Domanda semplice: qual è la figura storica della scuola italiana (a proposito: auguri a tutti i milioni di professori e studenti italiani, che da domani iniziano il nuovo anno), a volte temuta, a volte complice, spesso bistrattata? Risposta altrettanto semplice: è il bidello. Una professione mai presa troppo in considerazione dai giovani, ma che ora complice le difficoltà nel trovare un lavoro cosiddetto sicuro sta diventando unopportunità da cogliere al volo.
Come siamo soliti fare nel proporvi proposte interessanti dal mondo del lavoro, anche stavolta abbiamo interpellato il nostro esperto, che voi tutti riconoscerete già dal nome. Eh sì, è il nostro amico Zingarelli, un uomo? Un pozzo di scienza? Unenciclopedia? Noi preferiamo definirlo un vocabolario che sa tante cose perché le ha rubacchiate in giro qua e là per il mondo. Ebbene, secondo la sua definizione i bidelli sono gli addetti alla manutenzione della scuola. Sono così chiamati, bi-delli, perché lavorano sempre a due a due. Infatti è pressoché sconosciuta e praticata la professione del dello (o undello).
I bidelli, normalmente, sono persone di grande pulizia, sia fisica che morale. Scopo del bidello è tenere costantemente pulita la scuola, quindi la segreteria, quindi la direzione, quindi le aule, quindi la palestra, quindi i servizi igienici. Solo in questultimo caso il nome della professione viene eliso in bidè.
Ufficialmente la denominazione bidello è oggi obsoleta; meglio parlare di collaboratori scolastici. Il loro ruolo? Dare una mano nello svolgimento delle attività scolastiche, garantire la pulizia dei locali scolastici, far suonare la campanella scolastica, far girare le circolari scolastiche (senza far girare le cosiddette, scolastiche pure loro!), aiutare i prof in compiti secondari quali fotocopie di materiale scolastico. Ma il capo del loro sindacato, il corpulento Bid Spencer meglio conosciuto come Bid Hell Spencer, perché quando porta avanti una rivendicazione è capace di fare fuoco e fiamme ha già chiesto che, entro la fine del primo quadrimestre, i bidelli vengano addirittura chiamati diversamente prof.
Non tutti sanno che sei sono le grandi categorie in cui si dividono i bidelli.
I più bravi, di rara e vivace intelligenza, superiore alla media, frequentano le università e vengono presi ad esempio da tutti gli altri. Si parla in questo caso di modelli. Seguono i bidelli che stanno nelle scuole superiori: fisicamente preparati alla lotta, si sono col tempo specializzati nell’isolare, rendendoli innocui, talvolta avvalendosi della loro rinomata forza fisica, quegli studenti che durante l’intervallo si divertono in classe a giocare con gessetti e cancellino; questi bidelli vengono tradizionalmente denominati randelli. La terza categoria è formata dai bidelli ripetenti, che stanno alle elementari anche per tutta la vita: con una tipica e colorita espressione lombarda, indicante persona non esattamente incline alla speculazione intellettuale, sono definiti come tarelli. La quarta categoria indica i bidelli indisciplinati, goliardi fuori luogo in un ambiente dove la goliardia dovrebbe essere appannaggio dei soli studenti, di cui diventano fedeli alleati sul campo: questi bidelli sono chiamati monelli. Una categoria speciale è caratterizzata da quella esigua minoranza di bidelli che si occupano di tenere in ordine le case di tolleranza: costoro prendono il nome dibordelli. L’ultima specie è costituita dai bidelli di cui nessuno sa che farsene: vuoi per l’età avanzata, vuoi per la fama di lavativi che si sono meritati (a torto? A ragione?) nel corso della loro carriera, vuoi per una certa qual propensione all’inattività, vengono sballottati qua e là per l’italica penisola, ma restano comunque sempre a libro paga dei ministeri (dell’Istruzione come dipendenti, delle Infrastrutture quando sono costretti a spostarsi da una sede all’altra), che non sanno, loro per primi, come disfarsene: in questo caso prendono il nome di fardelli.
Meritano un breve cenno i figli dei bidelli: sfortunatissimi, stanno sempre a scuola, giorno e notte, eppure non è che imparino più degli altri. Tuttavia hanno il non comune privilegio di poter organizzare, ogni domenica, gare di go-kart con gli amici lungo i corridoi, quel giorno deserti, della scuola.
Per fortuna, nei tre mesi estivi in cui chiude i battenti, come tutti quelli che frequentano la scuola, anche i bidelli vanno in vacanza. Alcuni amano il mare, e la loro meta preferita è Lavagna, in Liguria; per chi ama la montagna, meta fissa è il Monteore; non è ben chiaro, poi, perché molti dei parenti dei bidelli abitino a Gessate (forse per via dei gessetti?), considerata ormai la capitale italiana dei bidelli. Tutti i bidelli, però, appena possono, scelgono come destinazione Colonia, per avvertire di meno la mancanza dei ragazzi a scuola, e una volta arrivati lì, visitano sempre la famosa cattedrale, convinti – visto il nome– di trovarci dentro, prima o poi, un’enorme cattedra.
Per diventare bidelli, innanzitutto, ci vuole una straordinaria attitudine e passione per la scuola in ogni suo ordine e grado, poiché vi si passerà buona parte della vita, non solo lavorativa. In secondo luogo, occorre possedere un orologio svizzero di precisione, così da poter segnalare ineluttabilmente l’inizio e la fine dell’orario scolastico, intervallo compreso. Terzo, aver fatto almeno uno stage alla Ferrero: la dimestichezza con le merendine è requisito fondamentale per una buona carriera. Quarto requisito, essere rimasti almeno qualche volta di gesso.
Ma cosa fanno i bidelli la sera? Spesso, invitano i loro amici a casa, cioè a scuola. Se gli amici sono dei maestri o dei professori, normalmente questi sono soliti, giacché il posto non manca di certo, invitare altri amici, solitamente studenti. In questo caso si finisce normalmente con il fare lezione anche la sera. Se, però, gli amici dei bidelli non hanno nulla a che vedere con il mondo della scuola, sono i bidelli stessi, accogliendoli sull’uscio, a dire: “Entrate pure, vi mostro la casa” (cioè la scuola). E piano dopo piano, aula dopo aula, corridoio dopo corridoio, bagno dopo bagno, si esaurisce la serata, senza nemmeno avere avuto il tempo di fare gli onori di casa (o di scuola?).
Un fitto e tremendo mistero circonda la vita dei bidelli: ma loro, con una “casa” con così tante stanze, corridoi e bagni, quanto pagano di Imu?