Forse lunico valido motivo per andare a vedere Wolverine – Limmortale è laria condizionata. No, non quella che qualche diavoleria tecnologica trasforma da effetto speciale in elemento interattivo con lo spettatore. Parliamo, molto più volgarmente, di quella che esce dai bocchettoni della sala cinematografica. Si, perché il film che immortala ancora una volta Hugh Jackman nei panni del rabbioso ma emotivamente ferito Wolverine non è un tripudio di entusiasmo. Tutto ha inizio a Nagasaki, durante il Secondo conflitto mondiale, quando lo scoppio della bomba atomica annienta ogni forma di vita. Qualcuno di immortale, però, resiste a quel fuoco diabolico che proviene dal cielo. lui. Wolverine, ovviamente. Che sotto il suo corpo imponente protegge – e salva – un giovane soldato giapponese.
Questo, però, è solo linizio. Perché lui, Yashida, è diventato luomo più potente del Giappone. E ora, ai giorni doggi, è in fin di vita. Ecco il punto. Leffimera durata dellesistenza, da una parte. Una vita destinata a non tramontare mai – e quindi apparentemente priva di senso – dallaltra. Questo è il maggior conflitto di tutto il film, che si nasconde dietro combattimenti emotivi e fisici minori e che ingannano rispetto al reale focus della storia.
Ecco un punto debole. La storia. ovvio che, essendo di matrice fumettistica, non ci si può e non ci si deve aspettare un intreccio elitario. Quello che qui manca è una maggiore profondità e chiarezza nei fatti e il ritmo nella narrazione è debole, come la verve necessaria a rendere accattivante lo sviluppo degli eventi. Lunico protagonista diventa il carattere bruto ma emotivamente docile di Wolverine. Fiacco, in generale, anche lui. Solo molto arrabbiato e incapace di lasciar andare il passato.
Sembra che sia proprio questa la sua peggiore condanna. Non tanto quella di essere immortale, quanto lidea di non darsi pace per aver ucciso la sua Jean. Qual è il demone che lo insegue? Per un uomo che è un mutante e ha gli artigli è difficile da dirsi. Si pensa che la sua invulnerabilità fisica si rifletta anche sul piano emotivo.
Invece così non è. È fragile, soprattutto a causa di un trascorso pesante, una zavorra che lo inchioda a un eterno presente dinnanzi a un futuro senza orizzonte. Ma si tratta solo di ritrovare un senso. Non tanto un perché, quanto un ruolo in questo mondo di buoni e cattivi. In mezzo ci stanno i soldati come lui.
Nonostante questi temi nobili, nonostante Wolverine-Logan viva una catarsi a tutti gli effetti, nonostante ritrovi se stesso e il suo posto nel mondo, Wolverine stufa a perché privo di nerbo. Nemmeno da dire che l’entusiasmo ci travolga con il 3D perché, di fatto, la storia non è così scenografica da richiedere la proiezione con gli occhialetti.