I buoni e i cattivi secondo Beppe Grillo. Piazzapulita ha proposto come tema della puntata di ieri sera lunedì 3 giugno, un argomento scottante. Dopo il flop elettorale subito dal Movimento 5 Stelle, la strategia impiegata nei confronti dei media da parte del comico e politico genovese sembra essere mutata. Riunioni nella sede protetta con Casaleggio. Corsi di formazione su come affrontare talk show e format di approfondimento. Regole, divieti, prescrizioni. Dopo le ennesime urlate in piazza e lo sbandieramento di liste nere condite di insulti, Grillo torna all’assalto. La spavalderia dei giorni precedenti le urne ha subito un forte mutamento al punto che le domande attorno alla libertà di parola e pensiero dei quali dovrebbero godere i parlamentari M5S si infittiscono. Corrado Formigli, illustrando il servizio mandato in onda in apertura, ha paragonato i diktat di Grillo con l’editto bulgaro che nel 2002 calò sulla televisione di stato. Erano gli anni del governo Berlusconi e il Cavaliere controllava oltre alla sue emittenti private, attraverso un consiglio d’amministrazione monocolore e la commissione di vigilanza parlamentare, tutti i canali Rai. Quel colpo di scure troncò il format di Santoro Sciuscià e fermò le apparizioni televisive di Daniele Luttazzi. Se Grillo dovesse mai ottenere il potere, farebbe altrettanto? Formigli, vittima all’epoca come membro della redazione di Sciuscià, sulla base di queste premesse teme il peggio. Ma cosa stanno perseguendo i guru del Movimento? Perché un improvviso mutamento di rotta? La libertà d’informazione rimane sempre la cartina tornasole per capire quale livello di democrazia una nazione ha raggiunto. Inoltre: perché, invece di emettere sentenze, non si ricorre al confronto? I giornalisti sbagliano, ha affermato il conduttore. Non sono infallibili, ma questo non è sufficiente per far calare sulle loro teste la mannaia della condanna senza appello, per questo non smetterà mai di invitare gli attivisti e parlamentari grillini a un confronto costruttivo, proprio per evitare di lasciar scivolare tutto nello sfacelo cominciando con l’evitare di scatenare anacronistiche cacce alle streghe e condanne alla pubblica gogna come avvenuto con Milena Gabanelli e Stefano Rodotà. I giornalisti, secondo Beppe Grillo, sarebbero peggiori dei politici. Una dichiarazione forte, dalla quale è partito l’intervento di Carlo Freccero. Secondo il direttore di Rai 4, la questione è grave, ma non drammatica come gli anni dell’editto bulgaro emesso da Berlusconi. Fu anche lui una delle vittime illustri di quell’estromissione clamorosa e per questo occorre sottolineare le differenze. Ai tempi, la destra si lasciò andare in autentiche nefandezze andando a colpire professionisti impegnati per il bene dell’informazione e la divulgazione della cultura. Con toni ambiguamente simpatici, Freccero ha dichiarato che all’epoca gli fu annunciato che avrebbe avuto pochi mesi di vita in Rai e così fu. I metodi potrebbero apparire simili, ma sono cambiati i tempi e la cultura mediatica ha condotto a una circolazione differente delle notizie così come a un associarsi protettivo dei giornalisti. Il problema ruota attorno al linguaggio impiegato da Grillo, ha proseguito Freccero. Un linguaggio dai toni berlusconiani, per questo sconveniente. Se solo evitasse imitazioni inutili, il fuoco della polemica s’attenuerebbe. Oltre a questo primo errore, il fatto di aver fatto arroccare il proprio movimento sul risultato elettorale conseguito a febbraio opponendosi a ogni possibile forma di accordo e apertura. L’analisi offerta da Pierluigi Battista, ha mostrato un altro aspetto della questione. Per definire il fenomeno M5S, l’editorialista del Corriere della Sera, ha impiegato un’espressione usata ai tempi di Mao in Cina sostenendo che Grillo sarebbe una tigre di carta. La scelta di un’espressione forte come questa è data su quanto accaduto dopo la vittoria di febbraio quando, anziché premiare la fiducia loro accordata dagli elettori con un deciso impegno per mettere in pratica il programma vincente, si sono andati ad arenare sul problema della diaria dei parlamentari, dei rimborsi, degli scontrini, mostrando tutta la debolezza mascherata dalle urlate di Grillo. inevitabile che oggi, tutti coloro che lo hanno votato si sentono delusi e soli più di prima. Il problema, secondo la lettura fornita da Battista, è di carattere sociologico. Quando la Lega emerse come partito, alle spalle aveva un popolo chiaramente connotato. Il Movimento 5 Stelle, fonda tutta la sua presenza su un umore e gli umori, purtroppo, sono mutevoli per questo Grillo reagisce a ogni dichiarazione e critica come a un’offesa personale.
Peter Gomez, direttore de Il Fatto Quotidiano on line, ha descritto come la situazione dell’editoria in Italia sia ostaggio di padroni che badano esclusivamente al fatturato annuo piuttosto che all’autorevolezza dell’informazione che viene fornita. Se un giornale non rende, i giornalisti si ritrovano immediatamente con le mani legate e privi di ogni possibilità di replica. Questa condizione non permette quella libertà d’informazione necessaria per fare luce in quanto sta accadendo durante questi ultimi tempi. Per riuscire a capire il fenomeno Grillo, secondo Gomez, occorre quella trasparenza che sta venendo meno ormai da tutte le parti. Sergio Modigliani, noto blogger e esponente del Movimento, ha spiegato come il Movimento 5 Stelle sia un’organizzazione da capire dall’interno, piuttosto che dall’esterno. Da fuori emergono sempre e solo le contraddizioni, me dall’interno le dinamiche rimangono maggiormente leggibili sopratutto attraverso la cultura mediatica.