Ieri sera, domenica 7 aprile, si è visto il ritorno della trasmissione di approfondimento giornalistico di Rai Tre, Report, condotta da Milena Gabanelli, con una puntata intitolata Lo Stato fallimentare. Il focus è stato posto su alcuni fallimenti e sperperi di denaro pubblico avvenuto per il salvataggio di alcune aziende statali, come ad esempio Alitalia. Il primo servizio è dedicato proprio alla cattiva gestione della compagnia area di bandiera che allo stato attuale (la bad company non passata a Cai) è praticamente fallita, portando in mezzo a una strada le famiglie dei suoi ex dipendenti. Dal 2008, ossia da quando lallora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi decise di non portare avanti la trattativa di cessione della compagnia ad Air France, il tentativo di risanamento ha portato un aggravio di ulteriore spese per lo Stato di oltre 3 miliardi di euro e soprattutto un bilancio di esercizio dal 2008 al 2012 che palesa un rosso di 850 milioni di euro oltre che un ulteriore ricapitalizzazione dei soci di 50 milioni di euro. Il tutto è decisamente devastante, se si pensa che nel 2008 la compagnia sarebbe potuta passare in mani ad Air France a un prezzo molto più elevato e senza debiti da accollarsi per lo Stato. Allora si oppose il presidente Berlusconi, cavalcando litalianità in piena campagna elettorale. In questo momento, ha spiegato la trasmissione, emergono tre possibili scenari per Alitalia. Il primo prevede che si riescano a recuperare nel più breve lasso di tempo possibile circa 200 milioni di euro per incominciare a far fronte alcuni debiti contratti nel corso degli anni. Il secondo scenario è quello di continuare ad andare avanti senza pagare le aziende creditrici, mentre il terzo che sarebbe il più devastante anche per tutte quelle aziende che hanno effettuato e lavori e commissioni per Alitalia, è quello di fallire immediatamente. Insomma, il quadro è molto complesso. I servizi poi cercano di far luce su cosa sia successo negli ultimi 4-5 anni e soprattutto perché il commissariamento deciso dal mondo della politica non abbia portato i risultati sperati. Per prima cosa si punta il dito su quella che è una prerogativa soprattutto dellItalia, ossia quella che sia la politica a decidere chi debba essere il commissario e se eventualmente sollevarlo dal proprio incarico a un certo punto. Per esempio, in Francia e nella maggior pare dei paesi occidentali, è un apposito tribunale composto da giudici che hanno una certa dimestichezza di management a decidere a chi affidare il risanamento di unazienda pubblica. Viene proposta unintervista a unautorevole personalità transalpina, la quale evidenzia come non sia mai avvenuto il fallimento di una tale tipologia di azienda e come ciò sia la normalità vista la natura delle stesse aziende. Tornando in Italia, viene proposta unintervista al commissario Augusto Fantozzi scelto dal Governo Berlusconi nel 2008 e rimasto in carica fino al 2011, fino a che questultimo non ha presentato le proprie dimissioni in ragione di un commissariamento a sua volta subito visto che il Governo decise improvvisamente di mettere al suo fianco anche altri tre commissari. Questo secondo Fantozzi e secondo la ricostruzione fatta dalla trasmissione, è avvenuto perché Fantozzi ha presentato una denuncia per mala gestio di 43 ex dirigenti dellAlitalia che avrebbe contribuito al dissesto dellazienda. Fantozzi, per conto di Alitalia, ha chiesto danni per ingenti somme di denaro riuscendo a far recuperare fino a questo momento la bellezza di 3 miliardi, visto che i giudici hanno riconosciuto la colpevolezza a ben 17 di tali ex dirigenti. Tuttavia, dal luglio 2012 questa azione, che potrebbe portare importanti danari nelle casse della compagnia aerea, è rimasta bloccata con il Ministro Passera che non ha dato seguito almeno da un punto di vista istituzionale. Resta da sottolineare un altro dato, ossia come lattuale legge in materia permetta ai commissari indicati dal mondo della politica di aver diritto a enormi compensi. Ad esempio, Fantozzi ha ricevuto ben 6 milioni di euro per circa tre anni di lavoro. Nella parte finale del servizio vengono intervistati alcuni dei 35mila creditori di Alitalia che ormai sembrano rassegnati allidea di aver perso il proprio denaro. Inoltre, i punti di domanda sono perché alcune aziende hanno ricevuto il denaro che gli spettava e altre no, quale è stato il parametro che fatto pendere la decisione a favore di unazienda piuttosto che unaltra e soprattutto perché i creditori sono costretti a pagare liva su soldi che non hanno percepito?
Il secondo focus punta sul cosiddetto turismo di Stato, in particolare sullazienda CIT che gestiva diversi complessi turistici sparsi in tutto il Paese. Anche in questo caso, per via di una scellerata gestione da parte dei manager, si è arrivati al fallimento con tantissimi dipendenti rimasti senza lavoro. La cosa che fa maggiormente riflettere è che nonostante la colpa sia dei manager, essi percepiscono laute buone uscite mentre i dipendenti restano senza cassa integrazione e nessun sostentamento. Il commissario che in questo caso ha gestito il tentativo di risanamento è Antonio Nuzzo entrato in carica nel 2006 e che come lui stesso ha detto nellintervista proposta ha trovato una situazione devastante nella quale lunica soluzione plausibile e auspicabile era quella di vendere i beni immobili dellazienda e operare la transizione in maniera di salvaguardare i posti di lavoro.
Peccato che la vendita è avvenuta alla Soglia Hotel Group, una società assolutamente insolvente che ha portato il tutto al fallimento. Ora la situazione vede una serie di scarica barile tra le varie parti con accuse verso uno dei dirigenti della CIT, Arcangelo Taddeo, che durante la sua gestione, precedente al commissariamento, avrebbe sperperato il denaro anche per uso personale come testimonierebbero le spese di oltre 40 mila euro fatte in quindici giorni di vacanza a Sankt Moritz.
L’ultima parte della puntata è dedicata alla Tirrenia che allo stato attuale non riesce a garantire le tratte invernali dalla Sardegna e da altre isole per tutto l’intero arco di un anno solare, con evidente difficoltà per quanti dovrebbero viaggiare. Per Tirrenia sarebbe allo studio una fusione con Moby assieme al fondo Clessidra.