C’è molta curiosità per la presenza di Ivan Tresoldi alla puntata domenicale di “Che Tempo che fa”. L’artista lombardo, è infatti uno dei più noti rappresentanti di quel movimento che viene comunemente indicato come artisti di strada e sul quale ormai da molti anni è in atto una discussione molto animata, tra fautori e detrattori. Ivan Tresoldi è nato a Milano, nel maggio del 1981, nel quartiere della Barona. uno di quelli posti alla periferia sud della metropoli lombarda. Dopo aver studiato Sociologia alla Bicocca, ha fondato un laboratorio nel 2002, con il preciso fine di dare vita a una ricerca didattica dal chiaro sapore strumentale. Una attività portata avanti contemporaneamente alla promozione di una rete nella quale hanno iniziato a confluire i collettivi studenteschi. Inoltre le sue poesie hanno cominciato a circolare nelle numerose riviste con le quali ha collaborato in qualità di redattore. Il suo nome ha iniziato a farsi largo a partire dal 2003, quando la comparsa dei suoi versi sui muri del capoluogo lombardo, ha spinto i mezzi di stampa e i comuni cittadini ad interessarsi di lui. A incuriosire in questa fase, sono state le sue poesie, dette scaglie, brevi componimenti che hanno ornato molte parti della città lombarda suscitando molta curiosità non solo sulla sua figura, ma sul movimento in atto. La sua tecnica mista, che tiene insieme poesia e graffittismo, ne ha fatto ben presto un vero fenomeno, sino a proporlo come vero e proprio punto di riferimento della poesia di strada nel nostro paese.
Proprio nel 2003, ha soggiornato nel Chiapas, venendo a contatto con le comunità ribelli zapatiste, esperienza che lo ha segnato profondamente e spinto a dare vita a Immensa Mexico, un reading poetico giunto ormai alla sua nona edizione, che vede l’intreccio di poesie, immagini e racconto. Da quel momento, Ivan ha esposto i suoi lavori in oltre un centinaio di importanti eventi che si sono dipanati tra Italia, Haiti (Port au Prince), Palestina, Libano (Faqra) e Cuba, con molte puntate a Roma e Milano, implementando la sua fama.Uno di questi, tra i più noti, è stato la mostra allestita dall’allora Assessore alla cultura del comune meneghino, Vittorio Sgarbi, che ha visto come teatro il Pac, cui hanno partecipato molti dei protagonisti più affermati della street art tricolore.Nell’estate del 2008, proprio Tresoldi è stato chiamato a rappresentare il nostro paese al dodicesimo Festival Internazionale di poesia, organizzato all’Avana, che gli ha permesso di estendere la sua fama anche oltre confine.
Il febbraio del 2009 lo ha invece visto realizzare la sua prima personale, che ha avuto come sede lo Spazio Oberdan, nel capoluogo lombardo. Un evento che si è segnalato anche per la furente polemica tra il vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato e l’esponente del Partito Democratico Filippo Penati, presidente della Provincia, sulla validità artistica del graffittismo. Nell’anno successivo, ha avuto l’onore di aprire il Festival Internazionale di poesia che ha visto come teatro la città di Genova. Tra gli altri eventi di cui è stato protagonista vanno ricordati la sua esposizione al Mart di Rovereto, all’Auditorium capitolino, alla Galleria Testoni di Bologna, al Festival della Creatività tenuto nel 2009 a Firenze e al Poiesis Festival di Fabriano.Va inoltre ricordato che Ivan Tresoldi collabora da tempo con la famosa rivista Linus, alla redazione dell’agenda Smemoranda e tiene una sua trasmissione a Radio Popolare, dal titolo Jalla Jalla.
Il poeta milanese è considerato una sorta di visionario e la sua notorietà è dovuta anche ad una strofa, “Il futuro non è più quello di una volta”, che è stata più volte utilizzata nel merchandising diventando una sorta di tormentone. Va però specificato che pur essendo stata usata da in maniera intensiva da Ivan Tresoldi, essa è attribuita anche a Paul Valery. Lo stesso artista meneghino ha voluto spiegare che secondo lui non ha motivo di esistere la proprietà delle parole e che il sapere è un concetto che si nutre del principio di condivisione. In questa ottica, non perciò importanza se quella strofa venga attribuita a lui, a Paul Valery o a Mark Stand (artista americano anche lui in ballo nell’attribuzione in proposito), bensì che abbia la giusta notorietà. Per chiarire meglio questo concetto, lo stesso Tresoldi ha sempre ricordato che i versi di una poesia diventano tanto più potenti, quanto più vengono letti e condivisi, facendosi veicolo di conoscenza. Un concetto estremamente interessante che è alla base di una discussione molto intensa e che sicuramente sarà chiarito nel corso della consueta chiacchierata con Fabio Fazio.