La maggior parte delle inchieste porta a pensare che nell’uccisione di Ilaria Alpi sia coinvolta la Cia. Possibile che la giornalista abbia pestato i piedi del governo statunitense nel suo tentativo di rintracciare le prove del traffico di armi che vedeva in prima linea proprio gli americani? Le navi Shifco che dalla Lettonia trasportavano armi di matrice americana per la guerra civile erano entrate nel mirino della giornalista, che per questo doveva essere zittita per sempre? Nonostante 4 Procure si siano occupate della vicenda e sia stata inoltrata una richiesta di archiviazione, la Procura di Roma continua ancora indagare. Sarà possibile un giorno raggiungere la verità? E’ quanto si augurano milioni di italiani.
Ilaria Alpi chiese disperatamente di partire per fare secondo Calvi “lo scoop della sua vita”. Calvi ha però un contenzioso aperto con la Rai e non può partire: è per questo che Ilaria Alpi va in Somalia con Miran Hrovatin. Dopo i primi due giorni di tranquillità, la Alpi si inoltra nel cuore della Somalia, a Bosaso, territorio controllato da Ali Mahdi. Secondo Calvi la Alpi voleva trovare a Bosaso le prove del traffico di armi nel porto. Alpi e Hrovatin, giunti al porto incontrano uno strano personaggio: il fratello del sultano di Bosaso. Dopo un’intervista di 10 minuti, la Alpi gli chiede di Mugne, dirigente della flotta Shifco, la flotta indiziata di occuparsi del traffico di armi, e sequestrata dai somali. La Alpi insiste, ma l’uomo si sottrae alle sue domande, informandola che “parlare è pericoloso”. La Shifco avrebbe trasportatoin Somalia delle armi provenienti dalla Lettonia, grazie ad un certo Dibrancs. La conduttrice Lisa Iott si reca a Riga ma Dibrancs si rifiuta di prestarsi all’intervista. Le voci che sostengono che la Alpi sarebbe rimasta in Somalia perché avrebbe perso l’aereo sono infondate secondo il capo-redattore Rai. Intanto un rapporto dell’Onu attesta che un trafficante d’armi nei giorni in cui la Alpi si trovava a Bosaso arrivo nella città partendo proprio dalla Lettonia tramite una nave Shifco e le testimonianze di questo carico d’armi arrivano anche da un rapporto del governo statunitense.
Inizia il depistaggio: i rilevamenti sul luogo del delitto non vengono fatti, l’autopsia avviene a distanza di due anni. Il movente politico prene sempre più piede. A Mogadiscio i nostri servizi segreti scrivono un rapporto secondo cui “l’azione sarebbe stata pianificata” ed eseguita da un “commando” ben addestrato, ma queste parole non vengono mai accertate dai documenti ufficiali. A distanza di un anno tutto tace, finché nel 1995 un somalo che vive in Italia si presenta alla questura di Udine dicendo di avere cose importanti da dire e indica in Ali Mahdi e nei dirigenti delle navi che trafficavano armi i mandanti dell’omicidio. L’inchiesta però viene immediatamente sottratta alla Procura e spostata. Viene intanto intervistato Hashi Omar Hassan, da 16 anni in carcere con l’accusa di omicidio. L’ambasciatore Cassini, viene inviato in Somalia alla ricerca di notizie sull’omicidio di Ilaria Alpi, e trova un testimone, che accusa Omar Hassan di aver fatto parte del commando. Le parole del testimone però, non coincidono con la dinamica dell’esecuzione e della scena dell’omicidio. Nonostante ciò gli inquirenti gli credono, e a sostegno di tale versione viene richiamato in Italia l’autista della macchina della Alpi, che fino a quel momeno aveva detto di non ricordare nulla degli aggressori. In una sospetta pausa del processo però, l’autista cambia versione, e riconosce in Omar Hassan l’autore dell’agguato. Hassan nel 1994 viene assolto, ma nel 2000 la sentenza viene ribaltata e l’uomo condannato all’ergastolo. Adesso Hassan deve scontare 26 anni d carcere, ma i genitori stessi della Alpi non credono a questa “verità” giudiziaria. Nel 2004 si muove la politica e si apre un’inchiesta: Carlo Taormina però, presidente della commissione chiude la vicenda archiviandola come un tentativo di rapina. Una giornalista di “Chi l’ha visto” ha però rintracciato Gelle, il testimone dell’agguato, che vive a Birmingham e ha ammesso di aver ricevuto una promessa di soldi dall’ambasciatore Cassini per avvalorare la tesi dell’agguato condotto da Hassan, che ancora oggi si professa innocente.
