Il confronto con lintramontabile, si sa, è praticamente impossibile. Certo non le è mancato il coraggio, ma la bravura, purtroppo, quella sì. Stiamo parlando dellinterpretazione e dellassoluto flop di Nicole Kidman, sul grande schermo nei panni di Grace Kelly, la principessa di Monaco. Il regista Oliver Dahan ce lha probabilmente messa tutta, ma il risultato non è comunque soddisfacente. Almeno stavolta la critica è daccordo, e gli spettatori presenti a Cannes pure; Grace di Monaco non saveva da fare, oppure saveva da fare decisamente meglio.
Con Tim Roth nei panni del giovane Ranieri, e attori del calibro di Frank Lagella e Paz Vega, lora e quarantatre di spettacolo è stato da alcuni definito addirittura un disastro. Ha aperto mercoledì la 67esima edizione del Festival del Cinema di Cannes, e anche qui la prima non è andata affatto bene. Addirittura fischi dalla platea, con tanto di famiglia Grimaldi irritata a tal punto da disertare.
Non risplende infatti di pulito, soprattutto nella prima metà del film, la figura della famiglia reale. I Ranieri sono stavolta raccontati come meschini e opportunisti, interessati ai soldi e al potere prima di tutto il resto. Soprattutto conflitti intrafamigliari, quelli che vedono la sorella di Ranieri III, Antonietta Luisa Alberta Susanna Grimaldi, rivale col fratello per la discendenza al trono. Ma non solo, perché Grace di Monaco anche i dubbi meno importanti li enfatizza tutti. Matrimonio combinato? Grace pronta a divorziare? Domande alle quali il racconto risponde di sì. Un giudizio certo importante, forse pesante. Insomma, il disappunto dei principi non si può proprio biasimare.
Ho voluto filmare una realtà trasposta, per rivelare i dettagli un po alla volta, racconta Oliver Dahan, il regista. Volevo lo spettatore arrivasse a leggere, attraverso gli occhi di Grace, quellepoca e quegli eventi da lei vissuti. Inutile ripetere che, ahimè, non cè riuscito. Sarà che i dettagli e i primissimi piani dopo un po stancano, sarà che la Kidman stavolta ha veramente fatto cilecca. Un direttore della fotografia bravo, invece, che rende il brutto lungometraggio un po più interessante. grazie alla collaborazione di Eric Gautier che nasce lidea di trasformare Grace di Monaco in un film classico americano, con una tecnica tipica degli anni 60. Volevo fosse un cinema meticoloso, ma sobrio ed elegante al tempo stesso, dice Dahan. Quel cinema di registi del calibro di Alfred Hitchcok, per accompagnare levoluzione di una delle figure più importanti della seconda metà del XX secolo, fino al momento in cui assume, per davvero, lo status di Sua Altezza Serenissima Principessa di Monaco, conclude.
Sì, perché più che raccontare la vita di Grace, stavolta si racconta la vita (o la salvezza) del principato di cui lei aveva sposato il Principe. Una guerriglia politica tra stato francese e indipendenza, tanto sofferta e finalmente conquistata dal principato di Monaco stesso. Quasi il merito fosse stato tutto suo (ma sarà davvero andata così?), quasi senza di lei Monaco oggi non esisterebbe. Forse un po’ troppo melò, decisamente comico seppur senza volerlo.
Cerco sempre di trovar il bello nelle cose, soprattutto nei film. Come ogni forma d’arte che si rispetti, anche il Cinema credo meriti e debba preservare il diritto allo spettatore di giudicare e di ritenere, né più né meno, cosa sia bello e cosa no. Cosa emozioni e cosa, al contrario, non lo faccia per niente. Tuttavia stavolta è una gran fatica. Perché Nicole Kidman la si considera superba, ma qui non convince affatto. Perché l’immaginario collettivo vede Grace Kelly come un’elegante attrice hollywoodiana e non come la salvatrice di un popolo esentasse. Un peccato grande, un capolavoro mancato che non mi ha emozionata, ma mi ha fatto riflettere.
Ho infatti pensato a cosa avrebbe detto Grace Kelly, quella vera, vedendo di essere stata rappresentata così, e credo non se ne sarebbe preoccupata più di tanto, perché lei saprebbe, come noi, di esser molto meglio. Anche per questo, forse, la Kidman non ci piace: non è proprio in grado di reggere il confronto, e tutto il racconto che la circonda, povera lei, di certo non la aiuta.