marco De Notaris e io abbiamo iniziato il nostro percorso insieme sul set di Cuori rubati: eravamo due giovani attori con il desiderio di crescere professionalmente e ci siamo ritrovati dopo dodici anni in Ris Roma nel ruolo di spietati criminali. Ci lega un rapporto di assoluta stima e affetto e spero che Marco raggiunga i traguardi professionali che davvero si merita. Sono stati incredibili anche G-Max e Serena Rossi. G-Max non è un attore ma un cantante e ha affrontato l’avventura dei Ris con un’incredibile umiltà, affidandosi a chi in questo mestiere aveva più esperienza. Lo stesso vale per Serena, che si è misurata con un ruolo per lei inedito prima d’ora e l’ha affrontato con umiltà e professionalità.
Ris Roma è una fiction che ha sempre regalato sorprese, colpi di scena e finali mozzafiato: cosa devono aspettarsi i telespettatori da questa ultima puntata?
La vita del Lupo non ha più un senso, resta solo un ultimo obiettivo: eliminare Lucia Brancato. Come si è visto nel promo, il Lupo decide di entrare nella sede dei Ris, un atto di sfida che forse nessun criminale avrebbe il coraggio di fare. Però tenete conto che abbiamo girato tre finali differenti e non so davvero quale dei tre regista e produttore hanno deciso di mandare in onda. Lo scoprirò anch’io con i telespettatori guardando la puntata finale. Io, però, sinceramente vorrei che il Lupo morisse. È stato un personaggio forte, di carisma, determinato e credo sia bello resti nella memoria della fiction e dei telespettatori in questo modo…
Vorresti dire addio al Lupo… ma ti rivedremo in tv o sul grande schermo?
Ho un paio di progetti, ma finché non firmo il contratto, per scaramanzia, preferisco non dire nulla. Non ho fretta di apparire, voglio affrontare il mio lavoro nel migliore dei modi, cercando lavori di qualità, che certamente nel panorama italiano non mancano.
Torniamo alla tua carriera, che spazia dal cinema, al teatro alla televisione. Quali sono le “tappe” di questo percorso che consideri determinanti?
Tutti i lavori che ho affrontato, li ho fatti per scelta e ciascuno si è rivelato un’esperienza professionale importante e di crescita. Sono però particolarmente legato a tre progetti, oltre a Ris. La Squadra-Napoli, che grazie al personaggio di Vincenzo Matrone mi ha fatto conoscere al grande pubblico televisivo; poi La Fattoria: il reality si è rivelato un’esperienza di vita straordinaria e ho potuto mostrare il mio carattere schietto e onesto, l’altra grande esperienza professionale a cui sono molto legato è la fiction Terapia d’urgenza, in cui mi sono messo alla prova nel ruolo di un medico, Valerio Santamaria. Ma non rinnego nulla di ciò che ho fatto e se tornassi indietro riaffronterei di nuovo ogni sfida.
Ris Roma 3 ha uno splendido impianto narrativo, è coinvolgente, propone un gradevole mix tra la story line crime e le vite private dei protagonisti, ma forse in questa stagione non ha avuto i risultati che avrebbe meritato in termini di ascolti. Secondo te perché?
Non conosco i meccanismi di programmazione dei palinsesti, ma certo penso non sia una sfida facile essere in onda il mercoledì sera contro il “calcio”: Champions League, nazionale italiana o campionato. Magari programmata in un’altra serata la fiction Ris Roma 3 avrebbe avuto ascolti più alti, ma 4 milioni circa non sono affatto un brutto risultato: i telespettatori affezionati alla serie non ci hanno abbandonato. E non dimentichiamo inoltre che ormai le fiction, come altri prodotti televisivi, hanno varcato i confini del piccolo schermo e sono seguite anche attraverso il web.
Quale sarà il futuro della fiction Ris Roma?
Non so se ci sarà una quarta stagione. La serie Ris-Delitti imperfetti esiste da otto anni: da Parma si è spostata a Roma e chissà, forse è arrivato il momento di spostarsi in un altro luogo, per esempio a Palermo. Non so cosa succederà: si tratta di una fiction, non una soap opera e quando si raccontano personaggi e storie per diversi anni, alla fine le trame vanno ad esaurirsi…
Il Lupo, in questo caso il tuo personaggio, ha però rilanciato molto la story line principale di Ris Roma…
In effetti sì, rispetto a Ris Roma 1, con l’ingresso del Lupo e della sua banda la seconda e la terza stagione hanno incrementato di un milione di unità gli ascolti. La banda ha davvero funzionato e stasera vedremo che fine farà il Lupo…
(Camilla Schiantarelli)