Ilaria Alpi torna in Somalia con un nuovo operatore, Miran Hrovatin, e inizia a muoversi in maniera strana nella nazione somala, prendendo rischi che non avrebbe mai preso senza una buona ragione. La Alpi si reca presso l’hotel Amana, una zona pericolosissima, in cui la macchina degli aggressori taglia la strada a quella della Alpi, gli assassini scendono dall’automobile e indirizzano i mitra sui corpi della Alpi e di Hrovatin. L’operatore Calvi si domanda ancora oggi perché la Alpi si trovasse lì pur sapendo dei rischi che correva. I corpi massacrati dei due italiani vengono trasportati via dall’auto per essere soccorsi. Gabriella Simoni, giornalista Mediaset, racconta la scena del delitto, con Marocchino che telefona all’ambasciatore italiano. L’ambasciatore risponde che non può venire: Ilaria Alpi in questo momento secondo la Simoni è “ancora calda, ancora viva”. Nessuna autorità italiana si presenta sul luogo dell’attentato. A dirigere le operazioni, visto il rifiuto delle autorità di arrivare sul posto è il solo Marocchino, che definisce l’agguato “premeditato”. Il tentativo di soccorrere la Alpi è comunque vana: le salme vengono portate dai militari in elicottero sulla nave Garibaldi, chiamata per soccorrere la Alpi proprio da Marocchino. La Simoni, subito dopo, si reca in albergo per raccogliere gli effetti personali dei due morti: trova 5 taccuini, il passaporto, le videocassette. Questo materiale potrebbe spiegare cos’è successo ai due italiani, ma una parte non è mai arrivata a Roma. Il commissario della Garibaldi requisisce infatti parte di questi documenti: alcune borse però vengono private dei sigilli e aperte. Cosa contenevano di tanto importante?
Un uomo incappucciato, senza rivelare la sua identità descrive il giro di corruzione che coinvolgeva la Somalia. Alcuni dirigenti somali offrivano le loro terre come sede per lo smaltimento di rifiuti radioattivi in cambio di armi utili per la guerra civile. Gli scambi avvenivano tramite le navi. Aidid intanto organizza una manifestazione contro gli occidentali, mentre Ali Mahdi, collaborando con gli Stati Uniti guadagna armi e aiuti. Calvi descrive le loro riprese: lui e la Alpi passavano in mezzo a migliaia di persone che alzavano in arie armi e teschi, uno scenario apocalittico. La rivolta popolare prende di mira anche il contingente militare italiano, e di consguenza il clima per i gironalisti italiani si fa più teso. La Alpi e Calvi assistono direttamente ad un bombardamento nella zona controllata da Aidid: gli inviati italiani hanno infatti rinunciato alla protezione garantitagli nella zona di ALi Mahdi per documentare al meglio lo scenario di guerra. La folla inferocita, alla fine del bombardamento si accanisce sulla macchina di Calvi e Alpi, che riescono miracolosamente a fuggire: non è andata altrettanto bene ad altri giornalisti stranieri. La volontà della Alpi non viene però turbata: la giornalista vuole trovare le prove del traffico di armi. La Alpi continua a documentare con l’aiuto delle donne somale, che forniscono informazioni esclusive alla giornalista. Il 28 settembre 1993 Marocchino viene fermato dagli americani con l’accusa di traffico d’armi: un avvertimento al contingente italiano da parte degli statunitensi che costringe la spedizione italiana ad allinearsi alla strategia americana. La Alpi ottiene un’intervista dalla moglie di Ali Mahdi con l’intento di scoprire qualcosa sui traffici di armi e rifiuti e riceve dalla donna parecchie conferme. Negli ultimi mesi del 1993 il paese è in preda al caos: la strategia degli americani crea sconquasso, per non protrarre per le lunghe il conflitto gli statunitensi bombardano pesantemente Aidid. Intanto Ilaria Alpi intervista in esclusiva il leader Ali Mahdi ma, per nulla in soggezione, mette l’uomo in difficoltà, che ad un certo punto si alza e pone fine al colloquio.
