Corte Suprema, Corte Istituzionale e Consiglio Superiore della Magistratura: sul funzionamento di queste tre istituzioni e sulla giustizia si è basata la puntata di ieri sera di Report, il programma condotto da Milena Gabanelli su Rai Tre. Qualcosa non va nelle leggi che regolano il lavoro. Quando ci vogliono 11 anni per avere giustizia, di giusto non c’è più niente e un po’ di colpa ce l’ha la anche la magistratura. Ad esempio cosa si mette in moto quando si deve nominare un procuratore capo? Quali sono i criteri di nomina per le poltrone cruciali? Incredibile, ma conta la raccomandazione. I giudici italiani guadagnano il doppio dei tedeschi e quasi il triplo degli spagnoli. Cosa fanno in più? Loro si giustificano dicendo che è diverso il costo della vita. Uno dei temi affrontati nel corso della puntata è stato il licenziamento per giusta causa. La dottoressa Spinu, cardiologa, aveva preso la malattia qualche anno fa per delle coliche addominali. Eppure quel giorno partecipò a ‘I Fatti Vostri’ per un’esibizione canora. La casa di cura l’ha licenziata, poi ha vinto in appello e così è stata reintegrata, con relativo rimborso degli stipendi non percepiti. Il motivo era che l’attività del canto sarebbe stata compatibile con i suoi dolori. Gli avvocati spiegano ai microfoni di Report che oggi non esiste la certezza del diritto. Ogni cittadino si presenta davanti alla magistratura portando il proprio caso, ma la decisione finale dipende sempre dal giudice e così anche in circostanze molto simili può accadere che un giudice ti reintegra e uno ti licenzia. Intanto un lavoratore a tempo indeterminato che viene licenziato, secondo la nuova normativa, non può essere reintegrato se il fatto sussiste, ma solo se il fatto non si è proprio verificato. Al momento la legge prevede che in caso di licenziamento ci saranno alcuni lavoratori che potranno essere reintegrati, mentre altri non avranno questa possibilità e resteranno fuori. Il Presidente della Sezione Lavoro, Federico Roselli, dice che il giudice parla solo con le sentenze e se ai giornalisti sembrano paradossali non è un suo problema. Sicuramente non possono passare 11 anni prima che venga presa la decisione, soprattutto se si parla di piccole aziende private. Ma cosa succede invece nel pubblico? Prendiamo ad esempio alcuni dipendenti che a Savona sono stati sospesi perché coinvolti in un giro di mazzette. Ora sono tornati a lavoro perché il giudice ha deciso che vanno reintegrati. Forse non è giusto, ma questo ha voluto la legge. Poi c’è la vicenda che ha raccontato la signora Samantha, l quale aveva preso una multa e poi i vigili le avevano detto subito dopo che se avesse fatto la carina con loro allora l’avrebbero reintegrata. I due erano stati sospesi dopo la sua denuncia, ma uno di loro è tornato presto al suo lavoro. Il Ministro Madia ha detto più volte che le nuove norme sui licenziamenti non valgono per i dipendenti pubblici, quindi la legge discrimina tra pubblico e privato, non solo tra dipendenti privati. Giorgio Santacroce ha spiegato che più aumentano i ricorsi e più aumentano le possibilità di contrasti. Certo, un collegio non può conoscere le decisioni prese da un altro collegio, magari a distanza di pochi giorni. A volte nello stesso collegio ci sono discordanze. In Italia il ricorso per Cassazione non è considerato un merito eccezionale. I giudici sono più di 50.000, una cifra enorme rispetto agli altri Paesi europei. In pratica, basta anche che ogni avvocato faccia un solo ricorso ogni anno perché si arrivi a 50.000 ricorsi. Nel civile c’è al momento un arretrato tale che per avere una sentenza da parte di una corte ci possono volere anche 5 o 6 anni. Le cose vanno meglio nel campo del penale, dove si decide nel giro di un anno e spesso il ricorso viene dichiarato inammissibile, con condanna a pagare un’ammenda. Pochi mesi fa il CSM ha bocciato la candidatura di Nino di Matteo, che ha presentato dunque ricorso. Quello che si denuncia è che un magistrato che non appartiene a nessuna corrente della magistratura resta penalizzato dal punto di vista della carriera personale. Basti ricordare anche la bocciatura dello stesso Giovanni Falcone. Procuratore capo, procuratore generale, dirigenti degli uffici, sembra che abbiano tutti un curriculum fantastico. E allora come scegliere? Presumibilmente si prende quello che si è prodigato per la propria corrente e allora quando si chiedono spiegazioni si risponde con un ‘non ricordo’. Poi se i prescelti sono davvero bravi non c’è nessun problema, ma sta di fatto che gli uffici giudiziari non funzionano e così in merito qualche dubbio viene. Intanto gli esclusi non ci stanno e fanno ricorso e di conseguenza i Tar sono pieni. Il modello di giudice sta cambiando e c’è bisogno di interdisciplinarietà, specializzazione e via dicendo. Questo è ciò che ha scritto il vice presidente del CSM. Intanto oggi il Ministero della Giustizia ha istituito una commissione che deve elaborare una proposta di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. Nella commissione però ci sono un bel po’ di ex componenti del CSM. Riguardo agli stipendi, il Presidente della Corte Costituzionale dichiara che il lavoro dei giudici della corte va ricompensato perché è diverso dagli altri, quindi è giusto sia remunerato di più. Però quando si parla di impiegati comuni, ha fatto notare il giornalista, l’Italia è sempre sotto agli altri Paesi europei. Perché questo? Ora i giudici sono 12 anziché 15. Per funzionare ce ne vogliono 11, quindi se due si ammalano si blocca tutto. Il Parlamento avrebbe dovuto nominare già questa settimana i giudici che mancano, ma non l’ha fatto. L’entrata in vigore del tetto Renzi ha portato però questi giudici a un livello di guadagno inferiore rispetto a prima.
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