…le ragioni del successo al botteghino del film Quasi amici – Intouchables sono state sottovalutate; anzi, non comprese fino in fondo. Sabato scorso anchio, sullonda di un imprevisto successo nato tutto dal passaparola fra gli spettatori (con critiche positive ma tutto sommato tiepide), dopo aver rimandato più volte lappuntamento sono andato in sala a vederlo. Per chi non lavesse ancora fatto, è la storia dellincontro fra un nero disoccupato proveniente dalla banlieu parigina e un ricco altoborghese diventato paraplegico per un incidente. In modo imprevisto quel ragazzo irregolare, incolto e istintivo, diventerà per qualche mese badante del malato colto e raffinato; ma la sua terapia vincente sarà soprattutto quella di ridare speranza e allegria a una vita ormai agiata ma dominata dal dolore e dal cinismo.
Ora, tutto questo è però a sorpresa non un intenso melò pieno di buoni propositi, ma una commedia ilare, furba (a tratti persino scontata) e assolutamente travolgente, come testimoniano le quasi due ore di ininterrotte di risate che il pubblico in sala si gode. Ma perché? Questo il mio tweet a caldo uscito dal cinema:
– Perché in così tanti travolti in sala da Quasi amici? Perché tutti desideriamo un abbraccio sincero che guardi con ironia ai nostri guai
Il tweet fa partire subito una reazione a catena. In tanti fra i miei follower reagiscono condividendo e spiegando le proprie ragioni di affetto per il film, tantè che la mattina dopo rilancio alzando il tiro:
– Ancora su Quasi amici #Intouchables. Ridiamo ritrovando le nostre esigenze elementari, vive anche nel dolore se qualcuno ce le risveglia
Vabbè, come si dice a Milano lho messa giù un po dura, tantè che qualcuno mi chiede delucidazioni. Io insisto ribadendo che in quella sala vibrante e oscillante fra il riso e la commozione – in tutti noi per quelle due ore di film – cera finalmente il respiro di una tregua, di un attimo di consapevolezza. In questi giorni così segnati dalla sfiducia e dal chiacchiericcio tutto di pancia su quel che ci sta succedendo intorno era come una luce, un rilancio.
La commedia parlava di due persone nei guai, fra povertà e malattia, che ritrovano nellamicizia – unamicizia ilare e giocosa – le ragioni per affrontare dolori e contraddizioni. Storie che abbiamo intorno quotidianamente ma che nessuno ci racconta più, in questa vita che per tanti ormai è sempre più rappresentata dai media, più che vissuta in prima persona.
Non era la sublime, ottusa e anestetizzante cretinaggine cui mi ero sottoposto con Battleship (dopo ogni puntata di Tv Talk, lo ammetto, mi sottopongo a una terapia decongestionante da adrenalina causa conduzione tv) ben testimoniato dal solito tweet a caldo:
– Dopo lunga giornata #tvtalk, mega intervallo di 131′ decerebranti con “Battleship”, travolgente americanata
Ma nemmeno era la pettinatissima serata amarcord di Giletti per Mino Reitano sabato sera su Raiuno (basta vecchie glorie, pietà, ecc.) o il più raffinato remake di Nero Wolfe di Pannofino, Sermonti e Barbareschi (da seguire però: ha una cifra interessante).
Quel film, Quasi amici – Intouchables, aveva dentro qualcosa di semplicemente, miracolosamente bello, un po’ come il sorprendente racconto dei quattro anatroccoli portati alla Madonna della Misericordia dalla mamma di Roberto Benigni per chiedere la grazia di salvare il marito – il babbo di Roberto – in coma. E se per prima, davanti a questi piccoli miracoli, scatta in noi la solita manfrina dei “però”, dobbiamo rivedere qualcosa. Il veleno del cinismo che c’è in giro, forse, ha conquistato un po’ anche noi. Antidoti, antidoti, urgono subito antidoti.