Ilaria Alpi arriva in Somalia per la prima volta nel dicembre del 1992, quando nel paese infuria una guerra civile in seguito alla destituzione del dittatore Mohammed Siad Barre. Ilaria arriva a Mogadiscio con il suo operatore, Alberto Calvi. La Somalia è controllata da due “signori della guerra” in opposizione tra loro: Mohammed Aidid e Mohammed Ali Mahdi. Il primo servizio della Alpi è dedicato alle donne somale, e Massimo Alberizzi, inviato del Corriere della Sera, al quale la Alpi era stata in un certo senso “affidata”, descrive la giornalista come una personalità coraggiosa, vogliosa di conoscere a fondo la realtà somala, decisa a dare voce alle persone coinvolte dal dramma della guerra. Rita Del Prete, collega universitaria e amica della Alpi, rivela la passione della giornalista per il mondo arabo; secondo Calvi, “la Alpi si sentiva parte del mondo somalo”, non temeva di muoversi “fra i somali, come una somala”. Secondo Alberizzi la Alpi era una giornalista “critica, non d’albergo”. Con il passare del tempo la Alpi inizia a farsi un’idea più precisa dell’intervento umanitario dell’Italia in Somalia, ex colonia del nostro Paese: una missione forse non prettamente altruistica. Franco Oliva, ex funzionario del Ministero degli Esteri, conferma che in piena era Tangentopoli, gli affari tra l’Italia e la Somalia non erano chiarissimi. Le organizzazioni umanitarie nascono come funghi: alcune di queste speculano sulla condizione dei somali e vengono accusate di corruzione. Fa intanto il suo ingresso in scena Giancarlo Marocchino, trasportatore “plenipotenziario” che in una villa protetta da decine di guardie custodisce, farmaci, armi, aiuti umanitari: è il vero punto di riferimento per il contingente italiano. Nel 1993 un’azione combinata terra-aria porta gli americani a colpire Aidid: è il segnale che gli statunitensi hanno scelto di stare dalla parte di Ali Mahdi
La docu-fiction si apre con le immagini del ritrovamento del corpo martoriato di Ilaria Alpi, morta nel 1994. La giornalista e il suo operatore, Miran Hrovatin, avevano ricevuto una telefonata, forse una trappola, che li ha portati a recarsi nel luogo in cui gli italiani vennero poi mitragliati con ferocia. Da 16 anni a questa parte un uomo è in carcere con l’accusa di omicidio, ma il “caso Ilaria Alpi”, in una Somalia devastata dalla guerra civile, in cui interessi pericolosi si mescolano tra loro, facendo vittime di diverso stampo, resta ancora un mistero che reclama una risposta immediata. Obiettivo della docu-fiction, ora che molti documenti sono stati desecretati, è quello di cercare qualche spiraglio di verità in una vicenda oscura a 21 anni di distanza dalla morte dei due connazionali.
