Continua il reportage di sui Los Angeles screenings. Nel mercato delle serie tv e della fiction d’Oltreoceano, che detta legge al resto del mondo, tante sono le novità sul piano della forma, ma non di meno a livello di contenuti. La reinterpretazione del talent: è il caso di Glee, interessante drama prodotto da Fox, che ha come protagonista un insegnante 30enne che si trova a doversi districare fra una moglie che lo vorrebbe in carriera a fare un mestiere diverso e la sua profonda passione per l’insegnamento. Nel liceo dove lavora rilancia il coro con personaggi del tutto improbabili: dal campione di football alla ragazza goffa e impacciata.
Il racconto della crisi economica – Diversamente da quanto ci si poteva forse aspettare, è stato un tema poco toccato, e, nei pochi casi, affrontato dal punto di vista della commedia. Se ne può parlare, ma si deve ancora rielaborare. Il tono leggero, che accenna ma non va a fonda della drammaticità, è forse l’unico per ora utilizzabile. L’esempio è Hank, storia di una stella della borsa di New York che perde il lavoro ed è costretto a cambiare casa ma soprattutto si trova a dover convivere con moglie e figli che impara finalmente a conoscere ed amare.
HBO e gli screenings -Home Box Office (meglio conosciuta con l’acronimo HBO) è una delle emittenti televisive via cavo più popolari degli Stati Uniti. Di proprietà della Warner, la sua programmazione è basata su cinema e su serie televisive di sua produzione per cui è conosciuta in tutto il mondo. Si tratta di prodotti molto raffinati, di nicchia e tutt’altro che generalisti.
Perché questo esordio agli screenings? Forse proprio perché il fenomeno della multicanalità sta diventando un trend talmente forte ovunque nel mondo che non ci si può più limitare ad offrire prodotti generalisti, ma è arrivato il momento di provare a parlare anche a nicchie di mercato più piccole: ci sono più canali che contenuti e un eccellente produttore come HBO non poteva far finta di nulla
Due segnalazioni extravagantes in conclusione: una, Parental discretion advised che è la bella storia di una teenager furba e intraprendente, una specie di Juno, che dopo aver compiuto i 16 anni si mette alla ricerca dei suoi genitori naturali, studenti di college che l’avevano dovuta dare in adozione. Con un tono leggero, ma intenso e commovente, la serie racconta di questo incontro che diventa un riconoscimento e insieme anche l’inizio di una nuova possibile famiglia.
E, poi, Flash forward: apparentemente un fumettone fantascientifico che racconta dell’esperimento di un gruppo di scienziati che riescono a far vedere per pochi minuti a tutte le persone del mondo il loro futuro, con tutte le conseguenze del caso. Destino, libertà, predestinazione sono i temi nascosti dietro forme narrativa assolutamente moderne e accattivanti.
Cosa resta alla fine di questa massa di nomi, di generi, di acronimi e sigle strane? Resta la consapevolezza di aver a che fare con un sistema industriale assolutamente efficace che ha saputo trovare un punto di sintesi quasi unico fra le ragioni del business e le ragioni della qualità del racconto. E che, proprio per questo, o anche per questo, riesce a costruire personaggi e storie assolutamente uniche. E resta anche qualche volta la possibilità di guardare questi prodotti non solo come delle macchine da audience, ma anche come storie talmente ben fatte e ben scritte da lasciare sorpresi per un modo particolare di affrontare una situazione, per la descrizione di una posizione umana, per la bellezza e la profondità di un dialogo. Insomma, resta la possibilità, oltre che di essere piacevolmente intrattenuti, di imparare anche qualcosa.
Fine –