Il tredicesimo apostolo, anticipazioni: intervista a Stefano Pesce. Il tredicesimo apostolo è in onda stasera con la seconda puntata, su Canale 5 dalle ore 21.10. La fiction Mediaset con Claudio Gioè e Claudia Pandolfi nei ruoli dei protagonisti, padre Gabriel Antinori (gesuita, il volto della fede) e Claudia Munari (psicologa, il volto della scienza) ha avuto un ottimo risultato all’esordio: i primi due episodi sono stati seguiti da una platea di 7.103.000 telespettatori e il 30,99% di share sul target commerciale. Nel cast compare anche Stefano Pesce (noto al grande pubblico per i ruoli in diverse fictuion televisive) che intepreta padre Isaia Morganti, confratello e migliore amico di padre Gabriel. Personaggio che la trama non ha ancora fatto emergere, ma che fin dai primi istanti della puntata di esordio ha lasciato trapelare un’aura misteriosa. E dei segreti di Padre Isaia ne parla il suo inteprete, l’attore Stefano Pesce, che in un’intervista in esclusiva a Ilsussidiario.net ci spiega le ragioni per cui questa fiction, dai contenuti impegnativi, ha riscosso così grando consensi alla prima puntata e, ripercorrendo la sua ampia carriera artistica, ci regala alcune imperdibili anticipazioni.
Il Tredicesimo apostolo parla del rapporto tra scienza e mistero, in stretto contatto con il mondo della fede. La prima puntata ha avuto grande successo. Secondo lei quali sono i motivi dell’ottimo risultato?
Il motivo del successo di questa fiction? La gente ha bisogno in qualcosa in cui credere, per colmare il vuoto in cui si trova. Cerca appunto delle idee per riempire tutto questo. E le serie televisive sono in grado di fare ciò, di comunicare. In questo senso non bisogna mai fare serie tv che non abbiano un senso. In questo caso invece è stato raccontata una storia che parla dell’ordine dei Gesuiti, del loro rapporto con il paranormale, un universo poco conosciuto che quindi suscita curiosità e interesse nel pubblico. La fiction è il risultato di un ottimo lavoro, che racconta le vicende di questa congregazione religiosa che ha avuto tanta importanza nella storia della Chiesa, fatta di sacerdoti che sono stati insegnanti, educatori e uomini molto importanti.
Nella fiction interpreta Padre Isaia Morganti: è stato difficile immedesimarsi nella visione delle cose di questo gesuita? Come si è preparato per sostenere questo ruolo?
Isaia Morganti è un superconservatore, controlla anche l’operato di suo fratello Gabriel. Vuole “normalizzarlo”, farlo stare dentro i canoni della Chiesa. Un personaggio che si potrebbe paragonare a Lefebvre.
Ci può fare qualche anticipazione sulle prossime puntate e in particolare su Isaia… l’impressione è che questo personaggio nasconda qualcosa…
Isaia in effetti nasconde veramente qualcosa, tantissime cose. Arriverà anche a denunciare Gabriel.
Ci può anche raccontare qualche aneddoto successo durante il backstage, la lavorazione di questa fiction?
Si c’è stata una scena, quella di un salto molto particolare che io ho voluto fare, durante la lavorazione di questa fiction
Parliamo invece della sua carriera artistica, dei suoi inizi, quanto conta la formazione avuta presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e gli insegnamenti avuti da un grande maestro come Luca Ronconi?
Conta molto, perché l’obiettivo di questo lavoro, il lavoro dell’attore non è la naturalezza, ma la costruzione di un personaggio. Un po’ quello che si poteva vedere nei primi film di Robert De Niro. Questo l’ho imparato da grandi maestri come Ronconi, Vacis, Dall’Aglio.
E ci può raccontare qualcosa di significativo dei vari lavori televisivi a cui ha partecipato, da “Incantesimo 4”, “R.I:S.- Delitti imperfetti” in cui interpretava il ruolo di Davide Testi, a “Il commissario De Luca”, a “Amiche mie”, “Distretto di Polizia 9”. Cosa le hanno lasciato dal punto di vista professionale?
Quello che mi hanno lasciato tutti questi lavori televisivi è il tentativo di dare specificità al personaggio, studiare il ruolo fino in fondo. Come in “R.I.S. – Delitti imperfetti”, dove ho cercato di imparare la figura del carabiniere dei R.I.S., del fisico.
Al cinema film ha avuto ruoli in “Facciamo Paradiso” di Mario Monicelli, “Amore a prima vista” di Vincenzo Salemme, “Almost Blue”, di Alex Infascelli, “ “Da zero a dieci” di Luciano Ligabue,“Ma che colpa abbiamo noi” di Carlo Verdone. Ci può raccontare quanto sono stati importanti questi film per la sua esperienza di artista e il rapporto con questi grandi registi?
Nel cinema ho avuto la fortuna di lavorare con ottimi registi come Verdone e Ligabue che mi hanno valorizzato fino in fondo. Ligabue è veramente un artista capace sia come cantante, sia come “artista” della macchina da presa. Ho anche cantato in questo suo film. Lui ha detto che ero simile a Nek. Devo ammettere che c’è una relazione tra musica e cinema, spesso una colonna sonora può rendere grande un film.
E quanto è stata fondamentale invece la sua carriera in teatro in cui ha interpretato anche grandi classici come “Sogno di una notte di mezza estate” “Macbeth”?
Il teatro è la base di ogni attore. Se il cinema è modernità, il teatro è antico, affonda le radici nel passato della nostra storia. In Grecia per quanto riguarda la civiltà europea. Si può fare un paragone forse giusto. Se un attore non sa fare teatro è come se un pilota prima di guidare i grossi bolidi, le grosse macchine, non si sia sporcato le mani, con i gokart, con tutto ciò che è più semplice in questo sport.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Sto scrivendo una sceneggiatura per il cinema. E’ un viaggio attraverso l’Italia, questa Italia dove nulla più si muove, tutto è fermo e sembra quasi non ci sia più desiderio di fare niente
(Franco Vittadini)