Va in onda questa sera su Rai Tre la docu-fiction “Ilaria Alpi – L’ultimo viaggio”. Attraverso immagini, inedite, interviste ad amici e materiali recentemente desecretati vengono ricostruiti gli ultimi giorni della reporte Ilaria Alpi, uccisa in Somalia nel 1994 insieme all’operatore Miran Hrovatin. Vi ricordiamo che oltre a poter vedere “Ilaria Alpi – L’ultimo viaggio”sintonizzandovi su Rai 3, il programma sarà visibile in diretta streaming su Rai Tv: cliccando qui
Va in onda questa sera alle 21.30 su Rai Tre “Ilaria Alpi Lultimo viaggio“, il programma di approfondimento che ci porterà alla scoperta dell’ultimo viaggio della giornalista. Perchè è morta? La terza rete ospita l’appuntamento con il programma che per molti potrebbe essere uno specchio per le allodole, mentre per altri potrebbe fare chiarezza su alcuni punti poco chiari della vicenda, cosa aveva scoperto Ilaria? Sulla pagina ufficiale della rete si legge: “Quale segreto ha scoperto #IlariaAlpi che non può essere rivelato? LULTIMO VIAGGIO. Stasera 11 aprile, 21.30”.
Sono trascorsi 21 anni dalla scomparsa di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, e la docu-fiction di Rai 3, intitolata “Ilaria Alpi-L’ultimo viaggio”, intende riportare al centro dell’attualità i controversi eventi che portarono alla morte della giornalista e dell’operatore a Mogadiscio, capitale della Somalia. Con l’ausilio di documenti desecretati e testimonianze esclusive, su Rai 3 va in onda alle 21:30 uno speciale imperdibile per i tanti che furono colpiti dalla morte della tenace e coraggiosa giornalista e del suo operatore. Per avere un assaggio di ciò che andrà in onda stasera sulla terza rete Rai, clicca qui, e dai uno sguardo al promo.
Lo scorso anno la Rai, in occasione dei venti anni dalla sua morte, ha dedicato uno speciale in prima serata su Rai Tre intitolato La strada della verità Ilaria Alpi e Miran Hrovatin incentrato sulla vicenda riguardante la giornalista di origini romane Ilaria Alpi e il cameraman Miran Horvatin. La trasmissione è stata condotta dal direttore di Rai Tre Andrea Vianello, proponendo tantissimi documenti e testimonianze al fine di ricostruire una vicenda nella quale diversi aspetti devono essere ancora oggi chiariti. Una ricostruzione fedele dei fatti avvenuti il 20 marzo 1994 a Mogadiscio con il tragico agguato del quale è stato ritenuto colpevole dalla giustizia italiana il cittadino somalo Hashi Omar Hassan, condannato a ben 26 anni di carcere. Per rivedere la trasmissione clicca qui.
Va in onda questa sera alle 21.30 su Rai Tre “Ilaria Alpi Lultimo viaggio“, la docu-fiction sulla giornalista italiana uccisa in Somalia il 20 marzo 1994 insieme all’operatore Miran Hrovatin. Tante le domande ancora aperte sul caso alle quali si tenterà di rispondere in questo speciale firmato da Claudio Canepari e prodotto da Rai Fiction in collaborazione con Magnolia. Verranno resi noti nuovi esclusivi documenti sul caso, seguendo una pista finora inesplorata che porta fino in Lettonia. Cosa si nasconde dietro lassassinio della giornalista e di Miran Hrovatin?
La Rai fa sapere che la docu-fiction si articola in quattro capitoli: la storia, lesecuzione, i depistaggi e lultimo viaggio, avvalendosi delle immagini custodite nellarchivio della Camera dei Deputati e delle informative del SISMI da Mogadiscio. Grazie alle immagini e alle interviste di Lisa Iotti (già inviata di “Presadiretta”) ad amici, colleghi e testimoni, “Ilaria Alpi – Lultimo viaggio” ricostruisce i duecento giorni della giornalista in Somalia, le indagini e i depistaggi.