Abbraccialo per me in uscita oggi nei cinema d’Italia, è un film drammatico prodotto dalla Megavision Filmtv per la regia di Vittorio Sindoni, interpretato da un cast ben strutturato e perfettamente calato nella situazione raccontata. Fra gli attori ricordiamo i protagonisti principali, Stefania Rocca e Moisé Curia, che già avevamo conosciuto in Braccialetti rossi, al fianco di Giulia Bertini, Vincenzo Amato, Paola Quattrini, Pino Caruso, Luigi Diberti e Paolo Sassanelli. Il film è stato girato fra Marino e la Sicilia ed ha ricevuto il timbro di interesse culturale del Mibac (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) e il patrocinio del Garante dell’Infanzia, Vincenzo Spadafora. Il film è di forte impatto, la storia è raccontata in maniera nuda e cruda, allo scopo di mettere lo spettatore di fronte ad una realtà che spesso non conosce. Realizzarlo e produrlo non è stato semplice, ma il regista ce l’ha fatta anche grazie agli attori che hanno accettato di ridurre notevolmente i loro cachet allo scopo di sostenere questo progetto di campagna di sensibilizzazione che Vittorio Sindoni ha voluto promuovere. Abbraccialo per me è un messaggio di speranza, un invito a sostenere le pochissime strutture che ad oggi si occupano di queste malattie e consigliamo fortemente di andare al cinema per vederlo e per aprire la nostra mente su problemi che, a meno che non riguardino la nostra famiglia, troppo spesso tendiamo ad ignorare.
La trama è semplice da seguire, una storia come tante che spesso sentiamo raccontata in televisione; si tratta di Francesco Gioffredi (Moisé Curia), o Ciccio per la sua famiglia, un giovane ragazzino come ce ne sono tanti, con molte passioni, una su tutte suonare la batteria. Ciccio è un ragazzo un po’ sopra le righe, o così lo definirebbe sua madre; in realtà, Francesco è un ragazzo con una grave disabilità mentale che passerà come un tornado nella famiglia Gioffredi. La storia è incentrata sul fortissimo rapporto che c’è tra madre e figlio, un rapporto talmente esclusivo da rendere difficile la partecipazione del padre. Tutti intorno a Ciccio notano le sue stranezze, gli insegnanti, gli amici di famiglia, i compagni di scuola, e ognuno le affronta come può; alcuni con cattiveria, altri ignorando del tutto il problema, altri ancora con un’insopportabile compassione; Caterina, la madre, interpretata da Stefania Rocca, invece si rifiuta di vedere la diversità del figlio, e quando diventa inevitabile accetta che il figlio sia una persona particolare, niente di più, e lo difende, come farebbe una leonessa con il proprio cucciolo, da chiunque insinui che Francesco abbia dei problemi, compreso il padre, Pietro, con cui si scontrerà sempre più duramente fino ad arrivare ad una vera e propria rottura. L’unica a vedere in maniera oggettiva la malattia di Francesco è la sorella Tania, Giulia Bertini, che comprende subito la patologia della stranezze del fratellino, e mette i genitori davanti alla follia di Ciccio aiutandoli così ad indirizzarsi verso delle strutture di sostegno. Come spesso succede nella vita di tutti i giorni, la patologia mentale di un membro della famiglia crea dinamiche irrecuperabili, che nascono a causa della disinformazione, del rifiuto di accettare la realtà o riconoscere dei limiti, ma anche dalla mancanza di strutture che supportino le persone con questo tipo di malattie e le rispettive famiglie.