Nel corso del suo intervento durante la puntata di Amici 2015 in onda stasera, Roberto Saviano parla del libro Le notti bianche, di Fedor Dostoevskij (1821-1881), considerato uno dei più grandi romanzieri russi dell’Ottocento. La riflessione letteraria di Dostoevskij mira a svelare e illustrare gli aspetti più reconditi dell’animo umano, che egli indaga sotto molteplici punti di vista. Vengono riconosciuti come capolavori assoluti i suoi romanzi lunghi Delitto e Castigo, LIdiota”, Memorie dal sottosuolo, ma Dostoevskij scrisse anche racconti e romanzi brevi, che costituiscono dei piccoli gioielli della letteratura internazionale.
Nel 1848 venne pubblicato uno dei suoi primi scritti giovanili, che resta ancora oggi una delle sue opere più delicate e poetiche: Le notti bianche appunto. Il protagonista è un giovane che non ha neppure un nome nella narrazione, poiché è lui che racconta in prima persona. Il titolo allude a un fenomeno atmosferico che si verifica alle latitudini più settentrionali della Russia in un determinato periodo dell’anno, quando le giornate si allungano tanto che fino a notte inoltrata c’è ancora luce. La storia infatti si evolve nel corso di quattro notti.
Il protagonista si autodefinisce un sognatore. Infatti, si tratta di un ragazzo dalla sensibilità accesa, che vive completamente immerso in un suo proprio mondo fantastico, e che di conseguenza non ha molti rapporti interpersonali. Questo finché una notte, vagabondando per San Pietroburgo, incontra una fanciulla di nome Nasten’ka. La ragazza si appoggia alla ringhiera di un canale, indossa un cappellino giallo e sta piangendo. Il narratore allora le si avvicina, chiedendole il motivo della sua infelicità.
I due fanno amicizia, cominciano a parlare e confidarsi. In particolar modo, lei gli rivela di essere praticamente prigioniera in casa di una nonna gelosa e possessiva. Addirittura, la nonna arriva ad appuntare il suo abito, e quello della nipote, con delle spille, affinché lei non se ne vada. La sua unica speranza di fuga risiede in un uomo, un inquilino della casa in cui Nasten’ka vive con sua nonna che ha incontrato un anno prima: questi le ha promesso che, di lì a un anno, dopo un viaggio di affari a Mosca, sarebbe tornato a prenderla e l’avrebbe portata via con sé. Allora Nasten’ka aspetta il suo ritorno, notte dopo notte, ma crede che lui l’abbia dimenticata.
Nel cuore del sognatore comincia allora ad affacciarsi un nuovo sogno, ora più concreto: quello di poter essere amato dalla sua nuova amica, di poter sfuggire alla solitudine da cui è sempre stato avvinto insieme a lei. Per quattro notti, il giovane sognatore e Nastn’ka si incontrano e parlano di loro, dei loro sogni e delle loro aspettative, avvicinandosi sempre di più, promettendosi nuove confidenze sera dopo sera.
Ma quando ormai pensa che il suo desiderio si possa concretizzare, ecco che l’innamorato di Nasten’ka ritorna, mantenendo la parola che le aveva dato. Così il castello di illusioni che il protagonista si era costruito crolla miseramente, e lui torna a rinchiudersi nel suo mondo di fantasticherie.
“Le notti bianche” è stato un testo che ha affascinato i lettori attraverso i secoli, fino ad approdare sul grande schermo: infatti, ne sono state realizzate due versioni cinematografiche. La prima è di Luchino Visconti, e risale al 1957. Il protagonista ha il volto di Marcello Mastroianni, e l’unica differenza rispetto al racconto è che l’azione non è ambientata in Russia ma in Italia, e più precisamente a Livorno. Il secondo film è di Robert Bresson, girato nel 1971, e si intitola “Quattro notti di un sognatore”.